PER UNA STORIA DELLA RIVOLUZIONE ZAPATISTA #10 (1994/6)

Chi cammina di notte parlava: E vediamo che questa via di governo che abbiamo nominato non è più una via per i più, vediamo che i pochi sono quelli che ora comandano, e comandano senza obbedire, comandano comandano. E tra i meno si passano il potere del comando, senza ascoltare i più, comandano i meno, senza obbedire al comando dei più. Il minimo comanda senza ragione, la parola che viene da lontano dice che comandano senza democrazia, senza comando del popolo, e vediamo che questa irragionevolezza di chi comanda il comando è quella che guida il cammino del nostro dolore e quella che nutre il dolore dei nostri morti. E vediamo che coloro che sono al comando devono andare lontano in modo che ci sia di nuovo ragione e verità sul nostro suolo. E vediamo che è necessario cambiare e che coloro che comandano obbediscono, e vediamo che questa parola che viene da lontano per nominare la ragione del governo.

La prima richiesta dell’EZLN è quella di riformare il sistema elettorale. Una democratizzazione che passi dalla possibilità concreta del popolo di eleggere i governi, nazionale o locali. Questo è possibile solo se il governo in pectore – che secondo gli zapatisti ha vinto con la frode – si dimetta e si crei un’altro governo di “unità nazionale” che cambi il sistema elettorale ed indica nuove elezioni veramente libere a tutti i livelli. 

Un altro punto importante: ci sono regioni del Chiapas che hanno l’egemonia di un gruppo etnico. Quindi c’è una società e un governo sotterraneo al governo che è posto al di sopra di esso. Vi racconterò, ad esempio, come il PRI sceglie i candidati alle presidenze municipali a Los Altos. La comunità si incontra e decide chi tra loro è il candidato PRI, e quello sarà il presidente. Quindi questo partito lo registra, ma non ci sono elezioni; non si arriva alle urne. Le schede vengono compilate automaticamente e non ci sono grossi problemi, poiché esiste già un accordo interno, come nel caso di San Juan Chamula. Là i caciques sono d’accordo e quindi al PRI non interessa più chi sarà il candidato. Si limita a registrarlo, sapendo che nel voto per il capo c’è il voto per il governatore, per il senatore, per il deputato e per il Presidente della Repubblica.

Altro punto dirimente del dialogo con il governo federale è il tema della riforma agraria:

La richiesta specifica della nostra petizione dice: “Ritorno allo spirito dell’articolo 27 approvato a Querétaro nel 1917″, che contempla quanto proposto da Zapata, che è terra e libertà, non latifondi. Riassumo ciò che dice questo punto. Partendo da qui abbiamo una richiesta minima e una richiesta massima. Il minimo è, ripeto, l’annullamento delle riforme agrarie del 1991 e del 1992; la massima è che si svolga un’ampia discussione con le organizzazioni contadine, con gli studiosi della materia, con la società nel suo insieme, per riformare l’articolo 27 secondo le nuove condizioni. Ma per ottenere questo, sia nel minimo che nel massimo, ci vuole un movimento più ampio, capace di imporre quello che a nostro avviso è un largo consenso tra i contadini e la maggioranza degli abitanti delle campagne messicane.

Una delle principali rivendicazioni delle comunità indigene, più volte richiamato nei documenti zapatisti, è la terra da coltivare. Le terre fertili, infatti, sono in mano ai grandi latifondisti che poi utilizzano gli  indigeni come braccianti con una paga irrisoria. Persino molti bambini sono costretti a lavorare per sostenere in qualche modo la famiglia. Le terre libere e usufruibili dalle comunità sono quelle più povere e improduttive.

Il lavorio decennale dello zapatismo pre-insurrezionale, condotto principalmente dagli indigeni del luogo, parte proprio dalla terra e ha portato a coalizzare le diverse comunità inizialmente rivali. In primo luogo questa unità è nata per combattere le ingiustizie prodotte dalla guardia bianca al soldo dei latifondisti ma anche per risolvere problematiche comuni come, ad esempio, quelle relative alla salute. Successivamente l’organizzazione si è estesa alle questioni organizzative, e politiche, alla formazione e all’organizzazione economica, come quando più persone si riuniscono per prendere una barca, per fare un ponte sospeso o per tracciare i propri limiti territoriali.

Anche la questione femminile è stato sempre al centro della pratica zapatista per rompere la condizione tradizionale di subalternità:

«Il cambio di modello nel comportamento delle donne è molto forte, viste ovviamente le grandi differenze che esistono tra le donne di La Selva e quelle di Los Altos. Nel processo di lotta, la donna impara prima lo spagnolo. E lascia la sua casa. Tradizionalmente, quando una donna lascia la sua casa nelle comunità, è perché va con un uomo; Se va con un gruppo di uomini, è una qualunque. Ma questo è cambiato. Abbiamo detto che prima impara lo spagnolo; quindi aggiungere e sottrarre. Un giorno arriva con una pistola, sa come maneggiarla e ti insegna. Poi arriva con una stella, poi due. Più tardi ti accorgi che fa parte di una truppa di tutti gli uomini, e poi vedi che le obbediscono. Questo motiva altre donne, che chiedono: Bene, chi lava i tuoi vestiti? Chi cucina per te? E loro rispondono: a volte io, a volte il partner.

La logica della giustizia indigena è totalmente diversa da quella ufficiale e spesso praticata parallelamente, in qualche modo autogestita:

Un altro caso è quello della giustizia. Se uccidi persone in una comunità indigena, è quasi certo che la comunità ti punirà facendoti lavorare per la vedova. La giustizia dei meticci ti mette in prigione, lasciando due vedove. Non possono capire. Se fai del male al maiale o alla casa dell’altro, la giustizia meticcia ti mette in prigione. La giustizia delle comunità ti fa riparare il danno: hai anche il diritto di mangiare il maiale, perché l’hai già pagato. C’è, quindi, una logica molto logica, che è in conflitto con il codice penale.

La Redazione di Malanova


LE PUNTATE PRECEDENTI…

PER UNA STORIA DELLA RIVOLUZIONE ZAPATISTA #1 (1993)

PER UNA STORIA DELLA RIVOLUZIONE ZAPATISTA #2 (1994/1)

PER UNA STORIA DELLA RIVOLUZIONE ZAPATISTA #3 (1994/2)

PER UNA STORIA DELLA RIVOLUZIONE ZAPATISTA #4. IL SOGGETTO DI CAMBIAMENTO

PER UNA STORIA DELLA RIVOLUZIONE ZAPATISTA #5 (1994/3)

PER UNA STORIA DELLA RIVOLUZIONE ZAPATISTA #6 (1994/4)

PER UNA STORIA DELLA RIVOLUZIONE ZAPATISTA #7. LA POETICA RIVOLUZIONARIA

PER UNA STORIA DELLA RIVOLUZIONE ZAPATISTA #8. FAVOLE PER INTERROGARSI

PER UNA STORIA DELLA RIVOLUZIONE ZAPATISTA #9 (1994/5)

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