IL VALORE DELLA SPAZZATURA: RIFLESSIONI SUL CASO SICILIANO ED EUROPEO

Riceviamo e pubblichiamo dal Gruppo Galatea di Catania, questo interessante documento che delinea la strategia economica di depauperazione di sostanze pubbliche nella gestione “allegra” del ciclo dei rifiuti. Pur trattandosi di un’analisi specifica del caso catanese, può comunque applicarsi, nella sua logica di base, a molte altre realtà in lungo e in largo per la Penisola, anche dove apparentemente la longa manu del malaffare sembra non essere presente.

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Introduzione

Da decenni, ciclicamente Catania e provincia si ritrovano ad essere sommerse da tonnellate di rifiuti che, soprattutto durante la stagione estiva, provocano seri problemi a livello sociale e sanitario. Quello della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti è un business ghiotto per la borghesia siciliana, tant’è che i gruppi di potere capitalistici hanno dichiarato una vera e propria guerra economica per il controllo del settore dei rifiuti, coinvolgendo anche frazioni della borghesia “illegale” (clan e famiglie mafiose), così come personaggi chiave dell’amministrazione pubblica.

Tuttavia, la gestione capitalistica di questo settore ha portato, e porta tutt’ora, un grave danno al territorio e chi lo abita. Così ci ritroviamo a vivere in un’isola in cui le discariche sono letteralmente sommerse e non è più possibile utilizzarle per portare dentro alcunché. Non sapendo più come risolvere la questione, la borghesia siciliana ha più volte ventilato l’idea della costruzione di un termovalorizzatore, così come ha cominciato a prendere in considerazione l’idea di aderire alla cosiddetta “economia circolare”.

Non tratteremo in questa sede l’esame dei termovalorizzatori in Sicilia per mancanza di spazio; ci siamo concentrati invece sulla cosiddetta economia circolare. Quest’ultima è una delle invenzioni capitalistiche del nostro tempo, che cerca di porre rimedio ad una situazione disastrata. L’economia circolare si pone come valorizzatrice degli scarti di produzione e di consumo, condendo il tutto con discorsi ideologici che mirano alla “responsabilizzazione” dell’individuo-consumatore, ma in realtà puntano alla sua colpevolizzazione in quanto non un cittadino abbastanza attento al riciclo.

In tutto ciò, l’economia circolare non mette in discussione i principi fondanti di questo tipo di società; anzi, essa ne è una delle espressioni, in quanto si basa su un sistema produttivo atto a valorizzare gli scarti o rifiuti e ricavandone un profitto.

1. La spazzatura: gestione e smaltimento come fonte di potere

“Operazione Garbage Affair”

Il 16 marzo 2018 l’operazione “Garbage Affair” della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) ha portato alla perquisizione dell’Ufficio Ecologia del Comune di Catania.

In quel frangente sono stati arrestati per corruzione e appalti truccati sulla gestione triennale della raccolta dei rifiuti (valore di 350 milioni di euro): Orazio Fazio, funzionario della direzione Nettezza urbana; Antonio Deodati, imprenditore romano che, insieme al cugino Francesco, gestiva le ditte “Eco.Car” e “Consorzio Sen.Eco”; Antonio Natoli, un dipendente che prima era in “Impresa Pulizie Industriali” (“IPI”, altra azienda dei Deodati) per poi passare nel Maggio 2017 al consorzio “Sen.Eco”; Leonardo Musumeci, dirigente della direzione Ecologia e ambiente del Comune di Catania; Massimo Rosso, dirigente della direzione Ragioneria generale del Comune di Catania, e Francesco Deodati, amministratore unico di “Eco.Car”.

La vicenda assomigliava ad un’altra operazione della DIA, “Gorgoni” (28 Novembre 2017), dove vennero arrestati per corruzione gli imprenditori operanti nel settore dei rifiuti, i pubblici amministratori di alcuni comuni della provincia di Catania ed alcuni appartenenti ai clan Cappello-Bonaccorsi e Laudani – questi ultimi nemici storici di lunga data.

Tra gli imprenditori arrestati vi era Rodolfo Briganti, amministratore della “Senesi spa”. Nel periodo pre e post arresto di quest’ultimo, vi era un legame societario stretto con Antonio Deodati: dalla creazione del consorzio “Sen.Eco” alla presenza delle due società (“Senesi” ed “Eco.Car”) come “Associazione Temporanea di Imprese” (rappresentata da Francesco Deodati) nella gara di appalto per la raccolta rifiuti del Comune di Catania avvenuta quasi due settimane prima dell’operazione “Garbage Affair” (inizio Marzo 2018).

L’arresto di Deodati e dei dirigenti Fazio e Rosso sono stati un duro colpo per la politica catanese: il primo aveva sostenuto con 50mila euro la candidatura a sindaco di Stancanelli; i secondi, invece, erano in stretti rapporti con l’allora sindaco Enzo Bianco – quest’ultimo, in nome della legalità, li ha scaricati all’indomani dell’operazione di polizia[1].

l tappabuco “Dusty srl” e l’aumento della TARI

Il 10 giugno del 2018 viene eletto come nuovo sindaco di Catania Salvo Pogliese.

A sostituire sia i Deodati che il Comune nella raccolta rifiuti cittadini sono le società “Dusty srl” dell’amministratrice e fondatrice Maria Rosa Pezzino de Geronimo ed “Energetikambiente” di Aimeri Ambiente – che fa parte a sua volta della holding “Biancamano spa”.

Nonostante questo cambio, la questione della spazzatura cittadina diventa rovente fin dall’autunno del 2018. Il neo-sindaco denuncia alla Procura la “Sen.Eco” (precedente affidataria nella raccolta rifiuti) per disservizi; gli oltre 600 dipendenti della società di Deodati-Briganti, in attesa di essere assorbiti dalla “Dusty srl”, hanno protestato per le mancate retribuzioni dei primi 17 giorni di Settembre, oltre al TFR, ferie e straordinari vari.

L’entrata in scena della società di Pezzino de Geronimo non risolve il problema cronico dei rifiuti della città; a nulla valgono le ordinanze comunali sui giorni in cui devono essere conferiti i rifiuti nei cassonetti o le varie denunce delle associazioni sull’inesistente raccolta differenziata in città.

Con una situazione del genere, coadiuvata da un comune dichiaratamente in “dissesto”, a pagarne le conseguenze sono coloro che vivono e risiedono “legalmente” in città.

Il 29 Gennaio 2019, la giunta comunale aumenta la “Tassa sui Rifiuti” (TARI) del 15%[2];  Pogliese e la sua maggioranza, consapevoli che “da uno studio condotto dall’Istat è emerso che in Sicilia l’87,1% delle famiglie giudica elevato il costo della raccolta dei rifiuti”[2], decidono tale mossa per avere liquidità di cassa e pagare i debiti causati dal dissesto finanziario.

In tal senso viene istituita una task force comunale per recuperare il credito da quel 50% di utenti/residenti che non pagavano la tassa. L’aumento della TARI del 2019 si allinea alle volontà delle precedenti amministrazioni (Scapagnini, Stancanelli e Bianco) nell’aumentare progressivamente questa tassa[3] – nonostante qualche leggera deflessione[4].

Saltano i tappi

Dopo più di un anno di indagini, il 4 Giugno 2020 la Guardia di Finanza e la procura di Catania fanno partire l’operazione “Mazzetta Sicula” contro i fratelli Leonardi, proprietari della “Sicula Trasporti” – principale azienda della Sicilia Orientale nella gestione dei rifiuti -, accusati di corruzione tramite tangenti e rifiuti smaltiti in modo illecito e pericoloso per l’ambiente.

Insieme ai due fratelli arrestati vi sono Francesco Zappalà, responsabile dell’impianto di Trattamento Meccanico Biologico (TMB), Pietro Francesco Nicotra, responsabile dell’impianto di compostaggio, i fratelli Guercio come amministratori di diritto e di fatto della “Edile Sud srl” (altra azienda controllata dai Leonardi), Vincenzo Liuzzo, dirigente di unità operativa semplice dell’Arpa Sicilia (sede territoriale Siracusa), Salvatore Pecora, istruttore tecnico impiegato presso il Libero Consorzio Comunale di Siracusa e Filadelfo Amarindo, dipendente della “Sicula trasporti” e punto di contatto con il clan Nardo[5]. Centinaia di milioni di euro vengono sequestrati, così come le imprese – e poste sotto amministrazione giudiziaria –  quali “Sicula Trasporti”, “Sicula Compost srl” e “Gesac srl”.

“Sicula Trasporti” è l’azienda che gestisce le due discariche di Contrada Coda Volpe e Contrada Grotte San Giorgio, entrambe vicine e ricadenti nel territorio di Lentini (provincia di Siracusa).

Quest’ultima discarica, attiva dal 1980, viene considerata “esausta” a partire dal 1 Maggio del 2021 e, nell’autunno dello stesso anno, la società in gestione giudiziaria invia un’informativa dove comunica che il sito può ospitare 600 tonnellate di rifiuti al giorno.

La proposta del Comune di conferire i rifiuti cittadini in altri impianti è una mossa temporanea che consente all’amministrazione locale di trovare delle soluzioni in attesa di ventilate costruzioni di termovalorizzatori o nuove discariche e allargamenti di quelle esistenti[6].

A Settembre del 2021, il CGA respinge il ricorso della “Dusty” che non aveva partecipato “per tardività” alla gara di appalto per il servizio di raccolta settennale (valore 334 milioni di euro). Le motivazioni sia del TAR (luglio) che del CGA sono state unanimi: il ricorso è irricevibile.

Per la raccolta dei rifiuti, il territorio comunale è stato diviso in tre lotti quali “Nord”, “Centro” e “Sud”, affidati rispettivamente a “Supereco”, “Consorzio Gema” ed “Eco.Car”.

Se questa problematica sulla raccolta dei rifiuti sembra essersi chiusa, si è riaperta invece la questione dello smaltimento dei medesimi. Complice l’attuale congiuntura economica data dalla sindemia e dalla guerra in Ucraina, l’amministrazione giudiziaria “Sicula Trasporti” – gestrice della discarica di Contrada Coda Volpe -, ha inviato una nota in cui si chiedeva ai vari comuni della provincia catanese di rivedere le convenzioni economiche con i comuni alla luce degli ultimi aumenti energetici.

Roberto Bonaccorsi, che fa le veci come sindaco di Catania a seguito della sospensione di Salvo Pogliese, a livesicilia ha dichiarato riguardo questi rincari che “siamo passati da 107 euro a tonnellata a quasi 350. Da soli, non possiamo fare fronte ad aumenti di questo genere. Noi queste cifre non possiamo pagarle. […] Ho visto un piano finanziario, ma voglio andare più nel profondo. È il mio mestiere, del resto. Voglio sapere esattamente da cosa scaturisce questo aumento: in che percentuale è per via del costo della benzina raddoppiato? Quanto dipende, invece, dagli aumenti dell’energia elettrica?”[7].

Per Francesco Laudani, presidente della “Società per la regolamentazione del servizio di gestione rifiuti (SRR) di Catania Area Metropolitana”[8], questo aumento da parte di “Sicula Trasporti” riguarda tutti quei comuni in quanto la società in gestione giudiziaria ha inviato “una proposta di convenzione da sottoscrivere, per portare il costo di trattamento e trasporto dei rifiuti a 240 euro a tonnellata. Hanno anche spiegato, però, che si potrebbe facilmente arrivare a superare i 300 euro. Per il momento, 21 Comuni della Srr hanno sottoscritto la convenzione, ma erano tutte amministrazioni che avevano fatto economie. E che con la raccolta differenziata sono molto più avanti di Catania.

Per far fronte a questi rincari, si è fatto sempre più pressante – specie a livello mediatico – la richiesta della costruzione di un Termovalorizzatore (TMV) nella Zona Area Industriale Pantano d’Arci di Catania. Ma i tempi di costruzione, i costi dei materiali e le opposizioni dei vari gruppi ambientalisti e politici hanno portato al momentaneo fermo di questo progetto. Avendo poco tempo per l’approvazione del bilancio preventivo del 2022 e dovendo appianare i debiti contratti (sia dalle precedenti amministrazioni che da quella attuale) il 29 Giugno il consiglio comunale di Catania doveva revisionare la tariffa della TARI, aumentandola del 18%.

Le proteste che ne sono scaturite – sia da parte dell’opposizione presente in Consiglio Comunale che fuori dal palazzo degli Elefanti – e i vari dietrofront dei consiglieri di maggioranza, hanno portato allo spostamento della discussione sull’aumento della TARI a fine Luglio.

Un’emergenza infinita

La problematica gestionale e lo smaltimento dei rifiuti cittadini sono lo specchio di quello che avviene a livello regionale: chiusure e saturazione delle discariche (da quella di Motta Sant’Anastasia a quella di Lentini, passando per Mazzarrà Sant’Andrea e Bellolampo), aziende che ricorrono a metodi corruttivi o ai Tribunali Amministrativi per la spartizione milionaria e via dicendo.

La Regione Sicilia è in uno “Stato di Emergenza Rifiuti” dal lontano 22 Gennaio 1999[9]; in quel periodo storico, i burocrati e politici regionali siciliani, incapaci di smantellare la loro rete di appalti e rapporti tra le amministrazioni comunali, agitarono a livello nazionale questa fantomatica “crisi” sui rifiuti adducendo la scusa di non essere riusciti recepire a pieno il “Decreto Ronchi” (DL del 5 Febbraio 1997, n° 22) – con il quale veniva normato l’incentivazione al riciclo ed esternalizzava la gestione e smaltimento dei rifiuti.

Il gioco a questi personaggi riuscì – e riesce ancor oggi – così bene che il territorio siciliano è diventata un’immensa pattumiera. E a nulla sono valse le richieste dell’attuale governo Musumeci di avere fondi dall’Unione Europea: questa, fin dalla metà di questo 2022, ha bocciato il “Piano Rifiuti” regionale perché non conforme con le linee guida. Ma oltre il dato (e danno) ambientale, vi è anche un dato sociale ed economico.

La disoccupazione, il precariato e la migrazione fuori regione sono aumentate in modo lento, costante e progressivo, così come l’inflazione su base nazionale che porta le principali città siciliane (Messina, Palermo e Catania) a raggiungere il primo posto per i rincari di beni energetici e di prima necessità[10]. Questi dati, uniti ad una tassazione gravosa ed alla gestione capitalistica dei rifiuti urbani, portano ad un mix micidiale che mostra come la vita delle persone e l’ambiente circostante valgono nulla di fronte alle volontà di tassazione, profitto e mantenimento del potere politico.

Discariche e problematiche regionali

Le discariche di servizio (in inglese Landfill (LND)) comprendono luoghi di smaltimento e deposito e, se presenti, i macchinari per il Trattamento meccanico-biologico (TMB). Nel caso dello smaltimento e deposito avremo la presenza di rifiuti e scarti privi di valore, mentre in quello riguardante le TMB  avremo una separazione tra i vari tipi di composti (organico ed inorganico) – in modo che i materiali raccolti possano essere utilizzati come concimi, combustibile solido secondario (CSS), riciclo di materiali (vetro e metalli per esempio).

Nel “Rapporto Rifiuti Urbani” dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, la Sicilia ha prodotto 2,15 milioni di tonnellate di rifiuti urbani nell’anno 2020. Su 2,15 milioni di tonnellate, 1,3 milioni finiscono per essere trattate col TMB (e di questa cifra, 1,05 milioni sono rifiuti indifferenziati). Lo scarto del TMB più quello che non viene trattato finisce direttamente come prodotto da smaltire nelle vasche delle LND. Nel caso regionale parliamo di qualcosa come 1,2 milioni di tonnellate, ben il 57% della produzione. Tale percentuale porta la Sicilia lontana dal raggiungere l’obiettivo quota 10% di prodotti smaltiti nelle LND entro il 2035[11]. Secondo la mappa del Dipartimento dell’Acqua e dei Rifiuti della Regione Sicilia del Febbraio 2022, nella regione vi sono solo otto strutture adibite al TMB[12].

In un contesto del genere dove lo smaltimento è al 57% e, secondo Calogero Foti, dirigente generale del Dipartimento dell’Acqua e dei Rifiuti della Regione Sicilia, “gli impianti [TMB], in Sicilia sono abbastanza pochi: sei o sette. Uno l’ho chiuso io stesso per motivazioni ambientali. Gli altri risultano quasi antiquati perché negli anni non si sono aggiornati con la tecnologia più avanguardia. Se fossero stati fatti questi investimenti, oggi il rifiuto da portare in discarica sarebbe diverso”[13], risulta facilmente intuibile che la gestione dei rifiuti sia disastrosa a tutti i livelli.

Le discussioni avvenute all’interno dell’Assemblea Regionale Siciliana sulla questione rifiuti negli ultimi 23 anni – l’ultima della quale è avvenuta il 27 giugno[14] – , mostrano un quadro preoccupante in cui da una parte si cerca di scaricare la colpa sulle precedenti amministrazioni o sulle ex-ATO ora SRR e, dall’altra, si cerca di tappare i buchi inviando i rifiuti fuori dalla regione (con un costo maggiorato sia a livello di trasporto che nella tassazione data dalla TARI).

Questo cosiddetto “mal comune” è un “mezzo gaudio” o terreno fertile per determinate compagini politiche ed economiche. Così,  abbiamo chi si lamenta su questa gestione e spreco – i quali vorrebbero spingere o per la costruzione di termovalorizzatori (in modo da aprire un altro segmento dell’immenso e redditizio mercato energetico) oppure per un’economia circolare -, e chi, invece, vuole mantenere lo status quo corrente con allargamenti delle esistenti LND.

2. L’economia circolare, salvagente per la borghesia?

L’Unione Europea e l’economia circolare

Secondo i dati Eurostat sui rifiuti urbani del 2020, nell’Unione Europea ogni cittadino ha prodotto mediamente 505 kg di spazzatura[15]. Se moltiplichiamo questo dato per gli abitanti effettivi di questa entità sovrannazionale (circa 447 milioni di persone), risultano prodotte 225 milioni di tonnellate di rifiuti urbani. I prodotti riciclati (tramite compostaggio e riciclaggio dei materiali) nel 2020 sono stati 107 milioni di tonnellate [16]; quindi il rapporto di riciclaggio dei rifiuti urbani è stato di circa il 48%[16].

Questi dati, seppur espressi con una media europea, ci mostrano come l’Unione Europea punti al riutilizzo del materiale attraverso quella che è nota come “Economia Circolare”. Il 2 Dicembre del 2015, la Commissione Europea ha presentato ed adottato il primo piano d’azione sull’economia circolare – basata sulla condivisione, riutilizzo, riparazione, ristrutturazione e riciclo) –, in contrapposizione a quella “lineare”  – basata, invece, su prendere, costruire, consumare e gettare via.

Le opportunità di un’economia circolare, secondo la Commissione Europea, sono riduzione dello sfruttamento ambientale, maggiore sicurezza dell’approvvigionamento delle materie prime, maggiore competitività, innovazione, crescita ed occupazione. Accolto ai tempi con un mix di ottimismo e criticità da vari settori imprenditoriali e associazioni ed ONG, l’11 Marzo del 2020 la Commissione Europea ha inserito, come uno dei principali elementi costitutivi del “Green Deal”, il “nuovo piano d’azione per l’economia circolare”[17].

Il piano, in sintesi, punta alla: progettazione sostenibile ed ecocompatibile dei prodotti; promozione dei processi di economia circolare; incoraggiamento del consumo sostenibile; prevenzione degli sprechi; riutilizzo delle risorse. L’applicazione di questo piano dovrebbe funzionare grazie alla responsabilizzazione dei consumatori e gli acquirenti pubblici, concentrandosi su quei prodotti da cui si recuperano grandi quantità di risorse (elettronica, veicoli, batterie, plastica, tessile, edilizia, alimenti, acqua) e facendo cooperare maggiormente i territori nel nome della circolarità.

L’obiettivo di riciclaggio – e quindi recupero di risorse – dell’UE è arrivare al 55% nel 2025, 60% nel 2030 e 65% nel 2035. Seppur nell’ultimo “Rapporto sull’Economia Circolare” (2022)  viene riportato che il tasso di circolazione della materia del 2020 nell’Unione Europea sia stato del 12,8%[18] – con un aumento dello 0,9% rispetto al 2019 -, la sensazione palpabile è come questo tipo di visione “eco-umana-friendly-sostenibile” dell’economia capitalistica mal coincida con ciò che è l’essenza stessa della medesima: alienazione lavorativa, distruzione dell’ecosisistema e consumismo sfrenato.

Come fumo agli occhi: riciclaggio e sostenibilità nell’economia circolare

Il “Rapporto sui limiti dello sviluppo” del 1972 mise in evidenza come la crescita economica e il consumo delle risorse naturali di quel momento storico, fosse diventato insostenibile e potenzialmente dannoso per l’ecosistema terrestre.

In risposta a questa “insostenibilità” vi doveva essere, secondo gli estensori del Rapporto, un cambio di rotta in cui la “sostenibilità” si opponesse agli effetti sociali e ambientali dell’industrializzazione globalizzata neoliberista. Negli ultimi vent’anni la sostenibilità all’interno dell’economia circolare è emersa come un principio chiave per le politiche industriali e ambientali in Cina, in Africa, nell’Unione Europea (UE) e negli Stati Uniti, senza dimenticare aziende e movimenti sostenuti dalle fondazioni (come nel caso di “Zero Waste Europe”[19]).

I vari sostenitori dell’economia circolare hanno pubblicato in questi anni diversi articoli sul “Journal of Cleaner Production” in cui si vorrebbe spingere il capitalismo verso le frontiere della sostenibilità ambientale, armonizzando le relazioni tra sistemi ecologici e attività economiche, creando “un sistema rigenerativo in cui l’apporto di risorse e la dispersione di rifiuti, emissioni ed energia sono ridotti al minimo rallentando, chiudendo e restringendo i cicli dei materiali e dell’energia grazie alla progettazione, alla manutenzione, alla riparazione, al riutilizzo, alla rifabbricazione, alla rimessa a nuovo e al riciclaggio di lunga durata”[20].

Queste parole d’ordine non sono altro che dei tentativi delle dirigenze burocratiche e borghesi nel voler “responsabilizzare” (o “modellare”, per dirla in maniera brutale) secondo i loro canoni l’individuo nei confronti dell’ambiente e della società. Se il principio di “sostenibilità” era una forma di denuncia alle logiche di crescita dell’economia lineare, adesso è diventata parte integrante della “Green Economy” – basata su misure e politiche sociali ed economiche orientate a fornire una soluzione di “sviluppo verde”.

Aziende come Apple, Coca Cola, ENI etc hanno attuato delle modalità d’impresa da eco-business per garantirsi un vantaggio competitivo ed aumentare le vendite e i profitti, migliorando il loro fatturato e difendendo la propria posizione all’interno dell’economia globale. Da questa prospettiva, la “sostenibilità” diviene parte integrante di un piano di marketing aziendale nel calmare, da una parte, le preoccupazioni socio-ambientali dei consumatori (potenziali ed effettivi) e movimenti e gruppi politici, e dall’altra gestire la catena di approvvigionamento e dell’efficienza delle risorse.

In parole povere: la produzione di beni e servizi sostenibili non solo fa fare bella figura alle aziende di marca, ma le aiuta a crescere ampliando la loro capacità di competere, negoziare e sopravvivere nel mondo neoliberista. In un contesto di rifiuti e di economia circolare, la “sostenibilità” delle aziende equivale a differenziazione e riciclaggio dell’immondizia – e non più mero smaltimento e accumulazione all’interno delle LND come si faceva fino a trent’anni prima -, facendo sì che questi scarti e la crescita economica costante che li produce siano qualcosa di positivo e prezioso per l’intera collettività.

Per poter essere maggiormente incisivi con un piano di marketing del genere, sia le aziende che le istituzioni giocano parecchio sui “sensi di colpa” da far provare ai consumatori. Tra questi troviamo lo smaltire un prodotto in un modo non ecologico (tipo che il prodotto gettato finisca in una LND), portando gli individui a pensare di se stessi come distruttori dell’ecosistema. Il desiderio del consumo, anziché diminuire con questo sistema di riciclaggio e utilizzo dell’aspetto psicologico sui sensi di colpa, aumenta in quanto viene ridefinito, scusato ed incoraggiato l’utilizzo delle risorse stesse.

Hervé Corvellec, in “Recycling food into biogas, or how management transforms overflows into flows”[21],  attraverso l’esempio dei prodotti agroalimentari e della produzione di biogas, spiega come i clienti che non vogliono più mangiare il loro cibo lo mettono nel sacchetto di carta marrone “elevato al rango di strumento per il riscatto sostenibile del consumo disordinato. Il riciclo riesce a unire fuoriuscita e ricchezza, dimensioni diametralmente opposte dalle eccedenze. La vergogna dello spreco scompare dietro l’orgoglio del riciclo”[22].

Una visione del genere così malsana si basa su una produzione, trasformazione, ritrasformazione e riutilizzo infinito delle risorse. Eppure lo scarto od emissione verrà prodotto ugualmente e dovrà essere smaltito da qualche parte. L’inghippo salta fuori non appena si allarga il discorso sui Rifiuti in generale dove vi troveremo quelli Speciali e Tossici – prodotti in campo sanitario, petrolifero, nucleare, chimico-farmaceutico. Il riciclo di questi è impensabile visto che, secondo i canoni dell’ “Economia Circolare” non hanno un valore per un eventuale ripristino in campo mercatale.

Abolire o ridurre gli scarti energetici (petrolio e nucleare in primis) come vorrebbero queste associazioni e fondazioni a favore dell’ “Economia Circolare” equivalerebbe a rallentare la macchina energetica. Ed è un qualcosa che gran parte della borghesia (per non dire tutta) non oserebbe mettere in pratica pena diminuzione degli introiti o fallimento assicurato. Tolta la questione energetica e mantenendoci sulle logiche capitalistiche, la produzione e lo scarto di materia è destinata a crescere attraverso il costante spreco tipico del capitalismo. La domanda di rifiuti (urbani nel nostro caso) non farà che crescere specie con una visione “eco-umana-friendly-sostenibile”.

Il pressapochismo dei sostenitori di questa “economica circolare” (e ci riferiamo in particolare a chi segue tali panzane senza avere ritorni economici) risulta manifesto poichè riducono la loro visione delle cose in:

– “acquisto&riciclo” come se la materia fosse eterna ed infinita e non una composizione chimico-fisico – soggetta quindi all’esaurimento e al consumo dalle  leggi scientifiche;

– avallo di un sistema di aziende basate sullo sfruttamento, sul consumismo e sul proprio posizionamento di mercato.

3. A mo’ di conclusione

La questione annosa dei rifiuti urbani in Sicilia, così come nel resto dell’Unione Europea, tra raccolta, gestione ed utilizzo in senso capitalistico è speculare, come detto in precedenza, alle logiche capitalistiche di produzione e distribuzione. Non basta eliminare le cosiddette nocività o prodotti inutili, così come non basterebbe diminuire la produzione in nome di una decrescita o di una circolarità che di felice ha solo chi possiede dei privilegi di razza, specie e di classe specifici.

Il punto è che diminuire la produzione senza controllare cosa viene prodotto non porterebbe a nulla, considerando che abbiamo a che fare con merci che spesso e volentieri sono inutili o dannose, o entrambe le cose insieme. Un sistema produttivo e distributivo come quello adottato dalla società in cui ci troviamo a vivere, è letteralmente un tritacarne che aspetta di mettere a valore il più possibile, finendo così per alimentare una sovrapproduzione di merci che non verrà riassorbita.

Non bisogna dimenticare inoltre che la qualità delle merci che vengono consumate viene tenuta artificiosamente bassa. Un esempio di ciò è rappresentato dal mercato dell’elettronica, dove le apparecchiature prodotte sono “programmate” per rompersi in un dato periodo di tempo (fenomeno dell’obsolescenza programmata), cosicché il consumatore debba poi ritrovarsi ad  acquistare un nuovo prodotto dopo pochi anni. Al di là dei fattori produttivi e distributivi, che si accompagno a fenomeni quali spreco di risorse e merci e consumismo, ci troviamo a che fare con un sistema economico globale alienante per i miliardi di individui che vi prendono parte.

Analizzeremo in altre sedi le questioni, ma ci sembra doveroso doverle almeno segnalare. Si tratta infatti di fenomeni che, soprattutto in questa fase storica in cui stiamo vivendo, andrebbero maggiormente esaminati: i rapporti lavorativi, al giorno d’oggi sono sempre più improntati al precariato e ad una accettazione quasi militaresca dei soprusi che lavoratori e lavoratrici subiscono.

Non è un caso, che a livello globale si sia verificato il fenomeno di una grande dimissione di massa (great resignation). La distribuzione efficiente delle risorse, che a partire dal periodo del lockdown fino ad oggi ha mostrato tutte le fragilità delle catene logistiche mondiali, con seri rischi di interruzione dell’approvvigionamento di merci.

Infine, l’utilizzo delle risorse energetiche, soprattutto legato alla cosiddetta “Transizione Verde” tramite cui si cerca di rimediare all’inquinamento prodotto dai combustibili fossili facendo ricorso a fonti “ecologiche”/rinnovabili, ma senza andare ad esaminare quali sono le industrie più energivore e perché. Una discussione del genere non è semplice, ma da parte nostra, con questo breve e sintetico scritto, abbiamo voluto iniziare un discorso che, partendo dal caso locale cittadino, è sempre stato trattato o con sufficienza o, vedasi il caso delle energie rinnovabili, come una sorta di panacea di ogni male.

Note

[1] “Garbage Affair, l’amarezza di Enzo Bianco”, sicilianetwork.info del 17 Marzo 2018

Link: http://web.archive.org/web/20210518020245/https://www.sicilianetwork.info/catania-rifiuti-arresti-dia-garbage-affair-lamarezza-di-enzo-bianco/

[2] Approvazione tariffe TARI, pag. 5. Link: ttps://etnaonline.comune.catania.it/EtnaInWeb/AttiWeb2019.nsf/xsp/.ibmmodres/domino/OpenAttachent/EtnaInWeb/AttiWeb2019.nsf/280BB23C626191F0C1258393005096C6/%24File/Delib.%20N.%206%20DEL%2029.01.2019%20TARI.pdf?Open

[3] A tal merito si vedano i dati TARSU (sostituita dalla TARI, legge del 27 Dicembre 2013, n. 147) del periodo 2004-2011. Link: https://www.comune.catania.it/informazioni/ufficio-per-le-relazioni-con-il pubblico/allegati/tarsu/tabella_tariffe_tarsu_anni_2004_-_2011.pdf e il dato TARES (sostituita sempre dalla TARI) del 2013, pag. 4

Link: https://comunect.ccup.it/download.php?file=413.pdf

[4] TARI 2014, pag. 3 Link: https://www.comune.catania.it/trasparenza/download.aspx?Attachment=Pr/QF4vET0srAsA9elrdqYUJmUYEDpW3nkaLF0pTJEgFJqluJldn/tcnLlWDaNhPBicCTDoQ5k/Jwhy2gjpV6E2lCy250UDlfGf43UIQWy0Vl8RmbN7rwqDFzU-h1uPckMOKxExFMOur/5ADtb0A

[5] Attivi nei paesi di Lentini, Carlentini, Francofonte, Augusta e Melilli, il clan ha formato un’alleanza con gli Aparo e i Trigila nella spartizione del territorio settentrionale siracusano-meridionale catanese. I Nardo sono legati da rapporti pluridecennali con la famiglia Santapaola di Catania.

Fonte consultata

Arcidiacono Davide, Avola Maurizio, Palidda Rita, “Mafia, estorsioni e regolazione dell’economia nell’altra Sicilia”, Franco Angeli Edizioni, Milano, 2016, 242 p.

[6] La proposta di allargamento della discarica di Grotte San Giorgio – considerata una bomba ecologica vista la scellerata amministrazione dei Leonardi – viene bocciata dalla Commissione Europea nel Gennaio di quest’anno.

“Rifiuti, bocciato ampliamento discarica di Lentini: esulta l’eurodeputato”, Quotidiano Di Sicilia, 26 Gennaio 2022. Link: https://qds.it/rifiuti-bocciato-ampliamento-discarica-di-lentini/

[7] “Rifiuti, triplicano i costi della discarica: “A Catania serve aiuto””, livesicilia.it del 24 Marzo 2022. Link:

[8] La soppressione degli “Ambiti Territoriali Ottimali” (ATO) avvenuta con la Legge 26 marzo 2010 n. 42 ha portato alla nascita delle “Società per la regolamentazione del servizio di gestione rifiuti” (SRR).

Nell’ex provincia di Catania vi sono tre SRR: Kalat Ambiente, Catania Nord e Catania Area Metropolitana.

La “SRR Catania Area Metropolitana” riunisce 28 comuni per un totale di 722mila abitanti.

Link di riferimento: https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2010-03-26;42

[9]  “DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 22 gennaio 1999 Dichiarazione dello stato di emergenza nella regione siciliana in ordine alla situazione di crisi socio economico ambientale determinatasi nel settore dello smaltimento dei rifiuti solido urbani”, pag. 8. Link: https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/1999/01/28/22/sg/pdf

[10] Vedere “Inflazione in Sicilia: un disastro sociale” in “Inflazione e povertà: dramma nazionale, dramma regionale”, 14 Aprile 2022. Link: https://gruppoanarchicogalatea.noblogs.org/post/2022/04/14/inflazione-e-poverta-dramma-nazionale-dramma-regionale/

[11] I dati citati si trovano nelle pagg. 31, 134, 137 e 175 del “Rapporto Rifiuti Urbani”, ISPRA, Roma, Dicembre 2021.

Link: https://www.isprambiente.gov.it/files2022/pubblicazioni/rapporti/rapportorifiutiurbani_ed-2021-n-355-conappendice_agg18_01_2022.pdf

[12] Link: https://www.regione.sicilia.it/sites/default/files/2022-02/MAPPA%20TMB%20e%20DISCARICHE%20-%20FEB%202022_0.pdf

[13] “Termovalorizzatori e discariche: mappa dei nuovi impianti”, livesicilia.it, 28 Giugno 2022.

Link: https://livesicilia.it/sicilia-termovalorizzatori-e-discariche-mappa-dei-nuovi-impianti/

[14] “Comunicazioni del Governo sull’emergenza rifiuti in Sicilia” in “Resoconto Stenografico della 344° Seduta”, 27 Giugno 2022, pagg. 6-29

Link: https://w3.ars.sicilia.it/DocumentiEsterni/ResSteno/17/17_2022_06_27_344_P.pdf

[15] “Municipal waste statistics”

Link: https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Municipal_waste_statistics

[16]  “Municipal waste landfilled, incinerated, recycled and composted, EU, 1995-2020”

Link: https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=File:Municipal_waste_landfilled,_incinerated,_recycled_and_composted,_EU,_1995-2020.png

[17] “Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni. Un nuovo piano d’azione per l’economia circolare. Per un’Europa più pulita e più competitiva”.

Link: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?qid=1583933814386&uri=COM:2020:98:FIN

[18] pag. 10.

Link: https://circulareconomynetwork.it/wp-content/uploads/2022/04/Rapporto-sulleconomia-circolare-2022-CEN.pdf

[19] Il movimento-progetto “Zero Waste Europe” (ZWE) è una rete di comunità, organizzazioni e gruppi nato nel 2014 come filiale dell’ “Alleanza Globale per le alternative agli inceneritori” (in inglese “Global Alliance for Incinerator Alternatives” (GAIA)) Gli obiettivi di “ZWE” è quello di avere un’Europa con zero sprechi, inclusiva e costruita nel rispetto dei limiti ecologici e dei diritti e del benessere delle comunità, con risorse rigenerate ripristinate e conservate a beneficio della collettività.

Se questi obiettivi sono più che apprezzabili, chi finanzia “ZWE” sono per la maggior parte delle fondazioni che, a loro volta, sono sostenute da grosse aziende e multinazionali riconosciute a livello mondiale.

Tra i finanziatori di “ZWE” segnaliamo:

– “Adessium Foundation” della famiglia van Vliet, il cui rampollo, Rogier van Vliet, presiede la “Multifund”, una società di investimento privata;

– “Kristian Gerhard Jebsen Foundation”, nata in memoria di Kristian Gerhard Jebsen, armatore norvegese e fondatore della “Gearbulk Holding”, una delle più importanti compagnie di spedizioni navali a livello mondiale. La fondazione è diretta dal presidente dell’azienda di famiglia, Kristian Jebsen;

– “Oak Foundation” fondata da Alan M. Parker, ex contabile e detentore del 20% della “DFS Group” (ora controllata da LVMH Moët Hennessy Louis Vuitton SE). I soldi che ha ricevuto dalla vendita delle sue azioni della DFS alla LVMH (840 milioni di dollari nel 1997) ha permesso di rinvigorire maggiormente le casse dell’Oak Foundation. Tra chi ha usufruito di questi fondi, oltre “ZWE”, vi è anche “Climate Works Foundation” il cui obiettivo è quello di decarbonizzare le “Belt and Road Initiative” in quanto potrebbe distruggere gli obiettivi dell’ “Accordo di Parigi sul clima” del 2015.

Fonti consultate

Finanziamenti di “Zero Waste Europe”, pag. 20

Link: https://zerowasteeurope.eu/wp-content/uploads/2022/06/ZWE-Annual-Report-2021.pdf

“Multifund BV”

Link: https://www.bloomberg.com/profile/company/0307936D:NA

“Brussels Influence: The cash behind the NGOs — Parliament changes — ‘Happy divorce’ for Finance Watch”

Link: https://www.politico.eu/newsletter/politico-eu-influence/politico-brussels-influence-the-cash-behind-the-ngos-parliament-changes-happy-divorce-for-finance-watch/

“Kristian Gerhard Jebsen Foundation board”

Link: http://www.kgjf.org/board/

“Gearbulk governance”

Link: https://www.gearbulk.com/about/governance/

“Millions of Dollars Couldn’t Keep DFS Group Together”, New York Times, 12 Marzo 1997

Link: https://www.nytimes.com/1997/03/12/business/millions-of-dollars-couldn-t-keep-dfs-group-together.html

Donazione di 1 milione di dollari a “Climate Works Foundation” nel 2021 per “promuovere un raffreddamento efficiente, rispettoso del clima e conveniente per tutti.” Il dato si trova cercando “Climate Works” al link https://oakfnd.org/grants/

“Decarbonizing the Belt and Road”

Link: https://www.climateworks.org/report/decarbonizing-the-belt-and-road/

[20] Martin Geissdoerfer et al., “The Circular Economy: A New Sustainability Paradigm?”, “Journal of Cleaner Production”, 2017, 143, pagg. 757–768

Link: https://www.researchgate.net/profile/Martin-Geissdoerfer/publication/311776801_The_Circular_Economy_-_A_new_sustainability_paradigm/links/5ae34246a6fdcc9139a18a46/The-Circular-Economy-A-new-sustainability-paradigm.pdf?origin=publication_detail

[21]  Il saggio è inserito come capitolo nel libro curato da Barbara Czarniawska e ‎Orvar Löfgren, “Coping with excess: How organizations, communities and individuals manage overflows”, Edward Elgar Pub. Limited, 2013

Link del saggio: https://www.researchgate.net/profile/Herve-Corvellec/publication/322342202_Recycling_food_waste_into_biogas_or_how_management_transforms_overflows_into_flows/links/6149d6cfa3df59440b9fc497/Recycling-food-waste-into-biogas-or-how-management-transforms-overflows-into-flows.pdf?origin=publication_detail

[22] Ibidem, pag. 169

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