Pubblichiamo una nuova testimonianza dal magico mondo della sanità calabrese. Sono noti a tutti i motivi che, per fronteggiare la pandemia, hanno indotto il Governo a inserire la Calabria tra le zone rosse. Eppure, quanti di noi sono disposti a estendere il novero dei responsabili fino a includervi quelle mille altre figure dalla condotta disonesta con i quali abbiamo a che fare quotidianamente? Questa infermiera, sulla cui identità manteniamo il più stretto riserbo, dà voce alla diffusa sensazione che la questione calabrese non possa risolversi all’interno del teatrino dei commissari. Lo fa nella maniera concitata di chi ha subito in prima persona gli effetti di una condizione di deprivazione atavica e finalmente ha imparato che quella responsabilità riguarda anche lei e ciascuno di noi.


La Calabria è zona rossa? Ebbene sì, è una grandissima zona rossa, ma da sempre! Da quando il calabrese ha deciso di chinarsi al sistema del “voto di scambio”, del “voto-lavoro”. Tutto ha inizio da qui, da quel voto che ha potenziato la lobby politica corrotta e massonica che a mano a mano si è infiltrata come un cancro all’interno di tutte le pubbliche amministrazioni. Non dimenticate che delle pubbliche amministrazioni fanno parte anche gli ospedali. Bandiera politica a destra? Tutti i dirigenti ospedalieri di destra. Bandiera politica di sinistra? Tutti i dirigenti di sinistra. Di conseguenza non i più capaci, ma semplici burattini nelle mani dei burattini. Capita anche di vederne qualcuno molto preparato ma capita molto di rado e per gestire un’azienda c’è bisogno di manager e non di medici commutati in manager e soprattutto di manager non corrompibili.

Negli ospedali calabresi la prima corruzione che si nota (senza essere dei geni) sono gli appalti per l’affidamento diretto, ad esempio per la fornitura di carta igienica, carta, asciugamani e sapone; in molte Asp scarseggiava da tempo la fornitura ma il giorno dopo lo scioglimento di quella di Catanzaro per infiltrazione mafiosa, la ditta fu pronta a rifornire interi ospedali.

Ma questa è solo una goccia in un oceano di magagne amministrative che si articolano in determine di personale che viene trasferito pur avendo carenza dello stesso. Da dove bisogna parlare per descrivere questa sanità malata? Mi si accende una lampadina: scorgo un grande castello senza un fondamento nella prateria di Germaneto. Una vergogna della sanità considerando il fatto che è l’unico Policlinico d’Italia a essere sfornito di un Pronto Soccorso. I nostri politicanti allo sbaraglio non sono stati in grado di farsi valere neanche a questo proposito. La cosa più vergognosa è che se negli ospedali calabresi non c’è posto, solo un medico conosciuto o una persona importante può permettersi di chiedere un posto letto per un traferimento!

Quante cose sfuggono? Molte… come molto è il personale che, se raccomandato, viene trasferito nel reparto che più alletta senza fare nessuna gavetta! Per non parlare che in alcuni ospedali, il fortunato raccomandato si siede come un segretario in una posizione organizzativa che non gli compete o che i coordinatori (caposala) lo diventano non per concorso ma per amicizia. Ma ancora più sconvolgente è il trasferimento di personale infermieristico da un ospedale direttamente alla cittadella quando la carenza di infermieri è elevata! La cosa che fa più arrabbiare sono soprattutto le lunghe file d’attesa mentre in intramoenia lo stesso medico visita il giorno dopo.

Questi sono problemi ancestrali dei nostri ospedali, eppure ora il nostro capro espiatorio è stato il commissario Cotticelli! Ma una domanda nasce spontanea: i posti letto non ci sono ma chi li ha tolti? Beh, i vostri politici, quei politici che con il vostro voto di scambio, vi facevano il favorino e vi toglievano la sanità! Quella sanità che ora ci avrebbe fatto comodo, ora che si ha paura di quello che questo covid potrebbe procurare ai nostri corpi, ai nostri polmoni e. se non a noi, ai nostri cari.

Il mio avviso? Il mea culpa per chi avete messo a governare indisturbati!

Ebbene sì, la Calabria è zona rossa e lo deve rimanere fino a quando il cancro della politica corrotta non sarà estirpata dagli ospedali e questi ultimi non impareranno che la meritocrazia e la salute della gente deve stare sul podio. Tuttavia, se la sanità calabrese non avesse avuto problemi non sarebbe stata commissariata, giusto?

Certo che doveva arrivare questo virus per farci capire che la nostra sanità era già da tempo in ginocchio! Nel nostro piccolo, dobbiamo ritenerci fortunati perché la superficie della Calabria è di 15220 Kmq e la densità abitativa è di 130 persone a Kmq, siamo larghi e comodi e non avendo molte infrastrutture, il distanziamento è naturale. Se, al contrario, la Calabria fosse stata come Codogno, popolosa e piena di infrastrutture, saremmo già tutti morti. Il problema alla fine non è il personale che vi aiuta, ma le risorse che sono state sempre mancate pre e post covid.

Il consiglio amorevole è quello di riguardarci e di stare in casa il più possibile fino a quando un vaccino non ci salvi da questa emergenza. Noi cittadini rischiamo in una maniera che voi neanche immaginate. La sanità è una cosa seria e come tale va trattata. Noi siamo esseri umani e le nostre vite possono dipendere da un ventilatore che al momento non c’è per tutti. Al contrario, se riusciremo a uscire da quest’inferno, dovremo rialzarci, la sanità dovrà rialzarsi e i nostri voti essere liberi per poter ripartire senza chinarsi mai più.

Un’infermiera della provincia di Catanzaro


LE ALTRE TESTIMONIANZE…

# 1 Operatore front office medici di base

# 2 Un Operatore Socio Sanitario

#3 Un infermiere

#4 Una cittadina/utente

#5 Un Operatore Socio Sanitario

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115 thoughts on “CRISI PANDEMICA E SANITÀ CALABRESE: UNA TESTIMONIANZA [#6]

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