Come ha ben raccontato Claudio Dionesalvi nel suo editoriale del 26 marzo, in italia l’unica politica preventiva messa in atto dal governo è quella poliziesca contro i movimenti. I fatti di sabato scorso e dei giorni subito successivi, sono la dimostrazione di un inasprimento delle misure repressive e dei dispositivi di controllo sociale nei confronti dei militanti dei movimenti sociali anticapitalisti che da nord a sud si oppongono alle politiche di lacrime e sangue attuate dal governo a guida PD su commissione dell’Unione europea.

Il nostro bel paese non è certo nuovo a tali misure. Gli anni 60 e 70 sono li a dimostrarlo. Ma senza voler andare troppo dietro negli anni, potremmo ricordare Genova e la mattanza della Diaz, a dimostrazione che le democratiche polizie italiche sono seconde a quelle turche o sioniste. E’ solo un puro caso se mentre scriviamo questo breve prambolo ricorra l’anniversario di uno dei più efferati eccidi della storia dell’italia repubblicana, l’omicidio di Via Fracchia ad opera degli uomini del generale Dalla Chiesa. Il ventennio fascista è stato una notevole scuola di pensiero e di azione per i vari sbirri agli interni da Scelba all’ex piccino Minniti, il quale non si inventa nulla di nuovo, rispetto a quanto abbiamo visto in questi quasi 70 anni di regime democratico. Quello che fa un pò specie è che a sole poche ore dal 25 Marzo, alle restrizione del diritto a manifestare per migliaia di persone, alle schedatura di massa, al sequestro di 160 persone per diverse ore in un centro di identificazione, all’applicazione del daspo urbano e dell’allontanamento coatto dalla città di roma per motivi ideologici per decine di nostri compagni, alla militarizzazione di un corteo, alle manganellate al movimento No Tap, all’arresto di Nicoletta e di altri miltanti valsusini, il democratico governo italico di cui Minniti è fedele rappresentante grida allo sconcerto e all’indignazione nel commentare i fatti russi e nel condannare la repressione seguita alla manifestazione anti-Putin. Tipica sfacciataggine borghese di  guardare la pagliuzza nell’occhio dell’altro e non la trave nel proprio.

Avremo comunque modo di approfondire i nuovi dispositivi securitari del decreto Minniti sulla sicurezza ed il decoro delle città e sulle politiche di guerra ai poveri del PD. Siamo anche ben consci che molti tra di noi saranno anche direttamente toccati da tali misure per l’impegno quotidiano profuso nelle lotte per il rovesciamento di questo stato di cose, inaccettabile per i servi che mirano a difendere e preservare  gli equilibri di questo sistema sociale in declino. Altrettanto chiara però, deve essere la risposta che i movimenti sociali, il sindacalismo conflittuale e le organizzazioni politiche anticapitaliste dovranno mettere in atto contro queste misure liberticide e repressive. Rispondere colpo su colpo all’attacco condotto dal gigante dai piedi d’argilla, perchè, se al nemico non si concede tregua neanche dal fondo delle patrie galare, non possiamo certo permetterci il lusso di frenare le nostre lotte per il riscatto dall’oppressione dell’uomo sull’uomo per un infame foglio di via.

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Rubrica “Riceviamo & Pubblichiamo”

Di seguito il racconto di Giuseppe nostro compagno cosentino, presente sabato scorso a Roma alla manifestazione Eurostop.

<<Non è la prima volta che ricevo “strane visite” a domicilio, da quando svolgo attività sindacale nell’USB e nei movimenti antiliberisti. Sabato mattina, a Roma, mentre mi apprestavo a fare colazione nell’albergo dove ho pernottato in attesa di partecipare al corteo pomeridiano indetto da Eurostop, all’improvviso sono stato sollecitato dal personale della struttura ricettiva a recarmi alla reception. Pensavo si trattasse di qualche vecchio compagno che sapeva della mia presenza nella capitale e fosse venuto a trovarmi. Invece, mi sono ritrovato di fronte a due agenti di Polizia in divisa che provvedevano a chiedermi nel pieno esercizio delle “loro funzioni” non solo i documenti ma anche l’ora di arrivo a Roma, l’ora di partenza dalla Calabria, il luogo di partenza e, visto il troppo tempo impiegato per raggiungere la capitale romana, anche dove e perché mi ero fermato. Ho provveduto non solo a consegnare i documenti, sebbene li avessi già consegnati al mio arrivo in albergo. Non sarei stato obbligato a fornire risposte alle domande postemi dai poliziotti. Gli interrogatori sono disposti o effettuati dall’autorità giudiziaria. Eppure, siccome non ho nulla da nascondere, ho fornito tutte le spiegazioni richiestemi alle forze dell’ordine. È chiaro, comunque, che nei miei confronti come verso tanti altri attivisti nelle stesse ore, è stata attuata una strategia intimidatoria che svela il vero volto “democratico” dell’apparato poliziesco allestito dal ministro Minniti. Un’altra cosa è certa: questa è la terza volta che a Roma una situazione simile si ripete a mio danno. Perché è chiaro che risulta dannoso, lesivo della dignità, essere costantemente pedinato e identificato.  Mi è successo anche in occasione dello Sciopero Generale indetto da USB il 21 ottobre 2016, quando sono venuti a trovarmi altri due agenti, stavolta in “borghese”. È risuccesso il 10 novembre 2016 all’aeroporto di Fiumicino, non appena atterrato al rientro da una missione di volontariato in Tanzania con l’associazione “Terra di Piero”. Sabato scorso ho richiesto agli agenti le loro generalità che non mi hanno assolutamente voluto fornire, invitandomi a rivolgermi alle strutture di polizia competenti. In Egitto come in Italia, le forze dell’ordine non recano visibile un numero di matricola. Non voglio commettere l’errore di rifugiarmi nel vittimismo. In questo preciso momento, in Italia, centinaia di attivisti politici sono privati della libertà, costretti a subire misure restrittive. Le “attenzioni” a me riservate sono “carezze” in confronto a ben altre pressioni esercitate su tanti compagni e compagne. Mi preme però segnalare quest’ultimo episodio che evidenzia il clima inquisitorio serpeggiante in questo Paese. E ribadire che con maggiore vigore e indignazione continuerò a svolgere la mia attività a sostegno dei più deboli, contro padroni e nuovi fascismi>>.

Giuseppe Tiano
USB Unione Sindacale di Base Federazione di Cosenza

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