ALCUNE CONSIDERAZIONI A FREDDO SU AGRICOLTURA E “MOVIMENTO DEI TRATTORI”

Il cosiddetto movimento dei trattori, qui in Italia, è abbastanza magmatico. Diversa, ad esempio, la situazione francese. Il movimento (Les soulèvements de la terre) in un suo comunicato analizza l’agitazione degli agricoltori d’oltralpe, descrivendola come eterogenea e con “obiettivi dichiarati che a volte divergono dai nostri, che altre volte ci vedono assolutamente d’accordo”. Nonostante questo scollamento il movimento ecologista non è stato a guardare ma si è mischiato ai primi blocchi per incontrare i contadini e gli agricoltori mobilitati e capirne le ragioni. L’unica pecca è il fatto che alle interlocuzioni istituzionali fossero presenti i funzionari della FNSEA (l’organizzazione professionale agricola maggioritaria in Francia) e dai padroni dell’agroindustria.

Diversamente qui in Italia dove le Organizzazioni Professionali (Coldiretti, Cia, Confagricoltura in testa) si sono silenziosamente smarcate dal movimento dei trattori e hanno operato nelle retrovie suggerendo agli associati di non partecipare. Stesso silenzio dai partiti di sinistra e da quello che rimane degli antagonisti che hanno preferito bollare semplicemente gli agricoltori come no vax e fascisti.

La Coldiretti attraverso la penna del Segretario Generale Vincenzo Gesmundo scrive che “serve in primo luogo riannodare con il maggior numero di soci possibile, il filo di un racconto che malauguratamente per responsabilità nostre e ragioni oggettive, abbiamo interrotto […]. Serve al tempo stesso esprimere con chiarezza il concetto che queste proteste – accanto all’indubbio malessere dei molti – portano l’impronta riconoscibile del teppismo e di una politica che si svende per una manciata di voti’ (lettera del 7 febbraio 2024).

Oggi, però, che il numero dei trattori è cresciuto non solo in Europa ma anche in Italia, Meloni, Schlein, Salvini, Conte e i sindacati provano a riposizionarsi facendosi paladini degli agricoltori italici. Lo stesso governo che ha tolto l’esenzione dall’Irpef oggi mostra la sua benevolenza dicendo che è loro interesse trovare le formule per reintegrare questa misura fiscale. La stessa Coldiretti fa intendere in tutti i nuovi comunicati che tutti gli avanzamenti attuali sono frutto della sua protesta (qualche funzionario in giacchetta gialla) presso il parlamento europeo e delle sue petizioni passate. La stessa Ursula von der Leyen ha manifestato interesse e annunciato revisioni sulle politiche agricole europee. Anche su questo il tipico sinistro ecologista da spritz ha denunciato il ritorno all’uso dei pesticidi e promulgato l’anatema sugli agricoltori non arcobaleno e pace! Non ha compreso il turnista della movida accanito cliente dei discount e occasionale aderente ai Gruppi di Acquisto Solidale per questioni di coscienza, che i prodotti senza pesticidi coltivati a prezzi maggiorati non li acquista neanche lui medesimo nel mentre si nutre dei pesticidi sparsi a man bassa sui terreni extracomunitari di altre latitudini! Buono il tofu vegan col marchietto farlocco, ottimi gli avocado della GDO! E’ di pochi giorni fà il servizio di Report sull’incongruità di diversi contratti stipulati con cooperative africane dal famoso marchio Fair Trade del commercio equo e solidale che ha un grande effetto ansiolitico e calmierante della coscienza dei consumatori etici.

Così si esprime in un’intervista Danilo Calvani dei Comitati riuniti agricoli (CRA), sigla in prima fila anche se non eletta da tutti gli agricoltori alla testa del movimento, sulla questione specifica eretta a simbolo dagli ecologisti e animalisti schifiltosi di sinistra:

“L’Europa chiede agli agricoltori di operare in modo sostenibile e rispettoso dell’ambiente e mantenere i nostri suoli e la biodiversità. Cosa ci sarebbe di sbagliato in tutto questo?

Non stiamo protestando per il contenuto, che è condivisibile, ma per l’applicazione. Ci stanno mettendo in una condizione da cappio al collo: a noi agricoltori europei impongono tutta una serie di direttive contro l’utilizzo di fitosanitari, giustamente, ma la stessa Europa permette con la scusa del libero mercato alle multinazionali, anche italiane ed europee, di importare merce dall’estero (extra Ue) senza queste imposizioni. E l’Italia è complice, misure in tale direzione risalgono ai primi anni Duemila.

A cosa si riferisce?

Ai Green Corridors, approvati nel 2001 da Gianni Alemanno quando era ministro per le Politiche agricole e forestali, ovvero un patto con alcuni paesi del Nord e Centro Africa per il quale questi paesi possono esportare in Italia i loro prodotti senza controlli, semplicemente con un’autocertificazione.

L’accordo può essere visto come strumento per lo sviluppo dell’Africa.

Chi ci ha guadagnato non sono gli agricoltori tunisini o marocchini ma le multinazionali italiane o europee, questi signori così portano in Italia prodotti trattati con fitofarmaci, vietati perché pericolosi per la nostra salute, in barba alle direttive europee. Spostandoci dall’Africa, penso anche ai pomodori cinesi nelle salse vendute come made in Italy.

Nel mentre i nostrani rivoluzionari si trastullano con il guacamole e la carne stampata in 3D, le proteste degli agricoltori si estendono a molti Paesi Ue, e la Commissione europea fa improvvisamente sapere che “le condizioni” per raggiungere un accordo commerciale con il Mercosur – Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay – “non sono soddisfatte”. Blocco al patto di libero mercato e innalzamento del prezzo del latte, un’altra battaglia pluriennale degli agricoltori contro le storture del mercato.

Seguendo i dati della FAO la percentuale del prezzo di vendita destinata agli agricoltori è scesa dal 40% nel 1910 al 7% nel 1997. I prezzi aumentano per i consumatori ma gli introiti diminuiscono per gli agricoltori. Qui in Calabria terra di clementine, un tempo una famiglia riusciva a sostenersi con i proventi stagionali dati dalla vendita degli agrumi. Oggi lo stesso campo non riesce spesso neanche a ripagare il costo di produzione. Nel frattempo dal 2001 al 2022, i distributori e le aziende agroalimentari del settore lattiero e caseario hanno visto il loro margine lievitare rispettivamente del 188% e del 64%. Le catene della Grande Distribuzione che negli ultimi anni, tra il 2017 e il 2021, hanno conquistato più utili in Italia sono Eurospin (1.286 mln) ed Esselunga (1.195 mln). Eurospin è anche sul podio internazionale come seconda per Roi, ovvero ritorno sugli investimenti nel 2021, dietro alla sola Target e davanti a WalMart. (cfr Qui finanza). Senza dimenticare le entrate smisurate degli ipermercati durante la pandemia che ha visto altresì i mercati all’aperto rionali chiusi per rischio infezione!

“Uno fra i motivi che spingono il mondo agricolo a bloccare le autostrade, a svuotare bottiglie di latte al Carrefour (Epinal-Jeuxey), a bloccare le fabbriche Lactalis (Domfront, Saint-Florent-le-Vieil, ecc.), ad arare un parcheggio (Clermont-l’Hérault), a bloccare il porto di La Rochelle, a svuotare i camion provenienti dall’estero, a spargere liquame su una prefettura (Agen), a mettere sottosopra un McDonald’s (Agens), è che i gruppi industriali intermediari sia a monte (fornitori, venditori di prodotti agricoli e attrezzature, aziende di semenze industriali, venditori di fertilizzanti, pesticidi, alimenti…) che a valle (cooperative di raccolta e distribuzione come Lactalis, grande distribuzione industriale e agroalimentare come Leclerc…) dei settori che strutturano il complesso agroindustriale, li spossessano dei prodotti del loro lavoro”.  (Les soulèvements de la terre, articolo su Comune.info)

Altro dato significativo per chi parla di statistiche senza incrociare bene i numeri è quello della concentrazione del mercato italiano che rimane stabile negli ultimi anni: la quota di mercato dei primi cinque retailer è pari al 57,1%, restando al di sopra di quella della Spagna (49,8%), ma lontana da Paesi Bassi (80,1%) Francia (78,4%), Gran Bretagna (75,4%) e Germania (75%). Questa la tendenza. Questi oligopolisti del mercato agricolo sono poi gli stessi che stabiliscono i prezzi del mercato, con buona pace della romantica concorrenza affidata alla mano invisibile, e che di fatto buttano fuori dalla produzione i piccoli contadini lasciando a campare solo le grandissime aziende agroindustriali. Quando si parla di agricoltura, infatti, non si può prendere a base le sensazioni energetiche dell’attivista degli orti urbani o del contadinista della domenica pomeriggio ma i dati statistici del settore che parlano da anni di diminuzione del numero di aziende agricole e accrescimento degli ettari lavorati per azienda: il latifondo neo-capitalista digitalizzato!

“È questa spoliazione del valore aggiunto organizzata dalla catena dei settori industriali che spiega come, oggi, senza le sovvenzioni che svolgono un ruolo perverso di stampelle del sistema (oltre ad avvantaggiare i più grandi) il 50% di coltivatori e allevatori avrebbe un conto negativo ante imposte: per i bovini da latte, il guadagno totale calcolato al di fuori dei sussidi, il quale si aggirava intorno a una media di 396 € per ettaro tra il 1993 e il 1997, è diventato negativo alla fine degli anni 2010 (-16 € per ettaro in media), mentre il numero di agricoltori presi in considerazione dalla Rete Informativa Contabile Agraria del settore è passata in questo periodo da 134.000 a 74.000” (Les soulèvements de la terre, articolo su Comune.info)

Per questi motivi in questi giorni la Confédération paysanne ha rilanciato la lotta sul reddito contadino chiedendo il divieto per i grandi retailers di acquistare i prodotti agricoli al di sotto del prezzo di costo. In effetti, denuncia la Confederazione francese, l’agricoltura è l’unico settore in cui si realizzano vendite strutturalmente in perdita e la legge EGALIM non lo impedisce. “Il valore del lavoro di chi nutre la popolazione non deve più essere la variabile per aggiustare le catene alimentari”. La strategia scelta per la lotta è il blocco di quei luoghi dove si esercita questa pressione sui prezzi agricoli: centri d’acquisto (piattaforme logistiche per la grande distribuzione), mercati all’ingrosso, industrie agroalimentari e altri predatori del valore. Anche CF chiede la sospensione dei trattati di libero scambio generatori della concorrenza sleale e l’istituzione di strumenti di protezione economica e sociale per gli agricoltori tra i quali la regolamentazione dei mercati agricoli per stabilizzare e garantire i prezzi agricoli.

Molti siti e gruppi whatsapp, facebook o telegram sono nati a ruota dell’inizio delle manifestazioni degli agricoltori per le strade d’Italia solcate dalle ruote dei loro trattori. Tra i presidi reali e quelli virtuali si sono sprecati i commenti, le prese di posizione e le tematiche a complemento. 

Qui a Rende (CS) pochi erano gli agricoltori presenti. La maggior parte piccoli agricoltori dell’hinterland cosentino che hanno dato vita ad un persistente presidio oggi confluito nella zona della stazione a Vaglio Lise dove si sono radunati anche i  mezzi delle aziende dell’altopiano silano che hanno organizzato un’occupazione simbolica di Piazza dei Bruzi, lo spazio antistante al Comune dove hanno raccolto la solidarietà della politica locale. I presidi non sono politicizzati né infiltrati dai partiti e neanche dai sindacati. Molta diffidenza c’è, infatti, tra gli agricoltori su queste figure che si palesano solo per il disbrigo pratiche agricole o per la richiesta di voti. Molti sono gli agricoltori che lamentano l’insostenibilità della loro azienda e il dover reperire risorse attraverso altri lavori più remunerativi.

Nel mondo virtuale sono invece nate nel cosentino diverse chat spesso infiltrate da componenti non contadine che hanno cavalcato la protesta, spessissimo non riuscendoci, per proporre altre tematiche considerate anche più importanti come quella dei vaccini, della massoneria e dei piani per il “Grande Reset”.

Non si evince un’organizzazione capillare ma diversi gruppi, molto probabilmente già in rete prima dell’agitazione, che si autorganizzano territorialmente. Ci sono i gruppi degli agricoltori della zona Spezzano-Castrovillari, quelli della pre-Sila e della Sila. Ci sono anche i gruppi che avevano trovato una qualche forma di contatto durante le manifestazioni anti Green Pass. Si prova a lanciare qualche iniziativa assembleare dal vivo ma non sempre con grande successo e continuità. Al momento pare che il ‘movimento’ abbia natura magmatica e moltitudinaria, con diverse individualità, alcune delle quali in cerca di palcoscenico, ma pare prive di sostanziale rappresentanza organizzata. Non sono evidenti nei dialoghi appartenenze partitiche o di governo e quasi sempre le dichiarazioni dei politici o delle organizzazioni sindacali sono male apostrofate. Verso chi spicca di più per numero di commenti è molto diffusa l’accusa di essere un politico in cerca di visibilità. 

Le proteste degli agricoltori, di certo, hanno una base materiale, riguardano prevalentemente la sostenibilità aziendale ed il reddito. Per questo una parte dell’opinione pubblica si schiera contro i contributi europei (senza conoscere la reale suddivisione degli stessi) e l’utilizzo di pesticidi. 

“Voi continuate con l’agricoltura intensiva e continuate a vendere alla GDO… Dovete tornare indietro ad una agricoltura sostenibile e vendere direttamente al consumatore finale senza intermediari” 

tuona un utente facebook che consiglia la svolta green filo-europea. Non si fanno attendere le risposte:

“ma se hai 50 cespi di insalata da vendere al giorno mica ci vivi e ci paghi le spese”

“ooohhh e finalmente! È da mo’ che lo dico, e la gente deve disertare la grande distribuzione e comprare dal contadino”

“ma voi avete mai lavorato in agricoltura o zootecnia??”

“e facile scrivere, la maggior parte va al supermercato perché trova tutto carica il carrello e fa spesa in un posto solo, appunto chiudono anche negozi tipo panetterie macellerie ortofrutta , il problema non è solo il prezzo”

“Il problema maggiore per l’Italia sono le importazioni di merda che arrivano sulle nostre tavole, soprattutto nelle grandi catene di supermercati!!”

“la disparità è tra chi produce e chi vende(supermercati) . Purtroppo nessuno controlla”.

“ma come fa a vendere al consumatore tutta quel insalata?non sai di cosa parli, l’agricoltura intensiva ha permesso ai contadini di diminuire i costi ed aumentare i prodotti, io che allevi polli in agriturismo mi costano 50€ l’uno lei lo compra a 5€ già arrosto!”

“si e di svenderli alla GDO ed usare glifosato e pesticidi a volontà!! E la chiamate agricoltura di qualità”

“il glifosate è un diserbo sistemico che personalmente non uso ma viene utilizzato per fare culture in successione e distruggere la precedente senza lavorare la terra, e’ quello che l’Europa ci vuole convincere a fare ma che molti non vogliono compreso me! Il problema e che non vogliamo utilizzare questi prodotti fitosanitari ma importiamo a più non posso dall’estero con residui ben peggiori!”

“Bisogna che la merce che entra in Italia abbia le stesse caratteristiche e residui della nostra! Fermate i carichi dall’estero”

“Tutti bravi con la tastiera, eh! Venite ai presidi, più o meno ogni città ne ha uno!”

In effetti si è ricreato nel web quello che già era avvenuto durante la pandemia: tutti epidemiologi prima, tutti agronomi ed economisti agrari oggi. Di certo gli agricoltori sono riusciti ad imporre un tema ed un’agenda alternativa al normale fluire delle politiche istituzionali tentando di far comprendere lo stato dell’arte nelle campagne. Molti talk show o programmi di intrattenimento si sono occupati della tematica.

La giornalista: Cosa produce?

L’agricoltore: Nocciole

La giornalista: Quanto costa produrle?

L’agricoltore: 3€ al Kg

La giornalista: Quanto gliele pagano?

L’agricoltore: a 2,50 al Kg!

Un post si intervalla all’altro sovrapponendo anche le tematiche. Le scie chimiche, il Km0, Bill Gates e i suoi prodotti agricoli, il climate change, c’è anche chi approfitta per fare un po’ di pubblicità in rete ai suoi prodotti:

“Comunque dobbiamo fare i conti con il cambiamento climatico che non dobbiamo ignorare.”

“altra cacata a cui tutti credete! Ditegli di smettere di buttare scie chimiche nei cieli… e vedrai cosa cambia!”

“La terra è un pianeta vivo, muta cambia, in continuazione, anche il clima può variare! Si dà il caso che il circolo dell’acqua nel pianeta terra è un sistema chiuso! Quindi se non piove qui, pioverà più in là, ma piove! Tanta ne evapora e tanta ne piove! Non si scappa!!!”

“10.000 anni fa esagerarono con le scie chimiche, l’inquinamento industriale e le troppe panda euro 0 …. e successe un bordello. 10.000 anni fa, alla fine dell’ultima glaciazione”

“Piantiamola di aspettarci che sia sempre qualcun altro a cambiare le cose. Tutti noi , nel nostro piccolo e quotidianamente, possiamo cambiarle scegliendo di comprare SOLO prodotti italiani e direttamente dai produttori. Invece la stragrande maggioranza della gente si lamenta ma poi va al supermercato a comprare le zucchine spagnole, le arance marocchine, i pomodori olandesi. È anche colpa nostra se mangiamo di ”“non dirlo a me noi ci produciamo tutto a metro zero, il problema è proprio quello ,coloro che vanno al supermercato è non sanno cosa buttano in bocca, mentre se dall’alto ci fosse qualcuno che controllare quello che arriva sugli scaffali avremmo meno problemi a livello sanitario e giusto guadagno per gli agricoltori ITALIANI”.

L’unica inchiesta che ha provato a raccontare dal vivo la situazione dei presidi è quella apparsa su InfoAut il 2 Febbraio scorso e che riporta quanto successo in Piemonte, in particolare tra Torino, Alessandria, Vercelli e Novara, tra domenica 21 e mercoledì 31 gennaio 2024. La composizione delle proteste variava, secondo il report, tra città e campagna. A Torino forte è stato il tentativo di infiltrazione della protesta da parte di ambienti No Green Pass. Pochi gli agricoltori ma scarsa in generale la partecipazione. Diversa la situazione nelle zone agricole di Alessandria e Novara dove la partecipazione contadina è massiccia (si rivendicano circa 500 trattori) e la rappresentanza giovanile molto ampia:

Come si sarà capito dall’incipit narrativo di questo questo reportage, non trova conferma la narrazione mediatica, secondo la quale vi sarebbe una sovrapposizione tra movimento NoGreenPass e “movimento dei trattori”, già ribattezzato dei “gilet verdi” da parte dei media.  Ciò detto, la piazza di Torino è indubbiamente caratterizzata dalla presenza egemonica di realtà organizzate e legate al movimento No GP, e riteniamo che tanto l’analisi della composizione, dei discorsi e del rapporto tra la piazza torinese e il movimento nelle campagne meriti di essere oggetto di una riflessione a parte.  Completamente differente è la situazione nelle campagne, dove il movimento si dà in completa autonomia, senza coordinarsi né con i CRA, né con le realtà attive a Torino. Completamente assente, sia in città che in campagna, la sempre più temuta “infiltrazione fascista”. Ciononostante la situazione è comunque complessa e sfaccettata. Speriamo quindi di mettere un pò di chiarezza, per quanto parziale, con questo contributo. (InfoAut, Reportage dalle proteste)  

Anche qui al nord l’organizzazione delle manifestazioni e dei presidi sembrerebbe affrancata da sigle sindacali o politiche. Spiccano alcune figure di riferimento con il loro radicamento territoriale e gruppi già da prima comunicanti in reti locali. Il meccanismo organizzativo parrebbe così di natura spontanea e basata su piccole riunioni chiamate attraverso gruppi whatsapp.

https://infoaut.org/editoriali/difendiamo-la-nostra-terra-reportage-dalle-proteste-degli-agricoltori-piemontesi?fbclid=IwAR1ZJjobwPiAAAl3Kh79oOwtBgo3ivUsPV8EaedMo5EqmQGsnxtCicZe8g4

Un’altro scambio significativo è quello avvenuto in una lista dei trattori su facebook il 17 febbraio 2024. Il tema di dibattito sono i pesticidi usati nell’agricoltura industriale e la presunta o reale ricchezza e grandezza delle aziende agricole partecipanti al movimento dei trattori. 

“Grandi proprietari terrieri con trattori da 500.000 euro, che avvelenato con sostanze chimiche nocive all’uomo e all’ambiente, e voi li osannate

qui i grandi proprietari terrieri che dice lei non ci sono, qui ci sono per la maggior parte piccole e medie aziende e parla chi è li a battersi per con solo 2ha di terreno, quindi per favore evitiamo commenti sterili e diffamatori. Buona giornata”

“… le piccole e medie imprese possono permettersi 500.000 euro di trattore, credo sei confuso”

“…e dimmi in questa foto dove vedi il trattore da 500.000€ dici a me che sono confuso, proprio a me che è dal 22 gennaio che mi batto per la mia terra e per il futuro dei miei figli, a me che per 10 notti ho dormito per strada manifestando ad oltranza notte e giorno, non sai di che parli, ma noto che ti piace parlare…. Lascia stare prenditela con quelli che dici tu, ma lascia stare chi combatte per necessità non per notorietà

“… ti batti per il glifosato e la libertà di usare sostanze chimiche nocive all’uomo e all’ambiente, avete ottenuto la licenza di avvelenatori di consumatori, avete ottenuto l’eliminazione dell’ Irpef agricola, la nafta la pagate 70 ce… Altro…”

nooo sei confuso e tanto ma proprio tanto, usiamo sostanze chimiche e nocive: quando stai male prendi le medicine?? Si chiamano fitofarmaci e siamo la nazione al mondo che ne utilizza di meno, la nafta come dici tu agricola costa 1,45 centesimi oggi, gli aiuti se li mangiano i sindacati e gli operatori, a noi rimangono le briciole, l’irpef già non la pagavamo perché è stata reintrodotta quest’anno, dai dai non sai nulla parli per sentito dire… però è bello mi piace dire la verità dei fatti e non cose campate in aria, continua almeno così spieghiamo a tanti come te che ancora non hanno capito niente, se a noi tolgono tutti questi “vantaggi” come dici tu, il prossimo hanno un kg di pomodoro costerà 15€, un kg di zucchine 10€ per non parlare della frutta, lascia stare stai attaccando la persona sbagliata, credimi continuerò a rispondere fino alla fine ma spiegandoti le cose non puntato il dito a caso”

“… mi fermo alla prima stronzata che hai scritto, i trattori in Europa hanno chiesto ed ottenuto l’utilizzo di sostanze chimiche dopo il 2030, data in cui la comunità europea aveva messo al bando il glifosato, il resto non lo leggo, ma davvero credi di parlare con un ignorante, probabilmente l’ignorante sei tu”

“… due settimane fa costava 75 centesimi, questo è il costo di oggi ma soprattutto sul costo base del gasolio agricolo, che varia in base al quantitativo acquistato, ma che attualmente si attesta poco sotto quota 1 euro/litro”

“…queste sarebbero briciole. Franchigia per esentare dal pagamento i redditi agrari e dominicali fino a 10.000 euro, e la riduzione del 50% dell’importo da pagare per i redditi tra i 10.000 e i 15.000 euro”.

nemmeno perdo tempo a scriverti e inutile, visto che per le altre cose non hai nessuna risposta posso dirti che sono calabrese ed in Calabria il glifosate è già vietato da 5/6 anni quindi è inutile, il glifosate comunque proprio perché dici di non essere ignorante ti svelo che è in tutto il grano estero ed è un erbicida cosa ben diversa da trattamenti fungicidi e insetticidi, ma lasciamo stare spiegare ad una persona COLTA alcune cose è inutile ti attacca solo nelle lacune dei tuoi discorsi perché non avendo altro modo è costretto a difendersi così. Buona serata e VIVA L’AGRICOLTURA ITALIANA […]

Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "calabra vieta l'uso del glifos Tutti Immagini Notizie Video Siti di luoghi La Calabria è infatti la prima regione ad aver messo definitivamente al bando il diserbante glifosate, uno dei prodotti agricoli più utilizzati al mondo, presente in oltre 750 formulati sul mercato. 15 dic 2016 https://www.suoloesalute.it calabri... Calabria, la Giunta Regionale bandisce il diserbante glifosate Suolo e Salute Informazioni sugli snippet in primo piano Feedback"

“… l’ignoranza regna sovrana basta che vedono un’azienda questa è piena di soldi, chi non è in questo campo non sa..inutile continuare con una persona  ignorante ci vuole indifferenza

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