20 OTTOBRE 1974. I FASCISTI UCCIDONO ADELCHI ARGADA

A Lamezia Terme la situazione non è delle più tranquille. Da qualche notte le mani dei soliti noti imbrattano i muri con scritte fasciste. I provocatori non si firmano ma il paese è piccolo e tutti lo sanno che a inneggiare al Duce sono le stesse persone che insultano i militanti della sinistra e che, in qualche caso, arrivano a picchiare chi li affronta a viso aperto e li contraddice.

Adelchi Argada ha le mani grandi come le palanche del cantiere di Modena dove deve andare a lavorare. E le spalle larghe di chi solleva blocchetti e sacchi di cemento. Può avere paura delle condizioni di sfruttamento a cui sono costretti lui e quelli come lui, non certo di qualche fascistello incontrato per strada, la sigaretta all’angolo della bocca, la pettinatura fresca di barbiere e quell’aria molle e gonfia di chi si trascina nel pigro far niente dei figli di papà. Tipi così, Adelchi li incontra a passeggio per Lamezia il pomeriggio del 20 ottobre, dalle parti della chiesa di San Domenico. Con lui c’è suo fratello Otello e poi i fratelli Morello, vecchi amici di Adelchi. Svoltato l’angolo, ecco Michele De Fazio e Oscar Porchia. Il primo studia Legge a Firenze, ragazzo di buona famiglia conosciuto sia dai fascisti del posto che da quelli dell’università toscana. Il secondo, anche lui studente, è un militante del Movimento sociale e per un paio d’anni è stato anche il segretario del Fronte della gioventù di Lamezia.

Adelchi milita nel Fronte popolare Comunista Rivoluzionario (FPCR), un’organizzazione di osservanza leninista a sinistra del PCI che, tra le altre cose, si era distinta nelle azioni di solidarietà per Pietro Valpreda, ingiustamente processato a Catanzaro per l’attentato di Piazza Fontana. Il percorso politico intrapreso dalla sezione di Lamezia frequentata da Adelchi nel corso del 1973, ha messo il FPCR sulla rotta tracciata da Avanguardia Operaia, movimento radicato nei CUB delle principali fabbriche del Nord e orgogliosamente composto per la quasi totalità da soli quadri operai. L’opinione di Adelchi su gente come Porchia e De Fazio può essere data per scontata. I giovani comunisti calabresi conoscono bene la matrice fascista degli attentati che, negli anni Settanta, insanguinano la regione.

Eppure, quella mattina, Adelchi non ha nulla da dire a Porchia e De Fazio. A rivolgersi ai fascisti ci pensa il suo amico, Giovanni Morello, disgustato dalla vigliaccheria dimostrata dai due solo ventiquattro ore prima, quando avevano picchiato il fratello più piccolo, quattordici anni appena. Con il ragazzino Porchia e De Fazio hanno mostrato i muscoli. Ora sono senza parole e, immediatamente, mettono mano alle pistole. Il primo colpo ferisce Giovanni Morello alla coscia: una frazione di secondo in cui Adelchi Argada non ha altro pensiero che quello di gettarsi verso il compagno colpito per aiutarlo e metterlo in salvo. E a Giovanni, Adelchi la vita gliel’ha salvata davvero, incassando una dopo l’altra quattro delle quattordici pallottole sparate addosso ai militanti. La seconda pallottola, quella fatale per Adelchi, ha trapassato il colpo del giovane perforandogli il cuore.

volantino del Fronte Popolare Comunista Rivoluzionario di Lamezia Terme

Mentre Adelchi muore, chi ha sparato scappa, inseguito dal grido “bastardi” che corre più veloce di loro, oltrepassa i comuni della piana lametina, supera i binari delle locomotive dirette a Nord e porta la notizia di uno striscione appeso nel luogo in cui il giovane operaio è stato ucciso. Uno striscione che dice: “QUI È STATO ASSASSINATO IL COMPAGNO ARGADA”.

Il giorno dei funerali, sono trentamila le persone che pretendono di salutare Adelchi Argada. La cattedrale non basta a contenerli tutti e, per le orazioni, viene utilizzato il palco della festa de “l’Avanti”, ancora montato nella piazza del Municipio per il concerto della sera precedente.

Jovine, uno studente di sinistra, parla a nome dei ragazzi di Lamezia:

Conoscevamo Adelchi Argada come uno dei nostri migliori militanti, sempre schierato dalla parte degli oppressi. Bisogna capire perché è morto; era un operaio, uno dei tanti giovani costretto a una certa età a lavorare perché per i proletari, per i figli dei lavoratori, non esistono privilegi che sono di altri. Argada ha fatto una scelta, si è messo dalla parte di chi vuole una società diversa non a parole, in cui lo sfruttamento sia abolito e il fascismo non possa trovare spazio”.

Arrestati, gli assassini di Adelchi Argada hanno dalla loro parte soltanto una pretestuosa tesi di legittima difesa. Una posizione che più di qualche giornale conservatore fa propria e diffonde con forza. Nel caso di Oscar Porchia e Michele De Fazio sostenere di avere sparato per difendersi non funziona: imputati di omicidio, dopo aver ottenuto di spostare la tesi processuale a Napoli, nel 1977 vengono condannati rispettivamente a quindici anni e quattro mesi e a otto anni e tre mesi di reclusione.

(estratto dal libro Cuori Rossi di Cristiano Armati, Newton Compton Editori, 2008)

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