SUL PSC A RENDE ED UN REALE PROCESSO PARTECIPATIVO

di Stefano Ammirato
(commento a titolo esclusivamente personale)

Un’altra occasione mancata per introdurre ed educare alla vera partecipazione. Alla legittima richiesta di leggere il Piano Strutturale Comunale e di avere delucidazioni direttamente da chi lo ha pensato e redatto al fine unico di dare il nostro piccolo contributo di cittadini, comitati e abitanti dei quartieri, si risponde con un elenco di prescrizioni ed attività previste per legge che rappresenterebbero dal 2011 in poi la cifra di quello che le diverse amministrazioni hanno inteso con il termine di partecipazione.

No, effettivamente usiamo la stessa parola ma intendiamo due cose decisamente differenti.

Le idee di partecipazione e democrazia diretta, molto utilizzate dal Sindaco in campagna elettorale, non si fermano a qualche assemblea fatta con gli ordini professionali, i sindacati o i “portatori di interessi” che poi spesso coincidono con le schiere dei palazzinari. Non si fermano alle controdeduzioni che i cittadini, singoli o associati, possono fare compilando un modulo da richiedere in un ufficio. Nelle idee di partecipazione e democrazia diretta è insito un percorso pedagogico visto che i cittadini non sono abituati a discutere e decidere collettivamente sul loro futuro. Sono stati abituati al meccanismo della delega e del voto ogni cinque anni nella speranza che l’eletto di turno sia finalmente valido e si interessi ai loro bisogni. Alcune volte accade ma l’esperienza insegna che gli esempi virtuosi sono davvero pochi, come un 13 al totocalcio, un 6 all’enalotto.

La democrazia diretta insegna la possibilità di organizzare assemblee di quartiere, aperte a tutti e tutte, organizzate e capaci da una parte di incrementare l’attitudine all’ascolto dei delegati (comandare obbedendo dicono gli zapatisti) e dall’altra educare la cittadinanza a manifestare la propria sensibilità e a dare il proprio contributo informato per uno sviluppo armonico di una città a misura d’uomo e non di costruttore.

Sarebbe stato opportuno, ad esempio, negli anni che hanno visto la realizzazione del Documento Preliminare, l’organizzazione di assemblee di zona per discutere le idee di fondo e raccogliere le necessità dei residenti, i soli che conoscono profondamente le dinamiche e le problematiche del luogo che vivono. Sarebbe stato opportuno, prima dell’approvazione del documento, organizzare una serie di iniziative pubbliche fatte da tecnici e amministratori con slide e mappe in mano per spiegare le idee che animano e tessono uno strumento così importante da “ipotecare” la storia futura della nostra città per alcuni decenni con evidenti ripercussioni in positivo o in negativo sulle vite dei suoi abitanti. Certo, sicuramente questo tipo di iniziative sono contenute nella Legge Urbanistica Regionale ma sempre interpretate in maniera restrittiva dalle amministrazioni e servono a soddisfare le prescrizioni meramente burocratiche in essa contenute. Al contrario, sarebbero state utilissime per alzare il tasso di attenzione civica tra i cittadini, il loro livello di conoscenza e consapevolezza del futuro della propria città e sarebbero state un sicuro percorso pedagogico verso la tanto declamata ma mai radicalmente praticata democrazia (diretta).

Nella risposta dell’Amministrazione si evince che non tutto è compiuto, che c’è ancora tempo per discutere.

Allora suggerisco: si cominci subito! Diamo vita, insieme, cittadini e amministrazione, comitati ed associazioni a tante assemblee pubbliche, ambito per ambito, con i tecnici e gli urbanisti che hanno scritto il PSC, con i politici di ogni colore, con i docenti dell’Università, con tutti coloro che abitano quotidianamente i quartieri e ne conosco ogni piega positiva e negativa. Ascoltiamoci senza tatticismi, senza trabocchetti, rinunciando al politichese ed al burocratese, solo per il bene comune della città.

Sicuramente faremo un ottimo servizio a noi ed alle generazioni future, di certo inaugureremmo una vera nuova fase per la città che avrà i connotati di un governo dal basso della nostra comunità e per la nostra comunità. Basta delegare le scelte agli “esperti” che nella storia della nostra Regione hanno compiuto gli scempi più eclatanti, dobbiamo essere messi nella possibilità di decidere sulle nostre stesse vite, di partecipare realmente, di incidere sulla storia della nostra città.

(titolo abilitante alla discussione: abitante semplice di quartieri popolari)

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