La storia della Centrale a Biomasse, operante nella Area Industriale di Rende, è legata a doppio filo a quella della ex Legnochimica. Nonostante il periodo di crisi che attraversava – o meglio affermava di attraversare – nel 2000 l’azienda di Mondovì ha la forza di realizzare una centrale a biomasse che occupa una parte dei terreni dell’ex stabilimento.
La centrale è entrata in esercizio nel gennaio del 2001 al termine di un programma triennale di investimenti. Ha usufruito delle incentivazioni derivanti dalla produzione di energia elettrica, utilizzando fonti rinnovabili, CIP6. Dopo soli due anni dall’idea di investire nelle fonti di energia “rinnovabili”, lo stesso management del gruppo Jemina&Battaglia, decide di rifocalizzare le proprie attività nella produzione di prodotti di origine vegetale. Assistiamo in realtà ad una giravolta che sa di speculazione finanziaria e che vede la cessione della centrale a biomasse, come leggiamo nel comunicato stampa congiunto dell’epoca, alla
“Actelios S.p.A., società del Gruppo Falck, costituitasi a seguito della scissione parziale di CMI SpA, è quotata al Mercato Telematico Azionario della Borsa Italiana. La società è attiva in tre settori: produzione di energia da fonti rinnovabili, sia rifiuti che biomasse (termovalorizzazione) – che rappresenta il core business della società -, gestione e manutenzione di impianti sia per il Gruppo che per conto di terzi e, infine, servizi ambientali. Con la cessione della centrale di Rende il gruppo Jemina& Battaglia di S.Michele Mondovì (Cuneo), all’interno del quale opera Legnochimica S.p.A., prosegue nel progetto di rifocalizzazione delle proprie attività nella produzione di prodotti di origine vegetale, fra cui quelli per il settore conciario, ambito in cui il gruppo è leader a livello mondiale”.
Nello stesso periodo la Legnochimica, con atto notarile del 23 Agosto 2000, cede un ramo d’azienda alla Ledorex Sud S.r.l., atto che verrà perfezionato in data 21 Giugno 2002. Altra scatola cinese.
Quindi, ricapitolando, una Legnochimica in forte “crisi” riesce ad ottenere altri 40 miliardi (20 milioni di euro) di contributi pubblici per costruire una Centrale a Biomasse che poi cede al Gruppo Falck attraverso un’operazione che vale circa 32,5 milioni di euro. Inoltre, ben 5 delle 8 vasche presenti nella proprietà della società Legnochimica risulteranno interrate e vendute ad altre società che, senza alcuna bonifica, vi costruiranno sopra dei nuovissimi capannoni. Ancora più incomprensibile e aggrovigliata diventa la storia se consideriamo che, più o meno nello stesso periodo della supposta “crisi”, il gruppo costituisce la Silvachimica Srl, acquisisce l’Industria Chimica Lombarda Srl, società creata negli anni ‘30 da Enrico Mattei, incorpora la Soda Industriale Srl, crea la Silvateam Perù Sac che possiede anche due piantagioni di proprietà ed infine fa nascere Sistema Energia Srl per operare nel settore dell’energia da fonti rinnovabili oltre che l’attuale holding Silvatem che farà da cappello organizzativo di questo enorme gruppo oramai multinazionale.
Da queste comparazioni si evince, quindi, il fatto che la crisi dello stabilimento a Rende contrasta fortemente con la floridità generale del gruppo che è in quel momento in forte espansione. Inoltre, nonostante tutte queste entrate derivanti dalle operazioni finanziarie succitate e nonostante le dismissioni dei terreni, ad oggi le casse della società Legnochimica in liquidazione risultano del tutto prosciugate e dunque impossibilitate a finanziare i lavori di bonifica; l’esatto contrario delle vasche che lasciano in eredità alla comunità rendese.
Ci chiediamo:
com’è possibile che un gruppo multinazionale come la Silvateam “presente con i propri prodotti in oltre 60 Paesi del mondo, leader mondiale nella produzione, trasformazione e commercializzazione di estratti vegetali, tannini e loro derivati e forte di un fatturato di oltre 100 milioni di euro” non sia riuscita ad accantonare 6 milioni di euro (il costo verosimile della bonifica) in tutti questi anni di liquidazione?
Tutti a spingere (giustamente) affinché il pubblico – Regione e Comune – svolgano fino in fondo il loro ruolo in difesa della salute pubblica.
Noi ci sentiamo, però, anche di insistere su chi è effettivamente responsabile del disastro dopo aver fatto grossi guadagni nella nostra città.
Cara Silvateam, sul vostro sito internet fate grande sfoggio di responsabilità e sostenibilità ambientale dichiarando di perseguire obiettivi lodevoli ed ambiziosi:
- Riduzione dell’impatto ambientale delle proprie attività
- Miglioramento continuo delle proprie performance ambientali
- Tutela degli ecosistemi e della biodiversità
- Efficacia dei propri sistemi di gestione
Non è che vi siete dimenticati di un pezzo della vostra storia recente?
Nella realizzazione di questi obiettivi, non potreste partire proprio dalle piscine dell’Area Industriale rendese?
Perché dovremmo pagare noi tutti contribuenti i danni causati da una vostra cattiva gestione?
Le piscine sono vostre e ve le bonificate voi…ed anche con una certa urgenza! Altrimenti abbiate almeno il buon gusto di eliminare la pagina dedicata allo “Sviluppo sostenibile” dal vostro sito ufficiale. (1)
Coordinamento Territoriale #DecidiamoNOI
Nota (1): https://www.silvateam.it/chi-siamo/sviluppo-sostenibile.html