Di USB Cosenza

Alla fine è come se ci fosse stato uno scontro fra due filosofie. Quella degli ingegneri e quella degli architetti. Tralasciando per un attimo l’aspetto del costo della metro tranvia, in quanto per i beni comuni non bisognerebbe badare a spese, ancora di più se l’opera in questo caso per una buona parte dovrebbe essere realizzata con fondi europei, lo scontro le due filosofie ha determinato, con il ricatto, la prevalenza di una rispetto all’altra. Un’opera di ingegneria ferroviaria, come può definirsi la realizzazione della metrotranvia, ubbidisce sicuramente a molte regole, ma una è essenziale per la sua realizzazione e alla base della richiesta. No, non parliamo della sua collocazione nell’ambito urbano e delle conseguenze che ne potrebbero derivare, questo è un aspetto importante ma viene un attimo dopo. L’opera come si sa, è stata richiesta per risolvere i problemi del trasporto pubblico locale fra Cosenza e Rende in un primo momento, e fra Cosenza e il suo hinterland inteso come Cosenza capoluogo di provincia attrattore di utenza del suo territorio ma anche da fuori provincia. È così che se la sono immaginata, tanto è che l’opera era stata pensata con un tracciato protetto e con attraversamenti con semafori intelligenti o con sotto/sopra passi. Questo per il primario problema che deve risolvere chi progetta l’opera richiesta: consentire una velocità commerciale alta per ridurre i tempi di percorrenza e favorire l’uso del mezzo in virtù del fatto che il Tpl incide sui tempi di vita  delle persone. Ma come si sa, l’opera così concepita non è stata unanimemente accettata perché riproponeva la divisione del territorio cosentino che tanta emarginazione aveva creato, alla quale emarginazione la costruzione del Viale Giacomo Mancini aveva in parte reso giustizia. Anche via Popilia è Cosenza si diceva negli anni ’70. Il movimento NoMetro per primo e altre soggettività poi, lo hanno denunciato dall’inizio, insieme ad altre e importanti motivazioni contrarie. Anche il sindaco Occhiuto era dello stesso parere. L’ultima campagna elettorale infatti lo ha visto protagonista in tal senso raccogliendo peraltro anche lui le “firme” per un blocco dell’opera. Ma poi da sindaco avrà pensato che le “firme” raccolte dal Comitato NoMetro dovessero fare la stessa fine delle sue. Nel salto mortale carpiato a sinistra il nostro Sindaco avrà pensato che la prevalenza della filosofia degli architetti avrebbe giustificato la realizzazione dell’opera e quindi, con una sorta di ricatto che tutti ricordiamo, ha imposto le modifiche all’opera guardando il beneficio architettonico (a parere suo ndr) e abbellendo l’opera (secondo lui ndr) sviandola però dalla sua vera missione che è il trasporto pubblico locale. E quindi ecco arrivare il trenino di piazza Loreto che porta a passeggio le mascherine. Per difendere il suo cambio repentino di opinione ha imposto il binario unico per tutto il tratto cosentino, che obbligherà il vettore agli incroci per consentire l’occupazione alternata del tracciato ferroviario. Al momento sembrerebbe che ne sia previsto uno a “Cristo Re”, e questo perché, come ovviamente immaginerete, l’incrocio ha bisogno del doppio binario. Se nell’eventualità ne fossero previsti altri, ovviamente il binario unico sarebbe come l’alfabeto morse: mo’ si mo’ no. L’idea poi di fare attraversare il vettore senza barriere protettive nel costruendo “parco del benessere” (perché altrimenti significherebbe dividere in due e per lungo anche il “parco del benessere”), non fa che acuire il problema dei tempi di percorrenza. In buona sintesi, lo scontro tra filosofie non ha fatto altro che dimostrare quanto siano lontane tutt’e due dal fare il bene comune se mal esercitate. Gli interessi particolari hanno avuto il sopravvento sugli interessi del popolo. L’obbiettivo quindi non è stato raggiunto, i tempi di percorrenza sono aumentati a dismisura e chi ne farà le spese saranno gli utenti/pendolari costretti a una modifica dei loro tempi. Quelli della vita per intenderci, e lo dovranno fare per un capriccio… se non si vuole pensare altro.

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