Un putsch alla turca. Sull’astruso colpo di stato turco

All’indomani del tentativo di Golpe in Turchia – guidato da frange dell’esercito vicine a Fethullah Gülen il magnate nonché imam del movimento Hizmet che da fidato amico e alleato è diventato negli ultimi anni uno dei più acerrimi nemici del presidente Erdoğan – dopo ore di bombardamenti e combattimenti a Istanbul e Ankara dove sono stati presi di mira i centri del potere dello Stato, i golpisti si sono arresi.
Le notizie del tentato colpo di stato tracciano un profilo diverso di Golpe rispetto a quanto accadde nel 1971 e nel 1980, i vertici del governo durante l’era del digitale riescono a lanciare i loro messaggi in tempo reale sul web e formalmente invitano le popolazioni a respingerlo. Un fallimento preannunciato, forse, una sconfitta apparentemente chiara già dalle prime ore della notte con il ritorno del presidente Erdoğan a Istanbul con previo video di annuncio del suo ritorno.
Oltre al fallimento dello stesso Golpe le ripercussioni sulla Turchia e sulle popolazioni che vivono la Turchia non tardano ad arrivare; il primo bilancio ad ora sarebbe di oltre 90 morti, centinaia di feriti, 5 generali e 29 colonnelli già sollevati dai loro incarichi, 1.563 i militari arrestati. Tutto ciò mentre il Presidente della Repubblica tuonava: “tutto questo è un’occasione per fare una forte pulizia dentro l’esercito”, ma le politiche in merito a sicurezza e controllo cambieranno a scapito di tutta la popolazione a partire dai curdi a Nord Est del Paese. Lo scenario turco, già di per sé molto instabile, con i fatti della scorsa notte non può che peggiorare le condizioni già difficili dell’intero paese.
La politica estera turca ha portato il paese all’isolamento facendosi terra bruciata verso i territori del Vicino Oriente, le tensioni con la Federazione Russa non tendono a cessare così come il ruolo alieno dell’Unione Europea e della Nato che da un lato accordano trattati e patti e dall’altro non hanno mai realmente ostacolato e fermato Erdoğan sulla violazione dei diritti, delle libertà nonché sull’islamizzazione del paese. Non a caso all’indomani del Golpe, la Merkel e Obama si schierano con il governo “regolarmente eletto” di Erdoğan.
Un colpo di stato anomalo, probabilmente pilotato, che ha destato stupore sia nelle dinamiche che per le reazioni del governo, e che porterà sicuramente una maggiore polarizzazione, repressione e scontro all’interno del paese. Il conflitto sociale e politico che caratterizza da diversi anni la Turchia si sposterà sicuramente anche su altri fronti.
Ultima, e forse più importante conseguenza di questo golpe fallito, sarà l’inquietante ulteriore accentramento dei poteri forti nelle mani di un unico uomo.
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