Sullo sciopero collettivo contro l’ergastolo ostativo – 4bis. 1 OP

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L’ Associazione Yairaiha Onlus comunica che sono state inviate le prime 35.000 firme contro l’ergastolo ostativo, indirizzate al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al Ministro della Giustizia Andrea Orlando.
Da quasi un mese i detenuti delle carceri di Catanzaro, Saluzzo, Rossano, Vibo, Sulmona, Bologna, Terni, Voghera, Milano Opera, Parma, Paola e tantissimi altri di cui, purtroppo, non abbiamo conferme dirette, sono in sciopero per chiedere la cancellazione dell’ ergastolo ostativo. Quella condanna che non permette di sperare a meno che non metti un altro uomo al posto tuo. Giuridicamente è incostituzionale (ed è ormai sancito da centinaia di sentenze), umanamente è tortura. Lo sciopero andrà avanti fino a che il Ministro Orlando non si pronuncerà pubblicamente. Tutti sono favorevoli al superamento dell’ ostativita’ ma le raccomandazioni fatte dai vari organi istituzionali giacciono inascoltate, così come questa mobilitazione. Nel silenzio più assoluto migliaia di detenuti stanno lottando per avere la speranza del futuro. Uno Stato di diritto non si vendica e l’ ergastolo ostativo è solo vendetta. La lotta continua, non lasciamoli soli.
La petizione e il sostegno allo sciopero dei detenuti ha visto l’adesione anche di associazioni e organizzazioni tra cui: l’Unione delle camere Penali Italiane, L’associazione Forense “Mobilitazione generale degli avvocati”, la Camere Penali di Cosenza, Milano e Reggio Calabria, l’Osservatorio carcere delle Camere Penali, i Cobas, Rifondazione Comunista, L’Associazione Yairaiha Onlus di Cosenza, l’Osservatorio sulla Repressione, il movimento disoccupati Calabresi, il Frantoio delle idee di Cinquefrondi, il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, il sindaco di Cinquefronti Michele Conia, l’associazione culturale “Rinascita per Cinquefronti”, l’associazione “il viandante” di Roma, l’associazione “Lav Romanò”, l’associazione “Fuori dall’Ombra”, il Cpoa Rialzo di Cosenza, il Csoa Angelina Cartella di Reggio Calabria.

Associazione Yairaiha Onlus

Di seguito la lettera indirizzata al Presidente della Repubblica, al Ministro

Al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Al Ministro della Giustizia Andrea Orlando

Al Presidente del collegio del Garante nazionale

Mauro Palma
e ai membri

Emilia Rossi
Daniela de Robert

Oggetto: sullo sciopero collettivo contro l’ergastolo ostativo – 4bis. 1 OP

Come le SS. LL. ben sapranno dal primo giugno migliaia di detenuti nelle carceri di Catanzaro, Saluzzo, Sulmona, Rossano, Vibo Valentia, Bologna, Voghera, Milano Opera, Parma, Paola, Terni e molte altre che hanno inviato le firme direttamente al Ministero della Giustizia stanno attuando uno sciopero pacifico per chiedere il superamento dell’ostatività dell’ergastolo. Detenuti, ergastolani e non, che stanno lottando per avere la speranza del futuro. Sciopero che andrà avanti ad oltranza fino a che non ci sarà una risposta da parte delle SS. LL.

Lo sciopero è supportato da una raccolta firme, ancora in corso, che ha già registrato l’adesione di ben oltre 35.000 cittadini tra cui possiamo evidenziare l’adesione dell’Unione Camere Penali Italiane, dell’associazione Forense “Mobilitazione generale degli Avvocati”, diverse camere penali territoriali quali Cosenza, Bolzano, Milano e Reggio Calabria. Decine di associazioni, docenti universitari, sindaci, forze politiche e migliaia di liberi cittadini che, tutti assieme, chiedono la fine della pena perpetua perché in uno Stato di Diritto non ci può essere spazio per la vendetta e l’ergastolo ostativo è vendetta perché incostituzionale e disumano.

Sulla scorta dei principi fondamentali della Costituzione italiana e con riferimento alle Regole minime per il trattamento dei detenuti, approvate dalle Nazioni Unite nel 1955 e ribadite dal Consiglio d’Europa nella raccomandazione del 1973, il concetto di esecuzione penale va inteso come occasione di recupero sociale. Infatti, il 3° comma dell’art. 27 della Costituzione afferma che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. L’articolo pone l’accento sull’esigenza che la pena favorisca il recupero del condannato al fine di reinserirlo nel contesto sociale dopo aver espiato. Anche la giurisprudenza costituzionale, nella sentenza n. 12 del 1966, afferma che l’afflitività della pena non deve superare il punto oltre il quale si lede il principio di umanità stessa. Istanze di umanizzazione della pena, oltre ad essere contenute nella Costituzione, trovano ampio riscontro nelle carte e nelle convenzioni internazionali sui diritti dell’uomo. Non vi è dubbio dunque che la pena, accanto all’obiettivo custodialistico, debba avere una finalità rieducativa.

InItalia vi sono ergastolani che hanno già scontato da 20 a 40 anni di detenzione e con un FINE PENA MAI e dunque con nessuna probabilità di tornare in libertà in quanto destinati, del tutto arbitrariamente –come dimostrato da ultimo nella tesi di laurea di Claudio Conte “Profili costituzionali in tema di ergastolo ostativo e benefici penitenziari”– a morire in carcere in base all’art. 4 bis, comma 1 dell’O.P., introdotto oltre 20 anni fa quale legge emergenziale ma mai più rivisto dal legislatore. Persone profondamente cambiate rispetto a 20, 30, 40 anni.

La dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, all’art. 5 recita: “nessun uomo potrà essere sottoposto a trattamenti o a punizioni crudeli, inumani o degradanti”. La Grande Camera della Corte europea dei Diritti dell’Uomo ha ritenuto il fine pena mai trattamento inumano e degradante, affermando che l’ergastolo senza possibilità di revisione della pena è una violazione dei diritti umani, poiché l’impossibilità della scarcerazione è considerata un trattamento inumano contro il prigioniero, con conseguente violazione dell’art. 3 della Convenzione europea dei diritti umani.

Con l’auspicio che teniate in debita considerazione quanto fin’ora rappresentato vogliate gradire i nostri più cordiali saluti

Associazione Yairaiha Onlus

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