Rende e Castrolibero: Ragionare su un percorso di ripubblicizzazione dell’Acqua

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Quanto sta accadendo nella gestione del servizio idrico a Castrolibero e Rende è una storia complicata e un po’ misteriosa, che ha inizio esattamente 25 anni fa. Eravamo infatti nel 1991 quando questi due comuni, insieme ad altri quattro distribuiti in modo apparentemente casuale sul territorio della provincia (Aiello Calabro, Altilia, Dipignano e Luzzi), hanno affidato i loro acquedotti alla società Italgas. All’inizio degli anni 2000 la riorganizzazione interna a questa società affidò la gestione del comparto idrico alla controllata Acque Potabili SpA, che avrebbe dovuto essere la responsabile della convenzione con i suddetti comuni fino alla naturale scadenza, esattamente il prossimo 20 giugno 2016. Tuttavia nello scorso dicembre, a pochi mesi dal termine della convenzione, accade il colpo di scena. Acque Potabili S.p.A. comunica che “nell’ambito delle attività di dismissione delle concessioni non strategiche, è stato sottoscritto con efficacia dal 01.12.2015 il contratto di trasferimento a favore della neocostituita Acque Potabili Servizi Idrici Integrati S.r.l. del ramo d’azienda relativo alla gestione del servizio idrico” dei sei comuni in questione. Da chi è costituita questa nuova società? A quanto risulta dalle visure camerali, si tratta di un imprenditore edile e dei dipendenti della stessa società Acque Potabili di Rende, i quali hanno racimolato un capitale sociale di 200’000 euro, piuttosto esiguo se si considera il giro d’affari nel quale subentrano. Basti pensare che l’ammontare complessivo netto dei debiti finora maturati verso i sei comuni da Acque Potabili è di circa 8 Milioni di euro.

In questa storia ci sono al momento pochi altri fatti da aggiungere, se non che essa si innesta in un contesto regionale molto difficile per via delle note problematiche legate alla cattiva gestione della società che vende l’acqua all’ingrosso ai comuni, la Sorical, e che mentre la vicenda si dipanava è accaduto nel nostro Paese un evento di democrazia straordinario, il referendum del 2011 con il quale oltre 26 milioni di cittadini hanno chiesto che l’acqua non sia una merce e che la sua gestione sia pubblica.

Molti però sono i dubbi e le questioni che questa storia lascia in sospeso. Una serie di comitati e associazioni riuniti sooto la sigla “Comitato Acqua Bene Comune Rende-Castrolibero” si sono più volte riuniti in queste settimane per provare a comprendere la situazione e mettere a fuoco i nodi principali della vicenda. La prima cosa da capire è: perché si è costituita una S.r.l. in prossimità della scadenza di una così lunga convenzione? Da qui il passo è breve nel porsi domande circa il futuro del servizio idrico integrato nei comuni affidatari: quali sono le reali intenzioni di questi enti? Quali quelle di Castrolibero e Rende in particolare? Forse un affidamento in proroga per un numero indefinito di anni nelle more di una ridefinizione al di là da venire? In tal caso la nuova S.r.l., con il suo piccolo capitale sociale, sarebbe in grado di offrire garanzie adeguate, sia in caso di difficoltà economiche o insolvenza,sia in termini di investimenti?

Questi alcuni dei quesiti su cui intendiamo fare chiarezza nell’assemblea pubblica indetta per il prossimo 27 Maggio, alla quale inviteremo i rappresentanti dei comuni di Castrolibero e Rende, della nuova società S.r.l. e tutti i soggetti interessati. L’assemblea sarà però soprattutto l’occasione per esprimere le idee e proposte delle associazioni e comitati. Noi siamo convinti che la direzione da prendere in questo snodo cruciale sia inevitabilmente quella del rispetto della volontà popolare espressa con i referendum del 2011 e ribadita con precise proposte di legge d’iniziativa popolare sia a livello nazionale che regionale. Ricordiamo che il risultato referendario fu particolarmente chiaro sia a Rende (60% di adesione) che a Castrolibero (64%). Ragionare su un percorso di ripubblicizzazione trasparente e realmente partecipata da cittadini e lavoratori del servizio idrico assume un significato politico ancora più importante in un momento di particolare svilimento dell’amministrazione pubblica, con particolare riferimento a quanto emerso in questi giorni a Rende. Siamo convinti che ripensare una nuova modalità di gestione pubblica e partecipata del bene comune per eccellenza, l’acqua, non significherà solo avviare discussioni meramente tecniche, ma mettere in moto sane e quanto mai necessarie dinamiche di democrazia partecipata.

Comitato Acqua Bene Comune Rende-Castrolibero
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