Quando eravamo bambini, giocavamo in campetti improvvisati, nei parcheggi all’aperto e sul ciglio delle strade. Ci scambiavamo cazzotti, pallonate e strette di mano, entrando in contatto con ragazzi di tutti i quartieri.
Poi arrivarono le playstation, internet, i campi sintetici e le scuole calcio. Alcuni di noi continuarono a giocare, altri smisero di farlo. Tutti abbandonarono i campetti impervi. Così si svuotarono tanti angoli della città. Ci svuotammo un po’ anche noi tutti, dentro.

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