LA BESTIA TRIONFANTE

E vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, e sulle corna dieci diademi e sulle teste nomi di bestemmia. E la bestia che io vidi era simile a un leopardo, i suoi piedi erano come quelli dell’orso e la sua bocca come quella del leone; e il dragone le diede la sua potenza, il suo trono e grande autorità (Ap 13,1-2).

La bestia venuta dal mare, in questo caso, è l’american way of life, una visione del mondo che parrebbe infondere libertà ed autodeterminazione alle masse popolari ma che in realtà, sotto la superficie di apparente libertà, cela la più spietata delle pianificazioni economiche.

Le lucine a led della pubblicità, le inserzioni ossessive sui social, le strategie iper-scientifiche del marketing, funzionano come una sorta di lavaggio del cervello delle masse, che come pecore al pascolo le spingono verso le destinazioni prefissate.

Piazza Pushkin a Mosca (31 gennaio 1990) – Clienti in fila per l’apertura del primo McDonald’s dell’Unione Sovietica

Quale immagine di libertà più bella ci può essere di quella bucolica delle pecore, questi simpatici animaletti vestiti di nuvola che mangiano in libertà tra la campagna ed il cielo…liberi. O almeno, forse, tali si sentono in quei momenti fuori dai recinti. Ma basta un segnale proveniente dalla voce del pastore che eccole ritirarsi in buon ordine dal pascolo all’ovile.

Anche noi, al di qua dell’Atlantico siamo pur sempre figli dell’Occidente e ci sentiamo un po’ figli delle stelle (e strisce) e della libertà, tanto da arrogarci il diritto di volerla esportare in tutto il mondo. Ci sentiamo e ci autorappresentiamo come democratici perché andiamo a votare! Ci sentiamo liberi di scegliere cosa mangiare, cosa bere, a che ora tornare a casa, quando fare orge e bagordi.

Liberi liberi siamo noi però liberi da che cosa, chissà cos’è cantava il sommo Vasco. Ma liberi lo siamo veramente? A guardare certi episodi ci parrebbe proprio di no. Ad un’analisi più accurata ci sembra proprio che viviamo in una libertà vigilata, dove la strada tra il pascolo e l’ovile è già programmata da qualcun altro come i tempi per il lavoro, per il consumo, per lo svago.

La bestia, la nuova religione della contemporaneità, ha rifatto quello che dicono fece a suo modo il cristianesimo all’inizio della sua storia ribaltando gli usi e i costumi del paganesimo e informando di sé un pezzo importante della nostra storia. In effetti, solo una religione o un’idea forte che permea l’intera vita, può essere in grado di svolgere un compito simile. Il capitalismo ha ribaltato gli usi e i costumi tradizionali, non per liberare le masse popolari da ataviche superstizioni ma per imprigionarli nelle sue proprie superstizioni. Il Natale, che parrebbe essere stata una rivisitazione della festa del Dies Natalis Solis Invicti, si è ribaltato al giorno d’oggi nell’avvento di Babbo Natale, omino paffuto frutto del marketing anni ‘20 della Coca Cola. Le tradizioni antico-cristiane posero prima di questo tempo forte, la nascita del Dio fattosi Uomo, una quaresima simile, anche se meno esigente, di quella che precede la Pasqua. Un tempo di rinuncia e di digiuno per prepararsi alla nascita del Verbo, disintossicandosi dalle cose del mondo. Oggi il medesimo tempo, che ancora si vorrebbe cristiano, è invece vissuto in tutto il mondo come il tempo della rilassatezza, del consumo anche alimentare e dello scambio dei doni…che fa sempre fatturato! Tanto ha potuto la bestia capitalistica, farci passare dal povero Gesù bambino nato in una mangiatoia in estrema povertà al Santa Claus grassoccio e dispensatore di merci.

Stessa cosa dicasi per Halloween che trasforma la festività di Tutti i Santi in una kermesse carnevalesca e sempre iper-consumistica. Potremmo andare al Venerdì, anch’esso cristianamente impostosi al “pagano” giorno di riscossione dei tributi e dell’esecuzione delle sentenze di morte, è stato poi inteso come giorno del ricordo della crocifissione del Cristo. In memoria dell’antico significato  è stato  consacrato a forme di digiuno fin dai primissimi tempi apostolici oggi colonizzato da un Black Friday sempre più espanso e con caratteristiche fortemente mercantili.

Siamo liberi però, sempre liberi di accettare o meno le narrazioni mitiche della religione capitalistica. Siamo liberi, siamo liberi, ci ripetiamo mentre facciamo file chilometriche davanti ad un Apple store o al McDonald’s: Se ieri sera (ndr. 30 novembre 2023) vi siete trovati a percorrere, magari per tornare a casa, la zona di Zumpano per imboccare la Statale e saltare il traffico del centro, di certo vi sarete pentiti. Stessa sonata per chi, a Quattromiglia, dall’altro lato della città, si è trovato nel diabolico imbuto prima della rotonda dell’autostrada, uscita Nord. E questo perché il McDonald’s, ha lanciato proprio ieri un’offerta mangereccia a basso costo. Quei tre euro per un menù che di solito ne costa 10, hanno attirato molte persone che si sono messe in coda, in auto e a piedi, per sfruttare l’occasione di risparmiare qualche euro e portarsi a casa la cena anche a costo di lunghissime attese. Le stesse attese che gli automobilisti hanno affrontato senza, però, neanche l’aspettativa di un panino. Pare che queste promozioni del grande colosso americano dei panini preparati-e-pronti, non siano finite qui, e a dicembre si rischia di vedere più code davanti al fast food che davanti ai negozi per i regali di Natale (fonte: cosenzachannel.it).

Clienti in coda in un McDonald’s di Rende (CS) – Foto tratta dal sito https://www.cosenzaduepuntozero.it

In realtà si tratta di una sorta di ‘follia collettiva’ quella a cui si assiste in queste ore nei pressi dei vari McDonald’s italiani. A scatenarla è l’offerta che la catena di fast food ha lanciato: il Crispy McBacon menù oggi costa infatti solamente 3 euro (con uno sconto di circa il 70%). Si tratta dell’inizio dei Winter Days, le giornate di sconto che ogni anno McDonald’s tiene quasi come un calendario dell’avvento: le offerte iniziano oggi 30 novembre e si protrarranno fino al 25 dicembre (fonte: cosenzaduepuntozero.it).

Le follie collettive un tempo erano le rivoluzioni, quando le masse oppresse si univano per reclamare i loro diritti. Oggi le frustrazioni di massa si estinguono in un Crispy McBacon scontato che ci fa sentire immediatamente tanto furbi da aver fregato il Capitale!

Tanto può, purtroppo, la narrazione che il capitalismo ha saputo dare di sé: liberi di consumare, liberi di chattare, liberi di postare, liberi… ma liberi da che cosa. Liberi nelle pianificate strettoie imposte dal pastore alle proprie libere pecorelle. Fin tanto che non si mette mano collettivamente alla scrittura di una nuova e potente critica  collettiva, potremo continuare a fare le nostre piccole o grandi manifestazioni alternative, le nostre striscionate e occupazioni simboliche… ma solo tra un Happy Meal ed un Black Friday.

La pervasività del capitale parte dallo studio scientifico delle pulsioni  primarie dell’essere umano in quanto essere dotato di razionalità, ma una razionalità edificata su fondamenta di carne ed ossa, nervi e volontà senza controllo. In questo, esaminando la storia contemporanea ed analizzando la disfatta del socialismo reale, il capitalismo parrebbe, con il suo infischiarsene dell’etica e puntando tutto sulle “debolezze” umane e le sue necessità, più capace di conquistare la dimensione del sogno, dell’utopia, attraverso le sue armi comunicative, le sue narrazioni coinvolgenti. Con lo stesso meccanismo dell’oroscopo, laddove si fa più attenzione alla profezia azzeccata dal mago piuttosto che sulle centinaia sbagliate, il sistema sa che quell’uno su mille che ce la fa, di morandiana memoria, può nascondere utilmente i 999 che invece giacciono nudi e al freddo ma sempre nella speranza, un giorno, di farcela. 

E allora tutti in fila davanti all’Apple Store, sognando un giorno di diventare Steve Jobs, o, partendo da un micro garage, di diventare il novello Bill Gates o, ancora più semplicemente, divenire famosi non sapendo fare nulla, semplicemente aspirando a divenire una nota o un noto influencers per il tramite di alcuni micro filmati caricati sul web o attraverso scatti particolarmente pepati!

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