IL DIRITTO ALLA SALUTE È DI TUTTI, NESSUNO ESCLUSO.

UN APPELLO ALLE ISTITUZIONI

Fin dall’inizio della pandemia avevamo già rivolto alle SS. VV. un appello affinché venissero adottati provvedimenti straordinari per la popolazione detenuta che la mettesse al riparo dal rischio contagio e diffusione del virus, consapevoli sia dei limiti della sanità penitenziaria – già in condizioni di normalità -, sia del sovraffollamento cronico che impedisce, di fatto, il distanziamento sociale che la trasmissibilità del Covid 19 impone quale misura primaria di prevenzione.

Nell’appello facevamo riferimento soprattutto a quella parte di popolazione detenuta maggiormente vulnerabile se esposta a contatti con soggetti contagiati: anziani e ammalati; d’altra parte, le linee guida elaborate dall’OMS e dal Centro di prevenzione e controllo delle malattie europeo, e le raccomandazioni del CPT sulla gestione dell’emergenza Covid per le persone detenute e internate, sono chiarissime e sottolineano la preminenza del diritto alla salute di ognuno senza distinzioni di sorta.

Preminenza sancita dalla nostra Costituzione all’art. 32 che, ricordiamo, è l’unico diritto qualificato quale fondamentale, e finanche dal Codice Penale del 1930 agli articoli 146 e 147 che determinano la recessione della potestà punitiva dello Stato a fronte del diritto alla salute, ed è azione obbligatoria nei casi individuati ai sensi dell’art. 146.

Sottolineiamo che lo Stato italiano è obbligato ad attenersi alle raccomandazioni elaborate dagli organismi internazionali ai sensi dell’art. 117 della Costituzione. Alle indicazioni fornite dagli esperti della realtà penitenziaria sin dalla fine di febbraio (sindacati di polizia penitenziaria, garanti, operatori del diritto e della giustizia, associazioni), ovvero ridurre sensibilmente il sovraffollamento e sostituire la misura detentiva con la detenzione domiciliare o ospedaliera per tutti i soggetti portatori di determinate patologie – sì da poter gestire l’eventuale, e purtroppo verificatasi, emergenza -, questo governo, e questo parlamento, hanno preferito seguire le sirene del populismo penale agitato da alcuni media a scapito dello Stato di diritto e della salute della comunità penitenziaria che oggi, purtroppo, conta oltre 1300 persone contagiate tra detenuti e operatori, con un trend in crescita costante che sta colpendo indistintamente la popolazione detenuta finanche nelle sezioni di 41bis che qualcuno, pretestuosamente, aveva dichiarato immuni da possibili contagi.

I numeri e la velocità con cui si sta diffondendo il virus nelle carceri non possono essere né sottovalutati né subordinati al titolo del reato, trattandosi del diritto alla salute che la nostra Costituzione e le leggi primarie tutelano sopra ogni altro diritto indistintamente per ciascun cittadino; diversamente si andrebbe a configurare la violazione dell’art. 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, cosa per la quale più volte l’Italia è già stata condannata.

Gli istituti di legge per evitare che la situazione degeneri ulteriormente sono già in essere, basta applicarli (senza temere di dover rispondere alle pretestuose campagne portate avanti dai media) rispondendo all’emergenza sanitaria con gli strumenti necessari.

Vista la drammatica emergenza sanitaria che sta colpendo la popolazione tutta riteniamo che le misure di prevenzione adottate rispetto alla popolazione detenuta siano assolutamente inadeguate a fronteggiare una situazione che sta mettendo a rischio l’intera comunità penitenziaria. Va tenuto conto che il 50% circa della popolazione detenuta ha una età compresa tra i 40 e gli 80 anni, oltre il 70% presenta almeno una malattia cronica e il sistema immunitario compromesso. È del tutto evidente che la diffusione del virus all’interno delle carceri rischia di assumere dimensioni catastrofiche. Abbiamo visto che limitare o proibire i colloqui familiari, l’accesso dei volontari e i permessi di uscita non ha messo al riparo dalla diffusione dei contagi.

Quello che si è creato, e che va crescendo di ora in ora, è un clima di paura e insicurezza nella popolazione detenuta, fra i familiari e il personale penitenziario che comunque è obbligato a garantire il servizio.

Gli istituti penitenziari sono a tutti gli effetti luoghi pubblici, sovraffollati e promiscui, con un via vai continuo di personale e fornitori che sta scatenando una vera epidemia. Pertanto non bisogna dimenticare che la popolazione detenuta, al pari del resto della popolazione, è tutelata dalla Costituzione e dalle carte internazionali dei diritti umani.

Chiediamo che si intervenga con un provvedimento immediato di sospensione della pena per tutte le persone detenute ammalate ed anziane ai sensi degli articoli di legge; chiediamo che il Parlamento vari urgentemente un’amnistia per la rimanente popolazione detenuta, per poi iniziare a pensare un sistema di pene che non calpesti la dignità umana ma dia senso e sostanza a quell’art. 27 della Costituzione troppo spesso dimenticato e calpestato.


Associazione Yairaiha Onlus, Osservatorio Repressione, Comitato Verità e Giustizia per le morti in carcere; Associazione Liberarsi, Associazione Bianca Guidetti Serra, Rifondazione Comunista, Associazione Memoria Condivisa, Associazione Il Viandante, Associazione Lasciateci Entrare, Ass. Culturale Papillon-Rebibbia – sezione Bologna, Insieme per ricominciare ODV, Acad Onlus (Associazione contro gli abusi in divisa), Comune-info, Giuristi Democratici, MGA sindacato nazionale forense, Federazione dei Verdi Foggia, Associazione Voci di dentro (CH), Comitato Provinciale Acqua Pubblica Torino, Contraccolpo Ultras, Federazione Provinciale Flaica-CUB di Torino, Sindacato Generale di Base del Comune di Pisa;Associazione Senzaconfine; Associazione Progetto Diritti; Legal Team Italia; Casa dei diritti sociali – Cosenza; La Terra di Piero, Associazione Emergenti Visioni, Potere al Popolo; Potere al Popolo Calabria.

Pasquale Abatangelo, Dafne Abbruzzino, Antonia Abramo, Yasmine Accardo, Giorgio Vianello Accoretti, Maurizio Acerbo, Alessia Acquistapace, Laura Acquistapace, Damiano Aliprandi, Angela Antonia Aiello, Maurizio Alfano, Ilario Ammendolia, Stefano Ammirato, Massimo Amore, Maria
Aparo, Vincenzo Aparo, Ilenia Argento, Giorvanni Arcuri, Mario Arpaia, Elisabetta Aritzu, Claudia Atzeni, Gennaro Avallone, Sonia Avenoso, Umberto Baccolo, Luisa Barba, … Vai all’appello con le adesioni complete

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