di Alessandro Gaudio*

La stampa locale, se non altro, ci avvisa del fatto che è stata approvata dal Consiglio regionale l’ennesima proroga all’utilizzo degli impianti privati di trattamento dei rifiuti urbani. Tale proposta di legge estende di un anno e mezzo, fino al 31 dicembre 2021, l’autorizzazione all’esercizio degli impianti in questione, scaduta il 30 giugno u.s. Mentre quasi tutti i politici se la prendono con la gestione fallimentare del comparto già dalla fine del secolo scorso e De Caprio, nell’aggiornare il piano regionale di gestione dei rifiuti, parla di impianti di compostaggio, di potenziamento della raccolta differenziata e di discariche zero, la legge appena approvata, pur paventando sin dal titolo la cessazione dello stato di emergenza, di fatto lo estende. Cosa vuol dire? Vuol dire che avremo ancora impianti di incenerimento e discariche di servizio, a tutto vantaggio dei loro proprietari. Proprietari − come quelli, ad esempio, degli impianti di Bucita a Corigliano e di Rende, tanto per restare nell’ATO cosentino − che già hanno fatto sentire il fiato sul collo ai sindaci dei comuni che da tempo non versano le competenze e non rispettano le condizioni stabilite dalla convenzione tra Ambiti Territoriali e amministratori degli impianti. Qualcuno dice che bisognerà «adoperarsi per attivare sinergie istituzionali» e «mettere in pratica soluzioni strutturali»: qualunque cosa significhi, non ci sembra che tale articolata risoluzione abbia portato alla conclusione della cosiddetta emergenza, né che possa farlo in futuro. Eppure, dato il carattere endemico dell’emergenza, non viene a nessuno il dubbio che si tratti di una tappa obbligata nel processo di accaparramento di denaro alle spalle delle comunità? Si tratta di un processo semplice e diffusissimo: prima blocco gli impianti, quindi creo l’emergenza e infine ottengo dalla solita politica, accondiscendente e collusa, l’ennesima proroga delle convenzioni. Mentre accade tutto questo, l’assessore regionale sta ancora lavorando al più inutile tra gli aggiornamenti di un piano che, scommettiamo?, resterà su posizioni quasi del tutto eccentriche rispetto a quelle previste da quest’altro “piano”: quello privatistico e malandrino che si gioca sui territori.

*Redazione di Malanova

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