Come movimento transfemminista sentiamo la necessità di mettere in luce un’emergenza nell’emergenza: l’aborto ai tempi del COVID-19.

La riorganizzazione del Sistema Sanitario per far fronte alla pandemia ha causato molte difficoltà a chi in questo periodo sceglie di non proseguire la gravidanza.

In tante città i consultori hanno ridotto gli orari di apertura, gli ospedali hanno trasferito i reparti IVG, molti hanno sospeso l’IVG farmacologica o chirurgica a seconda delle necessità (a chi mancano gli anestesisti, a chi i posti letto). Tutto ciò, attraverso comunicazioni scarse o inesistenti alle utenti.

Obiezione Respinta e IVG, ho abortito e sto benissimo hanno creato il canale Telegram chiamato “SOS ABORTO_COVID-19” con le informazioni aggiornate sulle strutture ospedaliere. Questa esperienza vuole far fronte comune, aiutare chi non sa a chi rivolgersi per un’IVG, fare rete tra sorelle. Ed è proprio dopo un mese di inchiesta che chiediamo al Governo di prendere delle misure all’altezza dell’emergenza che tante donne si sono trovate loro malgrado ad affrontare.

Ci dobbiamo spostare, più volte, spesso a vuoto, per prenotare le analisi, farle materialmente, richiedere il certificato di IVG, recarci in ospedale per l’operazione. Siamo obbligate a mettere a rischio noi stesse, i nostri cari, gli operatori sanitari che incontriamo. Siamo costrette a ricorrere a metodi non sicuri che mettono in pericolo la vita delle donne
quando viviamo relazioni violente e non possiamo giustificare l’uscita da casa.

Il Governo ci chiede di stare a casa e limitare gli spostamenti. Noi rispondiamo #iorestoacasama se vogliamo interrompere una gravidanza, siamo obbligate ad uscire!

Vogliamo che venga eliminata la settimana di riflessione

Il percorso che porta ad effettuare un’IVG era già complesso prima di questa emergenza sanitaria. Chiediamo l’eliminazione della settimana di riflessione perché l’interruzione di gravidanza è una procedura medica che assume un’urgenza straordinaria, essendo indifferibile, non rimandabile a data da destinarsi. Vogliamo eliminarla ora perché in emergenza sanitaria le limitazioni agli spostamenti, l’accessibilità ridotta agli studi medici, ai consultori e agli ospedali sono ostacoli reali che dilatano i tempi e aumentano la possibilità di essere costrette ad abortire alla dodicesima settimana, vicine al termine quindi.

Chiediamo di deospedalizzare subito la somministrazione della pillola ru486

Disallineato rispetto agli altri Paesi Europei e alle direttive dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’aborto farmacologico nel nostro Paese può essere effettuato solo in regime di ricovero ospedaliero ordinario di tre giorni. In linea con quanto già avviene da una decina d’anni in altri paesi europei, introdurre la possibilità che la pillola RU486 possa essere dispensata in regime ambulatoriale significa venire incontro a tutte le donne che non possono permettersi di richiedere più di un giorno di assenza dal lavoro o dalle famiglie ed alleggerire il lavoro dei medici non obiettori negli ospedali pubblici.

Bisogna estendere il limite per la somministrazione della pillola ru486 da 7 a 9 settimane

Garantire la possibilità di ottenere la RU486 nei consultori fino alla 9a settimana di amenorrea, con personale infermieristico e ostetrico, per poi poter abortire a casa, metterebbe tutti più al sicuro: il sistema sanitario verrebbe alleggerito, l’obiezione di coscienza peserebbe meno sulle spalle delle donne, i pochi medici non obiettori non dovrebbero sopperire all’inadempienza dei colleghi obiettori. Abortire a casa in questo periodo vorrebbe dire meno spostamenti, meno contagi, meno morti.

Vogliamo il rifinanziamento dei consultori

La possibilità di somministrare la RU486 nei consultori deve accompagnarsi a un rifinanziamento di queste strutture pubbliche che da anni subiscono tagli e riduzione di personale. I consultori sono nati come luoghi delle donne e potrebbero assicurare un servizio di IVG farmacologica uniforme, di qualità, con una maggiore appropriatezza clinica e organizzativa, alleggerendo gli ospedali.

Garantire l’accesso sicuro e gratuito all’aborto vuol dire proteggere la vita e la salute di tutt*.

S.O.S ABORTO! Stiamo vivendo un’emergenza sanitaria, ascoltateci!

S.O.S ABORTO! Ascoltateci, perché vogliamo restare vive!

Non Una di Meno

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