La squallida partita di giro, in cui da un lato si vendono armi alla Turchia consentendo al dittatore Erdogan nel suo delirio neo-ottomano di proseguire la politica di guerra, pulizia etnica e sterminio del popolo curdo, e dall’altro lo si finanzia per tenere ammassati profughi in condizioni disumane nella Turchia sconvolta dalla crisi economica, sta mostrando i suoi effetti nefasti in tutta la loro drammaticità.
Nelle città turche, folle inferocite di teppa razzista istigate dal governo turco aggrediscono profughi siriani terrorizzandoli, il governo fascista dell’AKP/MHP organizza pullman verso il confine e trasmette dalle emittenti statali messaggi in arabo dando indicazioni su come raggiungere l’Europa, lungo il confine turco-greco vengono arrestati giornalisti e imperversano esponenti dei servizi segreti turchi per gestire la nuova “arma” che Erdogan ha scientemente predisposto: decine di migliaia di donne, uomini e bambini.
In Siria e in Rojava continuano gli attacchi e i crimini di guerra contro la popolazione civile, dove l’esercito turco con i suoi alleati jihadisti cercano di allargare le zone di occupazione e nei territori già occupati uccidono, stuprano, sequestrano persone, saccheggiano e devastano l’ambiente, con l’obiettivo di distruggere la rivoluzione democratica, ecologica e femminista e di spezzare la resistenza del popolo curdo.
L’Europa intanto, mentre valuta ulteriori finanziamenti al governo turco, invierà 6000 militari di Frontex per blindare i confini balcanici, stanziando un budget di 333 milioni, e sappiamo bene dalla storia recente cosa significa per i corpi delle donne la presenza massiva di militari.
Pensare di risolvere queste catastrofi umanitarie che sconvolgono il Medio Oriente blindando i confini, cedendo al ricatto di Erdogan e di fatto sostenendolo nella guerra di aggressione in violazione del diritto internazionale in Siria e in Iraq, nella pulizia etnica e sostituzione demografica in atto negli stessi territori, e nella brutale repressione contro curde e curdi e opposizione democratica all’interno del proprio Paese è pura follia. Come si può pensare di affrontare una crisi umanitaria legittimando e finanziando chi la causa?
Le ipocrite politiche dell’UE di chiusura e esternalizzazione dei confini, stanno mostrando tutti i loro limiti: da un lato non risolvono il tema della migrazione, dall’altro fomentano il razzismo e il fascismo e legittimano politiche repressive contro i e le migranti e contro chi denuncia e combatte queste misure dissennate. Il prezzo lo stanno pagando persone in carne e ossa, in Rojava, in Iraq, in Turchia e ai confini con Grecia e Bulgaria.
Intanto l’inettitudine del governo italiano, che non è riuscito né a abolire i pacchetti sicurezza di Salvini né a emanare l’annunciato decreto contro la vendita delle armi alla Turchia, balbetta o tace del tutto di fronte al fatto che Erdogan, prendendo piede in Libia, si sta preparando a riprodurre uno scenario analogo a quello di cui oggi vediamo le devastanti e crudeli conseguenze sul confine turco- greco.
Fermiamo il dittatore Erdogan, apriamo i confini dell’Europa.
Contro il fascismo e il razzismo, contro la guerra.
Per i diritti degli esseri umani e dei popoli e per una vera politica di accoglienza.
Basta con la vendita di armi alla Turchia e il finanziamento della guerra del dittatore Erdogan.
Al fianco della rivoluzione del Rojava e della resistenza del popolo curdo.
Rete Kurdistan Italia