Nei giorni scorsi la Cassazione ha depositato le motivazioni relative all’udienza dello scorso 26 febbraio, conclusasi con l’annullamento con rinvio del divieto di dimora a Riace per Mimmo Lucano, tra i principali promotori del Comitato per il riutilizzo delle case vuote nella Piana di Gioia Tauro.
In quelle motivazioni i giudici ribadiscono quello che abbiamo sempre saputo, e cioè che dietro l’operato di Mimmo non ci siano né frodi né malafede, ma solo il tentativo di aiutare chi ha bisogno. A lui ribadiamo tutta la nostra vicinanza e solidarietà, mentre sta per iniziare l’udienza preliminare che dovrà decidere sul suo rinvio a giudizio.
Intanto proseguono le attività del Comitato che si è riunito per fare un punto della situazione dopo gli ultimi drammatici avvenimenti che hanno visto la morte di Sylla Nuomo e programmare i prossimi passi.
L’ennesimo incendio dimostra quanto sia inutile e pericoloso sostituire strutture precarie e fatiscenti con nuove strutture precarie, peraltro non sicure e tese a degradarsi in tempi relativamente brevi.
Tutti gli attori, sociali e istituzionali, che sono in campo, per facilitare l’inserimento lavorativo, abitativo e sociale, dei migranti si dicono convinti che la soluzione migliore, per dare una risposta strutturale al problema della residenza dei lavoratori, non solo migranti, ma anche locali, sia quella da tempo indicata dal Comitato: il riutilizzo delle migliaia di case vuote o inutilizzate esistenti nell’area. Purtroppo però quasi tutti i soggetti in questione, su questo tema, non vanno oltre le dichiarazioni, mentre gli atti concreti vanno in altra direzione, come l’utilizzo di moduli abitativi provvisori, ovvero le casette in legno e altri materiali “leggeri” già viste in occasioni di disastri sismici o idrogeologici.
Ribadiamo che questo tipo di soluzioni possono assumersi in pochissimi casi e per contingenze brevi; mentre va finalmente praticata la soluzione strutturale indicata dal Comitato, costruendo su questo, con gli sforzi e gli impegni necessari, strategie abitative ad hoc, a partire dalle attuali presenze, ridotte per la fine della campagna agrumicola, che ormai possiamo ritenere stanziali.
Il primo intervento da fare è su Rosarno, come già richiesto dal sindaco Idà, con un’operazione di manutenzione straordinaria per i beni confiscati e il completamento delle case di Contrada Serricella. La relativa spesa appare modesta e i fondi potrebbero essere oggetto di intervento specifico da parte della Regione. Con poca spesa si possono rendere abitabili a brevissimo una cinquantina di appartamenti.
Per questo aspetto e per concretizzare il sostegno agli affitti, crediamo quindi vada convocata a breve una riunione della Regione con il Comune di Rosarno e gli altri enti territoriali della Piana. A questo proposito va anche sollecitato un ruolo più attivo da parte della Città Metropolitana, del cui territorio la Piana rappresenta parte importante.
Altro aspetto da affrontare è quello legato ai trasporti e alla mobilità. In particolare crediamo vadano promosse una o più linee di trasporto pubblico che relazionino luoghi di lavoro e località di dimora dei lavoratori. Su questi temi il Comitato intende promuovere incontri con l’Assessore Regionale Musmanno e con l’amministratore ATAM Perrelli.
Per facilitare l’individuazione delle case effettivamente disponibili, a fronte delle migliaia presenti “sulla carta” ovvero secondo i dati ISTAT, il Comitato ha avviato un’interlocuzione mirata con gruppi di cittadinanza attiva, esperti e rappresentanti di organizzazione sociali (anche le parrocchie) in grado di descrivere la situazione reale relativa alle condizioni dell’uso delle abitazioni nei comuni della Piana.
Va sottolineato che dopo lo sgombero della baraccopoli, senza grandi sforzi e particolari problemi, siamo riusciti a far affittare quasi una decina di case a lavoratori migranti e stiamo procedendo a raccogliere altre adesioni per continuare questo lavoro in maniera informale, nella speranza che ben presto venga sistematizzato per tutta la richiesta alloggiativa.
Ribadiamo che l’inserimento abitativo è l’unica strada percorribile per dare dignità ai braccianti, utilizzare il patrimonio edilizio esistente, recuperando i centri abitati, rilanciare uno sviluppo sostenibile e servizi sul territorio che siano a disposizione di tutte e tutti, a prescindere dalla provenienza.
Comitato per il riutilizzo delle case vuote nella Piana di Gioia Tauro