Era solo qualche giorno fa che a Roma, nella Camera dei Deputati, alla presenza del Presidente del Consiglio Conte e del Presidente della Camera Fico, si discuteva dello Stato dei Beni Comuni. Proprio il primo ministro ha sottolineato l’importanza di questo incontro che ha messo al centro

“la nozione di bene comune che, come aveva intuito Stefano Rodotà, è intimamente connessa al disegno costituzionale della proprietà […] I “beni comuni” costituiscono una “terza via”, che si inserisce nello schema binario tradizionale, “pubblico” – “privato”. La focalizzazione sull’interesse generale collegato a un determinato bene, unitamente al riferimento alla “funzione sociale” della proprietà, proietta quindi in una dimensione nuova, […] contribuendo a superare quella dimensione “esclusivista” del diritto per esaltarne e valorizzarne una dimensione più inclusiva. In particolare oggi abbiamo bisogno di elaborare nuovi paradigmi sul diritto di proprietà […] i beni comuni sono quei beni “che esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali, all’erogazione di servizi essenziali, al libero sviluppo della persona”

Stupisce ancora di più la presenza del nostro primo cittadino, recatosi a Roma per testimoniare la tradizionale inclinazione della nostra città ad autoconsiderarsi come bene comune. E’ proprio il Sindaco Mario Occhiuto che approfondisce il tema sottolineando come il dibattito

“sui Beni comuni ci consente di aprire una finestra su scorci delle nostre realtà urbane, che ci restituiscono la fotografia della vita dei cittadini legata alle rinnovate esigenze e al cambiamento dei contesti territoriali. Individuando tutti i beni materiali e immateriali che i cittadini e le Amministrazioni riconoscono essere funzionali al benessere della comunità e dei suoi membri, nonché all’esercizio dei diritti fondamentali della persona, parliamo qui di quei beni che vanno condivisi e a volte anche autogestiti.”

Il tema è molto elevato. Si parla addirittura di condivisione, di autogestione, di diritti fondamentali della persona. Peccato apprendere in questi giorni che ciò che si predica nella Capitale non si riesce a praticare nel Capoluogo. Infatti, nonostatnte tutti gli sforzi, non si riesce a trovare una soluzione per le famiglie senza casa che in maniera creativa avevano individuato in città alcuni beni comuni, in uno stato di totale abbandono, finalizzandoli alla tutela del loro diritto all’abitare. Il Comitato Prendocasa è la traduzione reale di quello che intendeva dire Stefano Rodotà. Non esiste proprietà privata sganciata dai diritti fondamentali, sganciata dalla sua “funzione sociale” tutelata persino dalla Costituzione. Ed ecco che degli immobili pubblici e “privati” in evidente stato di abbandono sono diventati dimore quanto meno utili per far attraversare indenni i rigori dell’inverno a diverse famiglie della nostra città. Non solo alloggi di fortuna ma anche spazi polifunzionali dove giocare e fare i compiti, dove crescere in un ambiente che si avvicini alla normalità.

No, evidentemente questa categoria giuridica, i beni comuni, qui a Cosenza non funziona o non si vuole esercitare. Se l’obiettivo del nostro primo cittadino è quello di trasformare

“una città degli egoismi e dell’arroganza, dell’insicurezza e della paura, una città dei singoli interessi che prevalgono, che è esattamente il contrario della città dei beni comuni”,

non può girarsi dall’altra parte rispetto alla bellezza di una comunità in lotta che è riuscita proprio nell’intento di evidenziare e ribaltare questi egoismi, quest’arroganza, questi meccanismi clientelari che hanno permesso nel tempo di generare un tessuto urbano dove ci sono migliaia di case vuote e migliaia di persone senza casa. Prendocasa ci ha detto come sono state assegnate le case popolari. Prendocasa ha evidenziato i meccanismi predatori che si sono stabiliti dietro l’edilizia sociale anche negli ultimi anni. Prendocasa ha scoperchiato i passaggi che hanno portato all’evaporazione degli ex Fondi Gescal.

Allora, caro Presidente del Consiglio, caro Presidente della Camera, caro Sindaco di Cosenza e caro Presidente della Regione Calabria, si, siamo convinti che i beni comuni sono centrali nel dibattito politico e giuridico affinché parole come democrazia, partecipazione, diritti umani e autogestione si trasformino da sterili definizioni in vissuto reale. E’ questa l’operazione fatta dalla comunità dei Prendocasa. Individuare dei beni comuni in disuso e finalizzarli alla tutela dei diritti fondamentali di tante famiglie. Avremmo dovuto premiarli come esempio di una prassi avanzata che è stata il tema dell’incontro romano alla presenza di qualce centinaia di sindaci e delle più alte cariche dello Stato. Invece no, nessun premio, nessun riconoscimento, nessuna soluzione per garantire anche in maniera alternativa il loro diritto ad avere un’abitazione. Unica proposta lo sgombero di decine di persone che dovranno trovare altre soluzioni creative per non tornare sulla strada.

Si, noi lo sappiamo cosa sono i beni comuni, sarebbe opportuno che anche voi, care istituzioni, dalle parole dei seminari passiate ai fatti.

MALANOVA VOSTRA!

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