Prima rappresentazione di “ABBASCIO”, lavoro inedito di Emilio Nigro

Venerdì 28 Dicembre, alle 20.00, presso la sede dell’Associazione ACRIP, Villaggio Europa, RENDE (CS) andrà in scena la primissima del nuovo lavoro di Emilio Nigro “ABBASCIO”. Con l’autore ci sarà Carmelo Giordano, attore e regista. Da questa sede cominciò, qualche anno fa, l’odissea di Avemmaria. Si ritorna sul luogo del “delitto” perché di lontananze si dice. E di sud e di nord. Di cunti.

L’opera è un canto, alla terra. Alla terra madre. Apparsa come vista dall’altra sponda del mare. Di cui se ne avverte la dolorosa distanza, e se ne ha possibilità di ritorno, attraversando quel mare, anche a bracciate, per quanto raggiungibile effettivamente. Ma rimane visione, quasi miraggio. Lì, lontana. Così che i contorni rimangano nitidi, e ciò che accade o accaduto dentro la terra (più dentro fino alle viscere…), riemerga in ricordi chiarificati anziché vissuti, da protagonisti, antagonisti o spettatori terzi, con lo spaesamento tipico del trovarsi in mezzo alle cose che accadono.

Come quando si è in scena, in mezzo ad un palco, e si è registi di sé stessi: mancante un terzo, una presenza estranea, non si riesce a decifrare l’oggettività della prova d’attore. Stare in mezzo alle cose coinvolge a tal punto da sovrapporre vita interna ed esterna.
E allora la necessità di uscire. Di andare lontano. La costrizione di farlo per sopravvivenza, per lavoro, per fortuna o sfortuna. E il ritornare con lo sguardo alla terra, con lo spirito rimasto lì, di cui per le strade aleggia l’alone o l’eco, o se ne materializzano le tracce, evidenti, materiali o intellettuali. Del resto, il senso dell’agire umano potrebbe essere un lasciare tracce, registrare, registrarsi. Strutturare memoria. Per dire all’altro qualcosa di sé.

Il testo e di conseguenza la scena, si evolvono e sciolgono per materiale verbale e azioni dialettiche e immaginifiche, anche episodiche. Secondo una tradizione, volontaria e spontanea, di maniera grecanica nel racconto drammatizzato. Un cunto, leggero ironico e tagliente e intenso. Per contrapporre e unire culture. Per approdi intimi e scorti appena. Per un senso comune di comprensione e riconoscimento.
Riaffiora una geografia di luoghi e costumi. Di vite e fatti di cui si comprende, sbirciando, un’appartenenza identitaria. Intrisa dell’Ulissismo di un desiderato ritorno che potrebbe non concretizzarsi mai…

La realizzazione della locandina è di Chiara Zanna. Siete tutti benvenuti!!!

 

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