La crisi delle aziende Madonna della Catena e Biolife sono la punta dell’iceberg di una situazione di estrema difficoltà che la sanità calabrese attraversa per la netta incapacità politica della attuale giunta regionale e di quella precedente.
Ambedue giunte non si sono distinte per avere usato un metodo diverso. Hanno accettato, inchinate alla politica romana, che a governare le scelte vitali a tutela del diritto alla salute , sia stato un metodo ragionieristico, eludendo così gli obblighi che la costituzione impone.
Una situazione che, inoltre, diventa con il passare del tempo una vera emergenza anche dal punto di vista del lavoro considerato che per l’anno 2016 a risorse invariate rispetto al 2015, si è stati costretti limitare le giornate convenzionate, nel caso del Biolife, ovvero a revocare l’accreditamento di nuovi posti letto nel caso della Madonna della Catena.
Scelte che, oltre a non garantire il diritto alla salute dei cittadini, hanno messo in discussione i livelli occupazionali.
Dietro la minaccia di licenziamenti per motivi economici, obbligano, quando va bene, le lavoratrici e i lavoratori ad accettare la modifica dei contratti di lavoro in essere trasformandoli da full-time in part-time orizzontali fino alla misura del 50% della prestazione prevista dal CCNL di categoria.
Riteniamo che se domani al tavolo prefettizio non ci saranno da parte della Regione le risposte che il sindacato si attende sarà inevitabile, a questo punto, il ricorso alle giustificate azioni di lotta.
Invitiamo i cittadini, qualora dovessimo anche a loro tutela indire eventuali scioperi e manifestazioni, di essere solidali con le lavoratrici e i lavoratori interessati e quindi, a lottare insieme per una sanità bene comune e per difendere il diritto alla salute.
USB federazione provinciale Sanità Privata
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