Prima di guardare il mondo dal lato “orientale” una premessa.
Iniziamo a “volo di gabbiano” con un accenno alle ultime vicende storiche. Con il pretesto di un intervento umanitario, la NATO, senza alcun mandato dell’ONU, inizia il 24 marzo del 1999 i 78 giorni di bombardamenti per fermare la pulizia etnica che pare sia stata voluta dal presidente serbo Milosevic contro la popolazione albanese del Kosovo. Diciamo pare perchè, in una recente sentenza, il Tribunale dell’Aja ha rilevato, dopo aver condannato a 40 anni Radovan Karazdic, l’inesistenza di prove dirette contro Milosevic. Velocemente raggiungiamo la Guerra in Afghanistan scatenata ad ottobre del 2001 da USA e Inghilterra dopo l’attentato alle Torri Gemelle senza autorizzazione e copertura giuridica delle Nazioni Unite che arrivò solo a fine anno. Qualcuno sa oggi cosa succede in Afghanistan? Il 20 marzo 2003 iniziava la guerra in Iraq dichiarata da una “coalizione di volenterosi” contro la dittatura di Saddam Hussein accusato di nascondere e sostenere militanti di al Qaida e possedere armi di distruzione di massa; accuse successivamente dichiarate prive di fondamento. La coalizione era capeggiata da USA e Inghilterra che coniarono per l’occasione i concetti di “guerra preventiva” e “esportazione della democrazia”. Anche questo conflitto fu intrapreso nonostante la mancanza di un’autorizzazione formale da parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Qualcuno sa oggi cosa succede in Iraq? Arriviamo all’intervento militare in Libia iniziato il 19 marzo del 2011 e guidato dalla Francia che ne basava la legittimità sulla risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza dell’ONU che istituiva una zona d’interdizione al volo non rispettata dall’esercito libico. Nel macro come nel micro una legalità (internazionale) interpretata sempre a vantaggio del più forte. Qualcuno sa oggi cosa succede in Libia?

Questo cappello solo per evidenziare come il diritto internazionale è a completa disposizione delle superpotenze occidentali. Infatti se si bombarda l’Iraq per esportare la democrazia senza autorizzazione dell’ONU la propaganda ci informa che è per il bene del globo terracqueo, se invece la Crimea discriminata dalle politiche russofobe della maggioranza nazionalista e nazista al governo (termini con i quali si auto-definiscono i principali partiti della coalizione) indice un referendum per autodeterminarsi uscendo dall’Ucraina, si tratta di una mossa imperialista della Russia di Putin.

Ma veniamo al tema di questo articolo. Il panorama delle conoscenze geopolitche degli “occidentali”, grazie anche – specialmente in Italia – alla qualità dell’informazione dei media mainstream, è particolarmente limitato. Al di là di un’infarinatura sull’ONU, sul ruolo degli Stati Uniti e della conoscenza dell’esistenza dell’Unione Europea, tutto il resto parrebbe essere un magma indefinibile in salsa islamica e terzomondista. In realtà non è così.

Qualcuno ha mai sentito parlare nei nostri telegiornali della SCO?

Dal sito ufficiale apprendiamo che “La Shanghai Cooperation Organisation (SCO) è un’organizzazione internazionale intergovernativa e permanente creata il 15 giugno 2001 a Shanghai (Cina) dalla Repubblica del Kazakhstan, la Repubblica Popolare della Cina, la Repubblica del Kirghizistan, la Federazione russa, la Repubblica di Tajikistan e la Repubblica dell’Uzbekistan […] che nel tempo hanno creato un meccanismo di fiducia reciproca nelle zone militari delle regioni di confine stabilendo un rapporto di partnership. […]
Attualmente altri cinque paesi (Afghanistan, India, Iran, Mongolia e Pakistan) hanno lo status di osservatore, e altri tre paesi (Bielorussia, Turchia e Sri Lanka), lo stato di interlocutore.”

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La mappa ci aiuta a capire meglio l’enormità di questa organizzazione ed evidenzia ancora di più l’assordante silenzio dei media. L’organizzazione iniziò con degli obiettivi minimi come la demilitarizzazione dei confini, la lotta al terrorismo ed al traffico di droga nella regione ma successivamente le materie che vedono la cooperazione di questi paesi si sono moltiplicate fino ad inglobare l’economia attraverso il “Program of Multilateral Trade and Economic Cooperation” e tanti altri settori come la tecnologia, la cultura, l’educazione, l’energia, i trasporti ed il turismo.

I sei stati membri occupano i 3/5 del territorio Euroasiatico con 1,5 miliardi di abitanti pari a circa ¼ della popolazione mondiale.

A puntare i riflettori su questo gigante geopolitico il riavvicinamento tra Erdogan e Putin (incontro del 09 Agosto a Mosca) e le azioni militari in Siria degli aerei russi di stanza in Iran. La questione si infiamma ancor di più se consideriamo le parole del presidente cinese Xi Jinping nel corso del 95° anniversario della fondazione del partito comunista: “Attualmente stiamo osservando azioni aggressive degli Usa, che riguardano sia la Russia che la Cina. Credo che la Russia e la Cina possano creare un’alleanza di fronte alla quale la NATO sarebbe ridimensionata, e questo metterebbe fine alle ambizioni imperialiste dell’Occidente”. Quindi, il mondo visto da “Oriente” mostra immagini speculari che mettono in primo piano le ambizioni imperialiste del capitalismo occidentale.

In un articolo del sito geopolitica.info si riporta una recente analisi del presidente Putin che ha rimarcato l’obsolescenza della Nato, data l’estinzione del patto di Varsavia, “ma per alcune ragioni – afferma – la Nato continua ad espandere le sue infrastrutture e ad avanzare verso i confini della Russia”.  E ciò è confermato dalle decisioni pratiche ratificate durante il summit di Varsavia: (a) quattromila truppe da dispiegare tra i paesi baltici e la Polonia, guidate da Stati Uniti, Regno unito, Canada e Germania, e una brigata multinazionale in Romania;  (b) l’implementazione degli scudi antimissilistici in Polonia e Romania; (c) il continuo supporto all’Ucraina (oggi divisa e per nulla democratica – http://www.geopolitica.info/summit-nato-di-varsavia/)

Questa azione di accerchiamento che la NATO sta svolgendo ai danni della Russia cammina di pari passo con il tentativo di indebolire un altro esperimento in rapido sviluppo rappresentato dall’Unione Economica Euroasiatica (EEU); la questione Ucraina è solo uno degli esempi lampanti di questo tentativo accompagnata dagli ammiccamenti dell’UE alle Repubbliche ex sovietiche, i cosiddetti paesi del Partenariato Orientale. Di fatto la EEU non è altro che una zona di cooperazione e libero scambio che ingloba ad oggi Russia, Bielorussia, Kazakistan, Armenia ed infine Kirghistan ma che tendenzialmente tenta di sovrapporsi allo SCO creando di fatto un mercato comune euroasiatico che trasformerebbe totalmente l’attuale conformazione economica mondiale. Secondo alcuni analisti ci sarebbe anche allo studio la sostituzione del dollaro, attualmente utilizzato in tutti gli scambi internazionali, in questo “mercato orientale” un esperimento pensato qualche tempo fa anche da Saddam Hussein per il suo mercato petrolifero e da Gheddafi all’interno dello spazio dell’Unione Africana. Sapete bene com’è andata a finire in questi ultimi due casi.

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