COBAS Almaviva: SCIOPERO NAZIONALE INTERO TURNO!

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Oggi, come Cobas del Lavoro Privato della provincia di Cosenza, e a sostegno del Cobas aziendale presente in Almaviva Contact a Rende, abbiamo partecipato alla giornata di mobilitazione e sciopero nazionale indetti per dire no ai 3mila licenziamenti e a eventuali peggioramenti delle condizioni salariali e contrattuali dei lavoratori del gruppo Almaviva. Abbiamo dato vita a un presidio davanti al call center di c.da Cutura e successivamente ci siamo spostati in piazza 11 settembre nel centro di Cosenza continuando a manifestare la nostra contrarietà a licenziamenti e accordi bidone. Una delegazione di lavoratori e rappresentanti delle sigle sindacali è stato ricevuto dal prefetto al quale è stata fatta presente la situazione di estrema incertezza in cui versa Almaviva Contact, inclusa la sede rendese. In particolare è stato fatto presente che al momento non ci sono esuberi sulla sede ma che a breve la situazione potrebbe peggiorare anche qui. Da parte nostra, come Cobas del Lavoro Privato, abbiamo fatto presente al nostro interlocutore che non è ammissibile che un’azienda multinazionale su alcuni siti abbia degli esuberi e licenzi mentre su altri assuma lavoro precario e interinale prendendo sgravi fiscali e utilizzando ammortizzatori sociali mentre aumenta il carico di lavoro. Secondo noi il lavoro andrebbe ripartito equamente su tutte le sedi, non è possibile che si delocalizzi il lavoro solo quando fa comodo ai padroni! L’incontro si è concluso in pochi minuti con la promessa da parte della prefettura di far presente al Mise che anche i lavoratori rendesi sono in mobilitazione e allarme.

COBAS LP COSENZA

 

COBAS Almaviva from Malanova info on Vimeo.

 

L’esito della consultazione dei lavoratori Almaviva di tutte le sedi ha rigettato al mittente l’intesa di azienda, CGIL-CISL-UIL-UGL e Governo. Anche se è indispensabile sin da subito riprendere le mobilitazioni, ci sembra opportuno analizzare il percorso sin qui svolto, non risparmiando elementi di critica, che, malgrado possano dare fastidio a qualcuno, riteniamo indispensabili per un efficace prosieguo della vertenza.

La forte mobilitazione dei lavoratori Almaviva, che ha avuto come elemento trainante le iniziative dei colleghi di Napoli e Palermo, inizialmente caratterizzata da una generica opposizione ai licenziamenti, ha successivamente espresso degli obiettivi più chiari e specifici, che hanno dimostrato la capacità dei lavoratori di andare al di là della generica difesa del posto di lavoro a qualsiasi condizione.

Oltre al ritiro di tutti i 3000 licenziamenti, si è arrivati all’elaborazione di una istanza chiara e inequivocabile: un eventuale ammortizzatore sociale a livello nazionale con una equa distribuzione della riduzione d’orario su tutte le sedi e il rigetto di qualsiasi ipotesi di peggioramento delle condizioni di lavoro in genere.

Inoltre, nelle assemblee, nei confronti pubblici e sui social network emergeva in maniera incontrovertibile tutta la strumentalità della specifica procedura di licenziamento avviata da Almaviva: il concentrare gli esuberi sulle sole sedi di Napoli, Roma e Palermo, malgrado la possibilità avuta in questi anni di riequilibrare i flussi di chiamata e le commesse nelle varie sedi, ha come unico fine quello di cristallizzare localmente gli esuberi, per poter procedere successivamente con i licenziamenti attribuendo un maggior peso al parametro delle esigenze tecnico-organizzative ed “aggirare” i prioritari criteri di legge: carichi familiari e anzianità aziendale.

A partire da queste richieste espresse dai lavoratori in modo netto, ci chiediamo come sia stato possibile da parte di CGIL-CISL-UIL-UGL elaborare-accettare le indicazioni verbalizzate dal MiSE il 21 aprile e far “perdere” ai lavoratori, in una consultazione del tutto inutile, circa 15 giorni dei 75 previsti dalla procedura: l’accettare una CdS solo formalmente “Nazionale”, ma sostanzialmente applicata solo su Roma, Napoli, Palermo, l’accettare la richiesta aziendale di non spostare volumi e commesse tra le sedi, l’inserire ulteriori elementi di flessibilità (CdS a 15 gg e mista per pt 5-6 ore) risultava palesemente in contrasto con le richieste espresse dai lavoratori.

A nostro avviso, altro errore tattico è stato quello di spostare da subito ed esclusivamente la discussione al MiSE, “snobbando” i 45 giorni di consultazioni specificatamente sindacali e non richiedendo ulteriori dati all’azienda al fine di “smontare” i numeri e la localizzazione dei licenziamenti.

Arrivare al tavolo ministeriale accettando per certi e incontrovertibili i numeri di Almaviva avrà come conseguenza quella di far perdere ai lavoratori, in parte, potere contrattuale in questa difficile vertenza.

Ma ci sono altre incongruenze rilevate nello svolgersi della vertenza, gestita fondamentalmente dai Sindacati Confederali, che come lavoratori non possiamo non evidenziare:

  • il collegare la specifica vertenza Almaviva ai problemi dell’intero comparto senza proclamare uno sciopero dell’intero settore degli outsourcing

  • il proclamare, malgrado le richieste dal basso dei lavoratori, degli scioperi esclusivamente sulle singole sedi, e oltretutto non coordinati, al di fuori di qualsiasi logica del maggior danno all’azienda e della massima efficacia: gli scioperi dei Confederali del 10 e 12 a Palermo e dell’11 a Roma dimostrano questa “strana” tendenza;

  • il non organizzare nessun forte momento di visibilità come ad esempio un corteo nazionale a Roma.

Noi come lavoratori e colleghi di Roma, auto-organizzati nei COBAS, abbiamo cercato di unificare le lotte delle varie sedi, proclamando 2 scioperi nazionali e supportando le varie iniziative dei lavoratori delle altre sedi.

Pensiamo possa essere utile organizzare mobilitazioni locali, se “intelligenti” e legate ad appuntamenti politico-istituzionali nei singoli territori

MA RITENIAMO INDISPENSABILE E URGENTE INIZIARE SIN DA SUBITO AD

ORGANIZZARE UNO SCIOPERO NAZIONALE E UN

GRANDE CORTEO A ROMA

CHE RAGGIUNGA I PALAZZI DEL GOVERNO E DELLE ISTITUZIONI ED IMPORRE IL RITIRO DEI LICENZIAMENTI E IMPEDIRE IL PEGGIORAMENTO DELLE NOSTRE CONDIZIONI DI LAVORO!

NOI CONTINUEREMO A LAVORARE,

AFFINCHÉ CIÒ AVVENGA IL PRIMA POSSIBILE!

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