UNICAL: A proposito del teatrino elettorale!

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In queste ultime settimane abbiamo assistito all’interno del campus alla usuale e periodica frenesia elettorale. Gruppuscoli di persone intente ad attaccare manifesti ovunque, tappezzando letteralmente l’università, passando le proprie giornate davanti le sedi delle proprie associazioni ad elemosinare voti ai passanti, convinti che questa sia la massima partecipazione accettabile e che in questo si esaurisca il fare politica, genuflettendo quella che dovrebbe essere una quotidiana prassi di libertà e liberazione (la Politica) alla pochezza “dell’urna universitaria”. Queste associazioni dietro la “legittimazione” che ritengono di acquisire tramite il voto e la successiva delega, nascondono la loro vera natura, ossia essere macchine utili a procacciare “finanziamenti” e spazi di gavetta (per futuri probabili politicantuli) collegati ai maggiori partiti in Parlamento, responsabili della progressiva privatizzazione e trasformazione dell’università in un non-luogo in cui gli/le studenti/esse-clienti, identificati/e da una matricola sono necessari alla verifica periodica della sostenibilità (economica) dei corsi di laurea.
 
In questo modo l’università è ed è stata progressivamente sventrata e privata di ogni diritto e spazio conquistato in un passato. Quel glorioso processo di trasformazione e conquista che ha fatto si che l’università diventasse “spazio” centrale nella società trasformandosi in un luogo di formazione di un sapere critico, consapevole e conflittuale, aperto a tutti/e, ha lasciato il passo, grazie anche ad una progressiva collaborazione dei “partitucoli universitari”, all’odierna università azienda che sforna individui già precarizzati e sempre più omologati. Anche all’interno dei consigli di dipartimento ogni tipo di discussione prescinde dalla formulazione di offerta formativa adeguata al contesto territoriale, sociale nonché alla crescita della persona, perché l’attenzione è spostata sull’aspetto finanziario dei corsi di laurea. Il risultato di tutto ciò è l’esistenza di corsi di scarsa qualità che garantiscono agli studenti delle sterili ed eterodirette nozioni che spesso costituiscono solo una infarinatura generale senza seguire la specificità dei corsi di laurea; anche per quanto riguarda questo tipo di problemi, i rappresentanti spesso non hanno agito o addirittura non sono mai stati presenti ai consigli come nel caso del dipartimento di scienze e politiche e sociali.
 
Risultano quindi ridicoli sia le affannose attività di queste settimane delle associazioni sia i programmi elettorali delle varie liste, soprattutto quando non hanno contezza della condizione attuale dell’università, poiché interessati solo a perseguire i propri interessi ed a dividersi la “torta” dei finanziamenti e i favori del centro residenziale, che puntualmente demanda alle associazioni la gestione del piano burocratico al fine dell’erogazione dei servizi agli studenti. Le associazioni utilizzano ciò per cooptare (ed a volte candidare in modo improprio) gli/le studenti/esse che per la prima volta chiedono qualche informazione e/o sbrigano qualche pratica. Il comportamento di tali soggetti, che ricordiamo bene resuscitano solo in occasione delle elezioni pavoneggiandosi a difensori di una rappresentanza vuota ed a cui loro stessi non sono in grado di dare significato, riduce tutta la politica universitaria alla risoluzione delle faccende burocratiche.
Inoltre ci sembra assurdo e paradossale che in alcuni programmi elettorali in materia di sicurezza venga proposta l’apertura di una caserma all’interno del Campus. Tutto ciò rende palese quanto queste associazioni che, senza conoscere il significato proprio e profondo delle parole, si definiscono apolitiche abbiano introiettato il concetto di sicurezza inteso come securitarizzazione e militarizzazione, che oggi va per la maggiore nei partiti in Parlamento, agendo come promulgatori di questo dispositivo anche all’interno dell’Università che per sua storia è un luogo libero e liberato da questa forma di controllo e repressione. La sicurezza nell’università non deve assolutamente essere demandata ad organi di controllo esterni ma deve trovare forma nella vita quotidiana degli spazi dell’università stessa, nell’apertura di spazi di socialità ed aggregazione e nella creazione di pratiche di vita collettive del Campus.
 
Convinti che la rappresentanza in generale ed in particolare gli attuali candidati non possano concretamente agire nell’interesse di tutti/e gli/le studenti/esse, ma siano solo parte della riproduzione delle gerarchie di potere all’interno del microcosmo sociale universitario, ribadiamo con forza la nostra totale contrapposizione e distanza da questo processo. Invitiamo gli/le studenti/esse a non votare e quindi a non delegare ai rappresentanti la protezione del nostro diritto allo studio, ma a partecipare attivamente alla vita sociale e politica dell’ateneo. Abbiamo la responsabilità di fermare la progressiva distruzione degli spazi democratici e di discussione all’interno dell’università. Pensiamo che solo socialità, aggregazione dal basso ed Auto-organizzazione possano essere gli strumenti per resistere alla destrutturazione dell’università e alla sua “commercializzazione”.
 
Per noi l’università deve essere uno spazio libero e liberato, accessibile e fruibile, in cui il sapere, il tempo di vita ed in sintesi la vita stessa non siano una merce da cui trarre profitto!
 
NON VOTARE, LOTTA!
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