UNA “SINTESI” DEI LAVORI DI LUGLIO DELLA CONSULTA DEI BENI COMUNI DI RENDE (CS)

Consulta dei Beni Comuni – Rende (CS)*

È appena iniziato quello che abbiamo definito “percorso”, “viaggio” e come ogni viaggio che si rispetti è necessario avere ben presente le coordinate di base. Da dove si parte? E soprattutto, dove si vuole arrivare?

In base alle risposte che ci daremo potremo scegliere i mezzi di locomozione più idonei. Se decidessimo, ad esempio, di fare un giro intorno casa, andremmo certamente a piedi. Se decidessimo di andare poco più lontano, potremmo prendere la bicicletta. Se, diversamente, volessimo arrivare a Milano, ci occorrerebbe l’auto o meglio ancora il treno o l’aereo.

Da dove partiamo? In realtà questo interrogativo è stato già sciolto. L’idea è stata, infatti, quella di partire dalla città, dal Comune, dalla realtà più prossima ai cittadini al fine di provare a mettere in moto dei processi che vadano a garantire una maggiore partecipazione attiva e diretta da parte di tutte e tutti.Siamo abituati da troppo tempo a guardare con gli occhi dello spettatore ciò che un piccolo nucleo di persone (supera di poco la decina di unità) decide, il più delle volte commentando, annuendo o criticando. Solo la partecipazione attiva alla vita in comune assicura un reale e obiettivo discernimento rispetto alle scelte intraprese da chi è deputato ad amministrare la città.

Stabilire come investire le risorse nazionali è spesso il risultato di una scelta tecnica ma non di rado le stesse sono supportate e ponderate in relazione a calcoli meramente politici. E’, difatti, ben diverso decidere di spendere ingenti somme a favore di chi un domani ci mostrerà riconoscenza attraverso un importante ritorno di voti, piuttosto che scegliere di manutenere una rete idrica obsoleta senza destare alcun clamore e audience. Un governo “autoritario” e spesso “autoreferenziale”, in cui l’amministrazione decide come investire le risorse collettive e come orientare la macchina comunitaria cittadina è il sistema normale adottato da chi si interessa dell’opinione dei cittadini solo al momento del voto ma è anche il risultato di un atteggiamento passivo da parte della comunità . Per di più, oggi, il quadro si è fatto particolarmente complesso. Una crisi senza precedenti continua a dilagare e la fine sembra ancora molto lontana. La situazione è aggravata da un meccanismo che ha colpito e impoverito gli enti di prossimità attraverso tagli lineari, pensati per alleggerire il debito pubblico nazionale, in ossequio alle logiche da pareggio di bilancio introdotte con le ricette della Spending Review e del Fiscal Compact talmente introiettate da trovare spazio persino in Costituzione. Con queste manovre di politica economica si è arrivati anno dopo anno a depredare tutte le risorse riservate ai Comuni, costretti a privatizzare i servizi essenziali e spesso a non poter garantire neanche la normale gestione dell’Ente. Questo ha tolto capacità decisionale ai Comuni resi più controllabili di fronte allo strapotere delle istituzioni superiori e in particolar modo dell’Europa. L’effetto di ciò è stato quello di spogliare i cittadini di ogni capacità sostanziale di scelta e di partecipazione. Eppure le risorse ci sono e mai così cospicue come in questo momento, anche per effetto della risposta europea alla crisi economica scatenata dalla pandemia, il problema è che le programmazioni sono imposte dalle solite logiche di potere che non lasciano spazio ad alcuna autonomia.

Se non si pone un freno, migliaia di euro continueranno ad essere spesi per la costruzione di grandi opere inutili come un Parco acquatico o una deturpante metropolitana leggera, piuttosto che utilizzati per i reali bisogni della città e dei suoi cittadini. Iniziamo dunque a programmare le prime tappe mantenendo sempre presente il punto di arrivo: forme di democrazia partecipata, forme di autogoverno.

Con queste premesse sin dai primi di settembre è necessario, ricominciare a conoscersi meglio, ad approfondire meglio le realtà che hanno iniziato a far vivere l’assemblea, conoscere il loro lavoro in città, condividere le esperienze, le esistenze, le problematiche; stabilire insieme nuove relazioni con le altre associazioni cittadine, con i quartieri con i singoli cittadini. Questa è quello che abbiamo chiamato “inchiesta” (spesso senza capirci) ma che potrebbe più precisamente assumere i connotati del metodo della “conricerca” che non prevede alcun titolo da studioso/ tecnico/ricercatore, ma consiste molto più semplicemente nel mettere in condivisione i propri saperi, le proprie esperienze, le proprie vite. Partendo da noi per arrivare agli altri e agli obiettivi prefissi.Autogoverno non è altro che la sperimentazione di pratiche di neomunicipalismo in cui i cittadini partecipano attivamente alla gestione della macchina comunitaria. Sono passaggi fondamentali se vogliamo che le nostre risorse siano utilizzate per il bene comune.

È necessario pertanto avere piena contezza di quali sono le risorse disponibili, è necessario sapere In che stato versano realmente le casse comunali, In che forma arriveranno le risorse europee stanziate per lenire la crisi pandemica e ancora, quale sia il sistema migliore per la gestione dei rifiuti nel nostro Comune, cosa prevede il nuovo PSC sullo sviluppo della città nei prossimi 20 o 30 anni, quale sarà la gestione del sistema idrico, quali le problematicità ambientali che insistono sul nostro territorio, quali lavori ed attività sono esercitati prevalentemente, come vivono gli anziani, le donne e gli uomini, i bambini e le bambine.

Per tradurlo in termini maggiormente precisi partiremo dalla conricerca (messa in comune collettiva dei saperi e delle esperienze, delle relazioni e delle capacità) sulla cooperazione sociale (i meccanismi produttivi, lavorativi, economico/sociali, di cura e relazionali che rendono possibile la nostra stessa vita) così come si dà nella nostra comunità per comprenderne i meccanismi e tentare di analizzarne le linee di tendenza per curvarle, attraverso la trasformazione delle forze in campo, a quello che è il nostro progetto di autogoverno ovvero della creazione di una città più felice, aperta, partecipata, cooperativa.

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