A chi giova non trattare il problema del randagismo? Perché i Comuni decidono di non determinarsi per supportare il piccolo costo della sterilizzazione dei cani randagi e invece pagano tranquillamente migliaia e migliaia di euro per mantenerli reclusi e in cattivissime condizioni nei canili?
A queste domande proveranno a rispondere esperti del settore, istituzioni ed associazioni nella manifestazione organizzata il 22 giugno 2025 a Cosenza in Piazza Loreto.
Per farsi un’idea di come risolvere questa atavica problematica è meglio sentire tutte le campane e non nascondere la polvere sotto il tappeto. Il costo è l’inutile sofferenza di essere viventi e senzienti per il solito e becero profitto.
Dal racconto delle associazioni che abbiamo sentito, emergerebbe, il condizionale è d’obbligo, un circuito ben organizzato tra istituzioni e privati per sfruttare al massimo il sistema dei canili che fa girare, con la solita tattica dell’emergenza, tantissimi soldi pubblici. L’ASP, ci dicono, punisce volontari ed associazioni con ispezioni (giuste) e multe (molto spesso meno condivisibili) nonostante questi siano motivati solo dall’amore per i randagi e ci mettano del loro, anche economicamente, per salvare tanti animali dalla strada e provare dargli un futuro migliore. Le multe scatterebbero perché, secondo l’interpretazione istituzionale delle norme, gli animalisti non farebbero il bene degli animali promuovendo l’adozione invece che l’internamento nelle strutture preposte. In realtà in questo discorso emergono molte ombre: non si capisce come vengono gestiti i canili e da chi, perché i volontari non possono entrare facilmente nelle strutture convenzionate, quanto costa questo sistema e se on ce ne siano altri meno impattanti sulle finanze pubbliche e sulla salute degli animali.
“Chi entra nei canili non si può permettere nemmeno di fare foto – chissà come mai – perché se all’esterno viene visto lo schifo che c’è dentro ovviamente tutti questi canili chiuderebbero all’istante”, affermano alcuni volontari. “Quando riusciamo ad entrare nei canili, quelle poche volte che ci fanno entrare, ci impediscono di fare foto e video a meno che non siano loro a portare il cane fuori in una zona del canile preposta dove ti permettono di fare le foto ai cani magari a scopo adozione. Spesso i gestori, in tutta Italia e particolarmente al Sud, sono incompetenti e non hanno le basi per accudire questi animali”.
La ricetta proposta dalle associazioni è chiara: sterilizzando i cani o i gatti che si catturano si risolverebbe il problema in pochissimi anni. Purtroppo non esistono campagne di sterilizzazione promosse dall’ASP o dai Comuni. Paradossalmente, e senza alcun criterio amministrativo e di bilancio, si preferisce regalare dai 10-50 mila euro al mese ai vari canili per tenere reclusi i randagi senza risolvere alla radice il problema. Molte strutture, inoltre, nella letteratura giornalistica, sono spesso visitate dalle forze dell’ordine perché sospettate di illeciti o di connivenze con la criminalità organizzata.
Per farci un’idea dei costi, prendiamo il caso del Comune di Rende (CS) dove, con Determinazione del Responsabile del Settore Polizia Locale N. 50 del 05.03.2025, è stato affidato alla ditta MISTER Dog srl, con sede in Rocca di Neto (KR), il servizio di ricovero, custodia e mantenimento di cani randagi catturati sul territorio comunale, impegnando, fino all’espletamento delle procedure di gara, la somma di € 122.035,00 compresa IVA.
La quota destinata al servizio e liquidata nel solo mese di maggio è di 26.560,82 €.
Quanto si potrebbe risparmiare se ci fosse una politica più sensibile alla questione del randagismo con una maggiore attività di analisi e di azione preventiva? A chi giova questa mancanza di controllo da parte delle istituzioni?
La manifestazione di domenica 22 giugno, incentrata sulla Legge 45/2023, potrebbe fornire uno spunto per l’Asp e per i Comuni qualora decidessero di presenziare all’iniziativa per esprimere il loro parere sulla prassi e sulle risoluzioni proposte dai volontari. Potrebbero rispondere, ad esempio, ad alcune domande:
- perché spesso le istituzioni intervengono prendendo in carico intere cucciolate?
- perché assistiamo ad uno scaricabarile sulle competenze, su chi deve intervenire e non interviene e sul fatto che l’inadempiente non viene neanche denunciato?
- perché non esistono corsi di aggiornamento nelle istituzioni preposte sulla materia della gestione del randagismo?
- perché noi volontari ci troviamo davanti alle solite risposte: “non è di nostra competenza”, “tuteliamo il valore delle strutture autorizzate”, “è per il benessere degli animali”?
- viene controllato, a livello sanitario, anche il box, la sua pulizia, le quantità di acqua e cibo e la presenza di aree sgambamento sufficienti?
- le strutture adibite alla custodia dei cani hanno contratti con educatori, comportamentalisti per ciò che riguarda poi la reimmissione dei cani, ove possibile, che, seppur contemplata dalla normativa, non viene mai realizzata?
- quale e quanto personale è previsto nei canili e nei rifugi? Quanto nei gattili?
- anche i gatti dovrebbero essere tutelati e, anche se tenuti allo stato libero, organizzarli in colonie riconosciute o no perché anche loro arrivano ad eguagliare la problematica del sovrannumero dei cani;
- le associazioni convenzionate con queste strutture e i volontari, lamentano il sovrannumero e, per questo, definiscono lager i canili;
- nelle campagne, nelle masserie, i “cani da lavoro” vengono controllati? Il problema randagismo sappiamo che sorge proprio in queste realtà e, i cani di proprietà, padronali, come vengono controllati?
- chi controlla tutto il sistema locale?
- dalla Regione che risposte arrivano, che controlli fanno sui comuni che non hanno provveduto a formare personale qualificato per i diritti degli animali? In quanti comuni la polizia municipale è dotata di lettore per i controlli?
- quando si realizzeranno piccole oasi nei comuni così da evitare il numero elevato e sovrannumero negli attuali canili?
- dove sono i fondi?
- perché si fa la lotta a tutti i volontari con controlli asfissianti, ad alcuni con multe, e non si denunciano queste poche strutture autorizzate che, pur di intascare soldi arrivano a più di 2mila anime nei box?
- perché voi del servizio sanitario permettete tutto ciò?
Bisogna ricordate che se un giorno il volontariato scomparisse, tutto il sistema ne risentirà e in primis gli animali. La legge in materia non deve rimanere solo sulla carta o presa in considerazione e interpretata a piacimento.
