No perditempo!

Email: redazione@malanova.info


“QUI SI MUORE”: MANIFESTAZIONE DEL 10 MAGGIO PER LA SANITÀ IN CALABRIA

di Fedele Berardelli

Su iniziativa del direttore del Quotidiano del Sud, la Cgil assieme ai comitati spontanei dei cittadini sorti sui territori contro il dramma della sanità calabrese, ha convocato una grande manifestazione regionale a Catanzaro il 10 maggio, pubblicizzandola al punto da dovere essere annoverata tra quelle piazze che purtroppo non spesso si vedono in Calabria, con migliaia di persone provenienti da ogni angolo della regione. Pulman organizzati, passaggi televisivi, copertura mediatica soprattutto sui social, presenza di importanti sindaci, deputati ed eurodeputati, doveva essere secondo gli organizzatori una prova generale per il lancio del campo largo calabro e la volata alle prossime regionali contro Occhiuto e la destra. Il risultato è stato però quello di portare in piazza soprattutto tantissime bandiere, anzi più bandiere che persone.

Il dato più rilevante più dolente è stato innanzitutto l’assenza pressoché totale della gente del capoluogo, Catanzaro, impegnata evidentemente a fare la passeggiata del sabato, piuttosto che in qualche riunione per il tifo dell’UC, o meglio in qualche adunata sediziosa di quei quattro massoncini che dominano la città e che alla fine, altro non sono che piccoli, squallidi e miserabili comitati d’affari con simpatie fasciste, gente che aiuta a sparecchiare e si nutre degli avanzi e delle briciole cadute sotto il tavolo, d’altra parte gli stessi presenti in tutto il resto della regione.

Bisognerebbe chiedere quindi ai dirigenti calabresi della Cgil com’è possible scegliere la città capoluogo della regione per un evento così importante, senza fare alcun lavoro sulla presenza della popolazione locale totalmente assente, a parte il solito meritorio circuito di attivisti, militanti e gente limitrofa agli ambienti della sinistra radicale. Come se a Catanzaro la questione non si ponesse e la sanità funzionasse allo stesso modo di una gigantesca clinica Svizzera, solo che pubblica. Insomma bisognerebbe chiedere ai vertici della Cgil in Calabria se per organizzare una grande manifestazione a loro basti soltanto avere parlato con il prefetto e non con le persone del posto, magari facendo un giro nelle scuole o delle iniziative preparatorie in qualche quartiere, oppure qualche altra azione di sensibilizzazione in città. A quanto pare nulla di tutto ciò è stato fatto.

La piazza infatti non era affatto gremita, bastava essere lì per vederlo, nonostante la presenza massiccia di alcuni comitati tra cui quello di San Giovanni in Fiore e quello di Serra San Bruno, dal resto della Calabria poco e niente, addirittura dalla provincia di Reggio sembra che sia venuto solo il sindaco della città matropolitana Falcomatà, come se pure nella locride e nel resto del reggino la sanità regionale funzionasse in modo impeccabile.

Tanta gente con la pettorina Cgil e la scritta staff. Partiti da campo largo, associazioni tra cui spicca quella dei papaveri rossi, poi altri sindacati come l’usb, partiti e realtà politiche come Potere al Popolo, il Fronte della Gioventù Comunista, la Base di Cosenza a tanti altri… Il ceto politico della sinistra c’era tutto, persino il Pd, e con quale faccia verrebbe da dire visto che ha governato la regione per decenni ed è responsabile del disastroso stato attuale delle cose.

Del resto la scelta di una manifestazione statica, senza corteo, davanti la prefettura di sabato pomeriggio a Catanzaro è evidentemente quella di volere disinnescare la rabbia dei comitati che portano ancora il lutto dei tanti morti ammazzati di malasanità in questa terra, l’ultimo in ordine cronologico è Serafino Congi di San Giovanni in Fiore stroncato in giovane età da un infarto semplicemente perché non c’era un’ambulanza disponibile nel raggio di decine di chilometri.

Ma, oltre alla partecipazione, il vero fallimento è stato politico. Nel documento della piattaforma che convocava la manifestazione non si spende neppure una parola in merito agli imprenditori della sanità privata i quali attraverso il sistema delle convenzioni, con la complicità della politica di destra e di sinistra, da decenni sottraggono risorse al sanità pubblica regionale per riempire i loro conti in banca sulla pelle dei calabresi. Così il tenore degli interventi dal palco diventa immediatamente quello di un anestestetico. Sin da subito si ripete questa cantilena “questa non è una piazza contro nessuno”“Non siamo qui per addossare colpe a qualcuno”… Come se fosse una iattura divina di qualche provvidenza maligna, una sfortuna come un’altra e non una scelta politica ponderata e reiterata in modo criminale negli anni. Al punto che dentro la piazza l’ironia prende il sopravvento sui tanti presenti che sospirando esclamavano guardando Il cielo: “È colpa dello spirito santo allora”. Intanto si susseguono gli interventi che addirittura rincarano la dose con “questa non è una piazza contro il presidente della regione Occhiuto” come se non fosse adesso proprio lui il commissario sulla sanità calabrese che con Azienda Zero sta accentrando i poteri tutti su di sé, nel mentre continua a riempire di soldi i ras delle cliniche private, utilizzando i medici cubani come paliativo per poter mantenere aperti gli ospedali pubblici ormai al collasso. No, evidentemente per la piazza sempre più caratterizzata dalla Cgil e dal campo largo e sempre meno dai comitati spontanei dei cittadini calabresi, non è neppure colpa sua, mentre manco per sbaglio si cita la sanità privata.

Sul palco, intanto, una sorta di presentatrice svolge il ruolo di cane da guardia pronta a ringhiare ed a rimbrottare subito qualsiasi esponente dei comitati che tenti di uscire fuori dal copione già scritto, secondo cui non è colpa di nessuno ma è una calamità naturale che si abbatte su di noi poveri peccatori calabresi. Nella piazza è tutto un sorriso amaro ed ironico, un triste scambio di sguardi sornioni, una gomitatina a quello a fianco. Fino agli interventi di Vittoria Morrone per Femin, Base ed altre realtà e di Vittorio Sacco per USB sanità e Potere al Popolo i quali tra le ovazioni della folla hanno urlato chiaramente che ci sono dei responsabili evidenti e che questo movimento è contro di loro. Contro le cliniche private che rapinano le risorse della sanità pubblica, contro la politica di centrodestra e del centrosinistra che in cambio dei loro soldi e dei loro pacchetti di voti continua a finanziare questo furto, contro il ricatto del debito e del piano di rientro con cui si strozza la sanità regionale e dunque la salute, la vita dei calabresi, contro l’attuale governatore Roberto Occhiuto nonché commissario straordinario alla sanità con pieni poteri che sta proseguendo quest’opera di demolizione favorendo i suoi amici della sanità privata calabra. Non a caso proprio questi sono stati gli interventi più applauditi ed ascoltati. Inoltre va ricordato l’appello di Vittorio Sacco a non aggredire il personale medico sanitario nei pronti soccorsi ma a prendersela con i politici e gli imprenditori veri responsabili di questo drammatica situazione. Da segnalare infine gli interventi del sindaco di Polistena Michele Tripodi e di Flavio Stasi sindaco di Corigliano-Rossano vero astro nascente della politica calabrese che speriamo non resti nascente per tutta la sua carriera. Per il resto nulla, esponenti dei comitati intimiditi dalla tizia che gestiva la cerimonia sul palco e poi le punte di diamante del campo largo calabrese, quali Tridico del movimento cinque stelle sonoramente fischiato dalla piazza e Nicola Irto leader del Pd calabrese chiamato a chiudere la manifestazione ma che dopo i fischi presi da Tridico ha rinunciato saggiamente al suo intervento.

In sostanza un flop totale della Cgil e del campo largo dopo il quale i comitati continueranno la loro lotta per una sanità decente in Calabria, per non morire ammazzati in qualche pronto soccorso in cui ogni giorno si svolge una vera e propria guerra per la vita o la morte.

Un fallimento politico su tutta la linea, dunque, perché se questa voleva essere la data zero del campo largo calabrese vista la partecipazione e la timidezza dei contenuti, Occhiuto può dormire sonni tranquilli anche per i prossimi cinque anni. Se voleva essere una sorta di analgesico per calmare gli animi sulla tragica condizione in cui versa la sanità calabrese questo ha sortito l’effetto contrario in quanto gli unici interventi ascoltati ed applauditi sono stati quelli che hanno denunciato la verità di una sanità distrutta dalla mafia dei privati in combutta con la politica regionale. Se voleva essere una sorta di strumento per i comitati civici sorti un poco dappertutto in Calabria, il campolarghismo presente ha schiacciato ogni rivendicazione facendola sparire sotto gli scarponi lerci della politica del centrosinistra calabrese che cerca vergognosamente di redimersi dalle sue evidenti e gravi responsabilità. Se voleva essere piuttosto una prova di forza delle Cgil sulla capacità di mobilitazione e la partecipazione popolare rispetto ad un tema così sensibile ed importante, anche qui, bastava essere presenti per rendersi conto che la risposta della piazza è stata al di sotto delle aspettative.

Se invece voleva essere un clamoroso buco nell’acqua allora bisogna riconoscere che l’obiettivo è stato pienamente raggiunto.

Alla fine sulle note di “Choparella Bella” suonata in acustico da Mimmo Cavallaro un bara, con alcune foto e le tessere elettorali attaccate con un nastro adesivo sopra, sfila portata in spalla nella piazza dalle persone dei comitati. È senza dubbio questa l’immagine più eloquente del 10 maggio.

Per l’osservatore politico.
Hombre del pueblo

VIDEO: Intervento di Vittorio Sacco, infermiere e sindacalista USB