L’8 novembre 2023 è stato lanciato formalmente il programma 50-in-5, con l’impegno di alcune nazioni ad unirsi per condividere conoscenze, buone pratiche e tecnologie e per contribuire collettivamente ad abbreviare il percorso di implementazione delle cosiddette infrastrutture pubbliche digitali (DPI). Il programma 50 in 5 mira a mobilitare in modo efficiente almeno 50 paesi affinché progettino, lancino e implementino almeno un componente del loro stack di infrastrutture pubbliche digitali in modo sicuro, inclusivo e interoperabile entro un periodo di cinque anni, cioè entro la fine del 2028.
“La tempistica quinquennale è considerata essenziale per osservare impatti significativi derivanti dall’implementazione delle componenti del DPI e si allinea con i tempi necessari per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG). Per raggiungere gli SDG entro il 2030, è fondamentale che numerosi Paesi implementino il DPI entro la fine del 2028, affinché si possano realizzare i benefici.” (dalla sezione FAQ del sito ufficiale del programma).
L’infrastruttura pubblica digitale è un sistema che serve per erogare servizi ai cittadini ed è basato sulla rete e su tecnologie informaticheche vengono definite sicure ed interoperabili. L’obiettivo principale è quello di semplificare l’ottenimeto di dati ed informazioni dalla pubblica amministrazione attraverso l’identità ed i pagamenti digitali. Tutto passerà da applicazioni web-based. Il download delle certificazioni, l’aggiornamento dei documenti, l’acquisto di un biglietto aereo o il pagamento delle imposte, tutto deve avvenire in un click.
Co-Develop, uno dei patner del progetto facente parte della galassia della Rockefeller Foundation, descrive l’importanza delle DPI affermando che “i suoi utilizzi immediati sono molteplici, tra cui pagamenti di emergenza ai rifugiati climatici tramite telefoni cellulari, l’accesso immediato alla telemedicina e alle cartelle cliniche, un’identità digitale che velocizza l’accesso ai sussidi sociali e molto altro”.
Se la proposta appare allettante, nei termini della comodità di utilizzo, è altrettanto preoccupante viste le problematiche relative alla privacy, al furto d’identità, al tema della società del controllo. Nonostante la coloritura sociale del progetto (rifugiati, poveri ed ecologia), l’obiettivo di una maggiore interoperabilità dei dati unita alla potenza di calcolo dell’intelligenza artificiale mette in allarme per le sue potenzialità infauste e antidemocratiche.

Hanno aderito alla fase sperimentale del programma 24 paesi tra cui Bangladesh, Brasile, Cambogia, Repubblica Dominicana, Estonia, Etiopia, Francia, Guatemala, Giamaica, Lesotho, Malawi, Messico, Moldavia, Nigeria, Norvegia, Senegal, Sierra Leone, Singapore, Sri Lanka, Togo, Ucraina, Uruguay, Uzbekistan e Zambia.
50-in-5 è un programma guidato dai paesi partecipanti in collaborazione politica e tecnica della Fondazione Bill & Melinda Gates, il Centro per le Infrastrutture Pubbliche Digitali [1], Co-Develop (The Rockefeller Foundation)[2], la Digital Public Goods Alliance [3]e il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), con il supporto di GovStack [4], della Banca Interamericana di Sviluppo e dell’UNICEF.
Uno dei primi paesi a sperimentare una DPI è stata l’India che ha proggettato e implementato una delle infrastrutture digitali pubbliche più avanzate al mondo nota come India Stack. Questa infrastruttura include:
- Aadhaar: un sistema di identificazione biometrica che consente a ogni cittadino di avere un’identità digitale unica.
- UPI (Unified Payments Interface): una piattaforma di pagamento in tempo reale che ha rivoluzionato il modo in cui avvengono le transazioni digitali in India.
- DigiLocker e eSign: strumenti che permettono di archiviare e firmare documenti digitalmente.
- Account Aggregator: un meccanismo che consente il controllo dei dati personali.
Oltre 1,3 miliardi di persone hanno ottenuto un’identità digitale tramite Aadhaar e sono state effettuate più di 100 miliardi di transazioni digitali tramite UPI nel solo 2022. Proprio questo è l’obiettivo di una radicale interoperatività dei sistemi. Tutto il meccanismo di indentificazione-pagamento-cura passerebbe attraverso una sorta di matricola assegnata alla nascita ad ogni essere umano e che lo identificherebbe univicamente attraverso i dati biometrici (Identità Digitale), un conto corrente bancario per il conteggio della valuta digitale e lo smartphone. Come dicevamo in un altro articolo, in Nigeria è stato sperimentato e reso obbligatorio il collegamento tra la “matricola” e la SIM dello smartphone.
In un caso studio relativo all’implementazione della DPI indiana, redatto da Co-Develop, è contenuto questo esempio di “semplificazione” dei servizi per il tramite della digitalizzazione:
“In un piccolo villaggio nello stato dell’Uttar Pradesh, in India, non ci sono caffetterie moderne, ma l’umile venditore di tè può offrire un’esperienza di consumo sorprendentemente all’avanguardia. Con un semplice tocco del telefono, i clienti possono pagare la somma di 12 centesimi, mentre il loro tè è ancora caldo. Il pagamento, basato su un codice QR o su un numero di telefono, è reso possibile dall’interfaccia UPI (Unified Payments Interface), un sistema interbancario istantaneo di pagamenti senza soluzione di continuità.
Qualche mese fa, uno di questi clienti non aveva nemmeno un conto bancario. Eppure, utilizzando Aadhaar, un numero di identificazione biometrico univoco, e Digilocker, un archivio di documenti digitali che consente l’archiviazione e la verifica sicura, ha aperto un conto bancario e lo ha collegato al suo numero di telefono. In questo modo, in seguito, era pronto a effettuare la sua prima transazione digitale: una tazza di tè da 12 centesimi. Questo è un piccolo esempio di come l’India abbia implementato e portato le infrastrutture pubbliche digitali (DPI) anche negli angoli più rurali del Paese”. [5]
Aadhaar è stata la prima iniziativa digitale su scala nazionale in India, incentrata sulla digitalizzazione dell’identità dei cittadini. Attraverso la raccolta dei dati personali è in grado di verificare l’identità di un cittadino in modo univoco. Da quando è stato emesso il primo numero Aadhaar nel 2010, il progetto è cresciuto in modo esponenziale, con oltre 1,4 miliardi di indiani in possesso del numero identificativo Aadhaar a settembre 2024 e sono stati implementati una serie di servizi che lo utilizzano per l’autenticazione digitale.
NOTE:
[1] Fondatori del Centre for Digital Public Infrastructure (dal sito)

[2] https://www.rockefellerfoundation.org/grantee-impact-stories/co-develop-spearheads-a-global-opportunity-for-dpi-adoption/
[3] Membri della Digital Public Goods Alliance (tra cui la Rockefeller Foundation e la Fondazione Bill & Melinda Gates: https://www.digitalpublicgoods.net/who-we-are
[4] Membri della GovStack (tra cui la Fondazione Bill & Melinda Gates, la Co-Develop e la Banca Mondiale: https://www.govstack.global/about/
[5] https://drive.google.com/file/d/1JVvdTVxDvu1tdLvUxTCB45wbPvawYCfI/view