Il “dialogo” tecnologico tra un rider e l’algoritmo si conclude con il secondo che invita il primo a consegnare un panino a 50km di distanza tra andata e ritorno. La retribuzione per la consegna sarebbe stata di 3,20 euro lordi, secondo quando riportato da “il Fatto Quotidiano”.
Al diniego dato dal lavoratore, secondo quanto dichiarato al Corriere della Sera da alcuni suoi colleghi, sarebbe scattata la rappresaglia informatica del software aziendale che ha disattivato il palmare di proprietà di Deliveroo, strumento necessario per ricevere altri ordini e lavorare. Si è trattato, di fatto, di una vera e propria sanzione perpetrata ai danni del dipendente..
Appreso l’episodio, gli altri rider indignati hanno dato vita a uno sciopero spontaneo a Portogruaro. “Siamo stanchi di questo ricatto”, ha dichiarato Massimo Bastia, tra i promotori della protesta. “Già a novembre avevamo denunciato problemi analoghi, tra cui stipendi insufficienti e disattivazioni punitive. Ora si è superato ogni limite. Non effettueremo più consegne per Burger King finché il responsabile del punto vendita non presenterà pubblicamente le sue scuse”.
Queste, ancora oggi, sono le condizioni di lavoro nel settore del food delivery, nonostante una sempre più concreta organizzazione dei lavoratori e le numerose proteste avvenute negli anni.
Questo episodio mette in luce le difficoltà quotidiane che affrontano i rider, costretti a lavorare in un contesto aziendale caratterizzato da precarietà e sfruttamento. La questione dei diritti dei lavoratori nel settore delle consegne è stata oggetto di attenzione da parte delle autorità. Solo pochi mesi fa, la società Foodinho, parte di Glovo, è stata multata per 5 milioni di euro dal garante della privacy per il tracciamento dei rider anche al di fuori dell’orario di lavoro. Questo tipo di pratiche ha sollevato preoccupazioni riguardo alla privacy e al trattamento dei lavoratori. Inoltre, un caso analogo era emerso l’anno precedente, quando il Tribunale di Palermo aveva definito il sistema di punteggio di eccellenza dei rider come discriminatorio.
Secondo Fanpage “ad oggi gli unici lavoratori del settore ad avere un contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) sono quelli di Just Eat, che nel 2021 l’hanno siglato con CGIL, CISL, UIL; si tratta del primo accordo in Italia (e uno dei pochi in Europa) che riconosce i rider del food delivery come lavoratori dipendenti a tutti gli effetti, superando quindi il modello dei lavoratori autonomi o “a cottimo”. Al contrario di quelli di Just Eat i lavoratori e le lavoratrici impiegate con Deliveroo, Uber Eats o Glovo sulla carta appaiono come dei liberi professionisti che gestiscono autonomamente il proprio lavoro; in realtà però sono soggetti ai tempi e agli algoritmi stabiliti dalle piattaforme”.