TRA BREXIT E CORONAVIRUS: TRE STORIE DI EXPAT COSENTINI A LONDRA

Di Mattia Gallo

Di seguito proponiamo un’intervista rivolta ad alcuni EXPAT cosentini a Londra, ovvero Nino Ciglio, Dora Scavello e Giuseppe Intrieri. Sono tempi in cui si è sentito parlare di Inghilterra per il fenomeno della Brexit e le uscite non proprio felici del premier Boris Jonshon sull’atteggiamento da tenere del governo inglese sull’emergenza Coronavirus, e di seguito abbiamo scambiato qualche considerazione con tre giovani di origini cosentine, di cui vale la pena fare qualche presentazione, evidenziando così anche la loro sensibilità politica:

– Nino si diploma al Liceo Classico Gioacchino da Fiore di Rende; gli anni del liceo lo vedono animatore di collettivi studenteschi sovversivi, speaker e conduttore radiofonico di Radio Ciroma. Studia per sette anni a Bologna lettere dove consegue la laurea triennale e magistrale (ha raccontato la sua storia qualche anno fa per il programma tv “Brutia Me Genuit”, che potete ascoltare qui), poi si muove per la capitale inglese.

– Dora si diploma al Liceo Classico Gioacchino Da Fiore di Rende. Anche lei al liceo è animatrice di collettivi studenteschi antagonisti; a quel tempo suona come tastierista in un gruppo musicale insieme a Nino e si ricorda una sua esibizione presso la Città dei Ragazzi di Cosenza del pezzo Baba O’Reilly degli Who…insomma, aveva il Regno Unito nel sangue! Poi si laurea in architettura a Valle Giulia a Roma, ed in seguito decide di partire per Londra. Da tre anni si occupa anche della realizzazione dei loghi dello Joggi Avant Folk, utilizzati su internet e stampati sulle magliette del festival antagonista calabrese che oggi ha oltre vent’anni, come forma di impegno politico che ha mantenuto nel tempo.

– Giuseppe ha studiato Scienze Naturali presso l’Università della Calabria ed è a tre esami dalla conclusione del suo percorso universitario. Alcuni dei suoi scatti fotografici eseguiti in giro per la Calabria hanno avuto delle pubblicazioni, tra le altre riviste, su National Geographic Italia. Da menzionare anche una simpatica situazione che lo ha visto far partire, con la sua voce baritonale, un “bella ciao”, coinvolgendo tutto il numeroso pubblico del concertine del primo maggio di Taranto del 2016, a cui aveva partecipato con una comitiva di Cosenza. Rispetto a Nino e Dora, lui è da poco tempo a Londra; purtroppo pare che una febbre da poco contratta in questi giorni potrebbe essere stata causata dal virus COVID – 19, ma di questo ce ne parlerà lui meglio nell’intervista di seguito.

Da quanto tempo vivi a Londra? Che lavoro hai iniziato a svolgere da quando sei arrivato, ed oggi cosa fai?

Dora: Arrivai a Londra in una (rara) giornata di sole nel lontano Settembre 2011 per sondare le acque: volevo studiare Graphic and Communication Design al Central Saint Martins, ma non sapevo se ne valesse la pena e se mi avrebbero presa. 9 anni dopo lavoro come designer per un’agenzia di comunicazione, alle spalle un Master al Saint Martins e alcune esperienze lavorative come designer, sia da freelancer che come dipendente nell’editoria.

Nino: Sono qui dal 2015. Sono venuto con l’idea di continuare gli studi con un dottorato di ricerca, che ho completato a gennaio 2020. Nel frattempo ho fatto il barista in un caffè, il barman in un club e la maschera in un teatro…

Giuseppe: Sono a Londra dallo scorso dicembre, ho iniziato a lavorare come grill chef, ho lavorato prima con una società italiana , ora lavoro con una compagnia inglese, e contemporaneamente sto avviando il mio percorso come self employed per fare il fotografo

Come hai reagito al fenomeno della Brexit, specie negli ultimi mesi in cui è diventata una realtà fattuale?

D: La vera doccia fredda fu all’indomani del referendum. Avevo tenuto sotto controllo i sondaggi per lungo tempo e nei giorni prima del 23 Giugno sembrava che il Remain avesse più possibilità. All’epoca lavoravo al centro di Londra e ricordo che il giorno del referendum ogni stazione della metro era piantonata da ragazzi che facevano volantinaggio con la bandiera dell’Europa sulle spalle: insomma, un’atmosfera promettente. La mattina mi sono svegliata con un messaggio di mio padre che, lapidario, diceva solo “Ricogliati”. I risultati ci hanno lasciato tutti un po’ sotto shock. Da allora è stata una lunga e frustrante agonia e il 31 Gennaio è stata una data simbolica e per molti liberatoria. Ho fatto un giro del quartiere in cui vivo per vedere chi era fuori a festeggiare: fortunatamente nessuno dei pub che io occasionalmente frequento sfoggiava festoni con la Union Jack.

N: A Londra si vive in un microcosmo. La città è uno degli epicentri del melting pot britannico, è piena di culture, religioni, odori, ecc. Brexit è sempre stata un no-go qui, come dimostrano i dati delle ultime elezioni e del referendum. Quindi ci arrivano per di più aneddoti di seconda mano… Quello che mi ha colpito di più sulla Brexit è come sembra che chi ha votato a favore non si sia reso conto di cosa stesse votando. Conosco gente che ha votato a favore per “avere un passaporto di colore blu…” o gente che pensa “ah così, ci leviamo dalle palle i migranti” senza considerare che la loro stessa famiglia ha origini polacche o (persino) indiane/pakistane/bengalesi.

G: Per quello che mi riguarda con la Brexit non cambia nulla, se sei qui e lavori non hai nessun problema, compili la domanda per ottenere il presettled status e ti verrà accettato senza problemi, come è accaduto a me. Devi chiaramente dimostrare che vivi in Uk con tanto di contratto di locazione del posto dove vivi, conto corrente bancario. Quindi per ora io volendo posso rimanere 5 anni qui e poi eventualmente richiedere il settled status. In merito alla Brexit non ho mai assistito a certi eventi poco gradevoli di tipo xenofobo, siamo in una città molto civile da quello che io constato, però ho sentito qualcuno dire che ha assistito a tali eventi.

Qual è stata invece la tua reazione agli annunci del premier inglese Boris Jhonson che in merito all’emergenza coronavirus, considerando le idee che hanno scandalizzato l’opinione pubblica dell’immunità di gregge e dell’abituarsi a perdere i propri cari?

D: Boris Johnson genera più sconcerto che altro. È un pessimo leader e anche l’elettorato conservatore non lo ama particolarmente. Non so perché abbia fatto quelle dichiarazioni dato che poco dopo c’è stata quasi un’inversione di rotta. Probabilmente qua si sta cercando di salvaguardare l’economia a discapito della salute delle persone più che in altri paesi, ma ormai lentamente si stanno arrendendo anche loro all’evidenza che non c’è altro modo di fermare il virus se non con un ‘lockdown’ all’italiana. Qua si dice che l’NHS (National Health Service) non regge il confronto con il Sistema Sanitario Italiano e, nel caso di regioni come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna è vero: è un sistema sotto stress ed indebolito da tanti tagli. Per questo molti britannici, guardando l’Italia, si chiedono se forse non sia il caso di ricorrere a misure più drastiche.

N: Ho subito pensato a uno dei miti fondatori dell’Italia: l’immagine di Enea che porta sulle spalle il padre Anchise, lasciandosi dietro Troia in fiamme. Qui, con questo governo, non c’è la stessa atmosfera di rispetto della “sacralità della famiglia” (e no, non intendo quella cosiddetta “tradizionale”), come c’è in Italia. Sapevo che Johnson non era la persona giusta per guidare un Paese come il Regno Unito. È un ottimo propagandista ed è spietato nelle campagne elettorali. Ma non ha la situazione sotto controllo. Soprattutto quando si tratta di un’emergenza come questa del coronavirus. Si è fidato dei consigli scientifici sbagliati, dal momento che mi dicono che l’immunità di gregge non possa ottenersi pacificamente senza un vaccino. Nei giorni successivi ha fatto dei passi indietro rispetto a quelle dichiarazioni. Staremo a vedere se questi sono arrivati in tempo per prevenire una situazione simile all’Italia…

G: A quanto pare bisognerebbe fare chiarezza su questo perchè pare ci sia stata una traduzione sbagliata del discorso del primo ministro da parte dei media italiani, certo è che la percezione che abbiamo tutti gli italiani qui (che ho modo di sentire attraverso i vari gruppi sui social network che raccolgono gli italiani a Londra) è che si sia agito in ritardo, avendo noi come riferimento la nostra terra dove ogni giorno vediamo e sentiamo notizie.

Quali sono state le reazioni delle persone che conosci intorno a te rispetto alle esternazioni di Boris Jhonson?

D: L’inglese medio non ama parlare di politica ed è sempre moderato in tutte le sue esternazioni a riguardo. Hanno una fiducia nelle istituzioni che noi non abbiamo e forse non avremo mai, quindi non si sono lasciati sfuggire nulla di più di un “Se hanno deciso così ci saranno buoni motivi”… però nel frattempo scompare da giorni tutta la carta igienica nei supermercati. Sarà che se la stanno segretamente facendo sotto?

N: Ammetto che i miei conoscenti britannici stanno sottovalutando la situazione. E questo è forse in parte dovuto a un atteggiamento del governo che è blando, confusionario e, soprattutto, non regolato da leggi ma da “consigli”. Certo, tutti si sono schifati di fronte alle esternazioni riguardo l’immunità di gregge, ma sono i piani economici di sostegno alle piccole e medie imprese che mi preoccupano di più. Ho l’impressione che ci possa essere in atto un’azione deliberata da parte dei Conservatori di cancellare le realtà imprenditoriali che non gli fanno comodo… ma potrei sbagliarmi.

G: vedi risposta data precedentemente

Ultima domanda rivolta a Giuseppe:

In questi giorni sei stato molto attivo su facebook, tramite le tue dirette, e sei stato anche molto seguito. Ci hai raccontato che probabilmente hai contratto il COVID19. Ci puoi raccontare cosa ti è successo? Quali sono stati i sintomi? Hai ricevuto messaggi di vicinanza dall’Italia? Come sta evolvendo la situazione?

Dopo aver contratto un’influenza una settimana fa, mi sono chiesto se avessi contratto il COVID – 19. Il pallino mi è venuto quando mi sono confrontato con un’amica che vive a Bergamo e presentava gli stessi sintomi, e diceva che una sua amica infermiera che lavora lì le confermava che nei casi di persone giovani che stavano riscontrando si manifestava così. Allora ho scritto un post su facebook per chiedere a persone in tutta italia quali fossero i sintomi comuni che si stavano riscontrando. Dopo vari confronti, ho ricollegato i sintomi di tutta la settimana e mi sono denunciato al lavoro e messo in quarantena. Successivamente ho provato a contattare l’111 con scarsi risultati perchè sicuramente è un periodo in cui ricevono molte telefonate e dopodichè ho deciso di contattare l’unità di crisi del consolato italiano a Londra che mi ha fatto parlare telefonicamente con un medico che mi ha chiesto quali fossero i miei sintomi e successivamente detto di stare a casa, curare con paracetamolo e tenere sotto controllo la febbre e soprattutto il respiro, e solo in casi gravi telefonare il 999 di emergenza. Quindi sto facendo la mia quarantena a casa e sembra che stia migliorando di giorno in giorno. Centinaia e centinaia sono state le telefonate e i messaggi che ho ricevuto e continuo a ricevere, di amici, ma anche persone che conosco solo via social. Mi è stata offerta tanta solidarietà e vicinanza, ma anche aiuti economici qualora ne avessi bisogno. Sono veramente grato, spero che dopo tutta questa situazione ognuno di noi rifletta su se stesso e su come dovremmo comportarci tutti i giorni, perchè è un momento particolare e anche di riflessione secondo me.

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