MONTE BOTTE DONATO: DEGRADO, INCURIA E ABBANDONO REGNANO SOVRANI

È stata una domenica molto calda quella appena trascorsa e in molti hanno ben pensato di abbandonare le afose città e salire in montagna per trascorrere una piacevole e fresca giornata, chi in riva ai laghi e chi tra gli ombrosi boschi delle nostre splendide montagne silane.

Un’ambita meta per tanti escursionisti – e durante la stagione invernali per gli amanti dello sci di fondo – è la panoramica Strada delle Vette che collega le montagne più alte dell’appennino calabro: il Monte Scuro (1630 m), il Monte Curcio (1768 m) e il Monte Botte Donato (1928 m). È un itinerario molto affascinante attraverso boschi di pini e faggi, ottimo per apprezzare dall’alto le bellezze del lago Cecita e del lago Arvo.  

Ma come si presenta oggi la cima del Monte Botte Donato, dopo la chiusura a fine aprile della prima stagione sciistica post inaugurazione?

La lunga e travagliata storia legata alla costruzione dell’impianto di risalita di Lorica è nota a tutti, con sequestri dell’area di cantiere, arresti, rinvii a giudizi, blocco dei lavori e – per non farci mancare veramente nulla – la drammatica vicenda di Enzo Bloise, l’operaio morto durante le operazioni di collaudo della cabinovia.

Eppure tutte queste vicissitudini sembrano non esser bastate e, con la stagione estiva oramai avviata, la cima del Monte Botte Donato è un cantiere permanente dove abbandono ed incuria la fanno da padrona.

Per decine e decine di escursionisti quello che si palesa agli occhi, una volta raggiunta la cima del monte, ha veramente del vergognoso: materiale da cantiere e resti delle lavorazioni abbandonati ovunque, attrezzature di servizio all’impianto incustodite e, per finire, le oramai famose “vacche della Sila” che hanno ben pensato di utilizzare alcuni locali delle strutture di risalita come ricovero per proteggersi dalla calura estiva.

Eppure ci si aspetterebbe, per un impianto inaugurato a marzo del 2018 (e per il quale si sono spesi circa 16 milioni di euro), la piena agibilità e messa in sicurezza dei luoghi nonché il pieno funzionamento anche nel periodo estivo.

Invece l’escursionista non soltanto non troverà nulla di tutto ciò ma, incredulo, dovrà constatare la chiusura ed il completo abbandono dello storico rifugio del Botte Donato, la fontana di quota (dove tantissimi escursionisti in passato si sono dissetati) completamente prosciugata oltre a spazzatura ovunque e cassonetti divelti.

Nondimeno – è bene ricordarlo – la cima del Botte Donato è frequentata da escursionisti ed amanti della montagna in virtù del fatto che risulta punto di passaggio di una delle tappe calabresi del famoso Sentiero Italia.

Alcune domande, a questo punto, ci sorgono spontanee.

È possibile lasciare all’abbandono e all’incuria più totale un immenso patrimonio naturalistico come quella del Monte Botte Donato? Quando verrà messa in sicurezza l’intera area e ripristinati i luoghi naturali così com’erano prima dell’inizia dei lavori di “ammodernamento” della funivia? È pensabile lasciare a marcire uno dei più grandi rifugi montani del Mezzogiorno? E soprattutto chi dovrà pagare per tutto questo?

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