IL PSC AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

È tempo di coronavirus, tutti ne parlano, si è diffuso il panico tra la gente, si registra un calo del 70% di acquisti nei negozi “dei cinesi”. Questo è lo specchio della facilità con cui i media riescono ad “influenzare” (è proprio il caso di dirlo) l’opinione pubblica.

Sono passate sotto traccia, invece, altre due importanti “pandemie” che si abbatteranno sull’area urbana cosentina e che ne “influenzeranno” la vita molto probabilmente per i prossimi 20 o 30 anni. Il virus in questione, isolato in uno dei laboratori dell’Unical da personale rigorosamente precario, è stato classificato con l’acronimo PSC. Il Piano Strutturale Comunale, infatti, sarà responsabile della nota epidemia da calcestruzzo che interesserà Cosenza e Rende nelle prossime stagioni.

In una serie di articoli proveremo a mettere in guardia la popolazione da questo flagello. I protocolli per limitare i danni dell’epidemia sono opposti a quelli utilizzati dal governo cinese per il coronavirus. Bisognerà, infatti, uscire di casa spesso e vivere le piazze cittadine. Unico parallelismo possibile è quello dell’utilizzo di maschere coprenti il viso per impedire l’identificazione! In tempi di decreti sicurezza potrbbe essere facile incappare in altro tipo di epidemia che và sotto il nome di repressione.

Un primo punto di analisi ed approfondimento è quello che interessa il comma 2 dell’art. 54 della LUR 19/02 che prescrive: “la quantità di edificazione spettante ai terreni che vengono destinati ad usi urbani deve essere indifferente alle specifiche destinazioni d’uso previste dal Piano Strutturale Comunale (P.S.C.) e deve invece correlarsi allo stato di fatto e di diritto in cui i terreni si trovano al momento della formazione del Piano stesso. A tal fine, Il Piano Strutturale Comunale (P.S.C.) riconosce la medesima possibilità edificatoria ai diversi ambiti che presentino caratteristiche omogenee, in modo che ad uguale stato di fatto e di diritto corrisponda una uguale misura del diritto edificatorio”.

Questo punto è fondamentale. Nei vecchi dispositivi pianificatori era infatti possibile trattare porzioni di territorio contigue ed omogenee in maniera differente. Spesso gli indici di fabbricabilità erano soggetti alle simpatie o antipatie degli amministratori. Se il proprietario della particella simpatizzava per il governo cittadino poteva usufruire di un trattamento di favore con un interessante indice di fabbricabilità. Molte anche le trasformazioni da terreni agricoli, di basso valore, in terreni edificabili, di alto valore, specie laddove per pura casualità aveva investito negli anni precedenti un costruttore, un notaio, un consigliere o un suo parente.

Questo sulla carta non è più possibile visto che si deve lavorare e progettare per ambiti omogenei e qundi il Piano Strutturale Comunale (P.S.C.) deve riconoscere la medesima possibilità edificatoria ai diversi ambiti che presentino caratteristiche omogenee, in modo che ad uguale stato di fatto e di diritto corrisponda una uguale misura del diritto edificatorio.

Certamente questo comma del LUR non sarà in grado di impedire cartelli o favoritismi ma di certo potrà evitare un certo “effetto spezzatino” sulle mappe catastali. La cementificazione ci attende, il virus imperversa e quindi occhio…ci becchiamo alla prossima puntata!

MALANOVA VOSTRA!

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