Il Sindaco di San Lorenzo (RC), come fanno sempre coloro che non hanno argomenti da opporre alle altrui osservazioni, svicola e crea confusione definendo replica un testo privo di pertinenza, che si occupa di lucciole mentre avrebbe dovuto rispondere sulle lanterne.

Una maestra di scuola elementare definirebbe “fuori tema” il vittimistico svolgimento del primo cittadino, che punta ogni volta ad abbassare il livello del dibattito, per fortuna così alto da coinvolgere la migliore cultura specialistica nazionale, rappresentata da personaggi come Lodovico Meneghetti e Paolo Pileri, e i migliori intellettuali locali come Domenico Minuto, Sebastiano Venoso e l’ingegnere dell’ISPRA Filippo D’Ascola, che da più di due anni gli stanno rivolgendo sollecitazioni ragionate a considerare in maniera meno superficiale la questione lungo mare.

Ma il Sindaco ha deciso subito per l’arroccamento, e la domanda che gli viene posta – la riformuliamo per l’ennesima volta – è la seguente:

perché mai, dopo l’assemblea pubblica del 22 aprile 2017, nel corso della quale è stato invitato dall’allora funzionario di zona della Soprintendenza, da esponenti di Italia Nostra e del WWF, dal Direttore del Parco Nazionale d’Aspromonte, dai rappresentanti delle associazioni locali e dai professori universitari che formano il Laboratorio Territoriale a programmare un intervento sulla costa al passo con i tempi anziché uno obsoleto, il Sindaco ha tirato dritto per la sua strada asfaltata e impermeabile ignorando persino il successivo parere contrario della Soprintendenza e deludendo la generale richiesta della società civile di tenere conto dell’emergenza climatica, di tutte le leggi che se ne fanno carico difendendo  il suolo e il paesaggio, della normativa vincolistica specifica attinente a San Lorenzo, in definitiva dell’attuale stato dell’arte su questi delicati temi?

Perché la proposta di un lungomare sostenibile ed esteticamente apprezzabile, rispettoso della normativa vigente e coerente con le linee guida sulla difesa del suolo e sull’erosione costiera dell’ISPRA – SNPA e del Ministero dell’Ambiente che un buon amministratore dovrebbe applicare e conoscere a menadito, è chiamata “continua opera di discredito”?

Come può pretendere che la banale e sovradimensionata superstrada da lui concepita non venga discussa da nessuno nell’epoca in cui, almeno ufficialmente, anche le istituzioni cercano di porre un argine culturale al massacro del territorio calabrese?

Perché il Sindaco, avendo spinto per un progetto difettoso, privo della necessaria Valutazione d’Incidenza (non lo diciamo noi, lo dice l’autorità regionale competente in materia), insiste nel volerlo realizzare pur sapendo che le amministrazioni coinvolte nella procedura rischiano oneri impropri (l’Europa, a fronte di questa clamorosa violazione della Direttiva Habitat può aprire una procedura d’infrazione) e il suo comune una voragine nel bilancio?

Risponda questa volta e non cambi discorso occupandosi della volontà dei cittadini della sua frazione, effetto per altro della debole sensibilità ambientale degli italiani in età contemporanea di cui ha scritto Piero Bevilacqua; si ricordi che il ruolo che ricopre le impone di fornire il buon esempio, in particolare studiando, divulgando e rispettando la normativa sui criteri ambientali minimi introdotti nel nostro paese a partire dal 2013. Altrimenti mostrerà di non sentirsi vincolato dalle regole comuni, come chi, per giustificare azioni in contrasto con la normativa internazionale sui rifugiati e sui diritti umani ha invocato i desideri fuorilegge di una parte dei cittadini italiani.

Laboratorio territoriale permanente di San Lorenzo e Condofuri

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