DISMISSIONE PIATTAFORME OIL&GAS A PASSO DI LUMACA.

Patuanelli e costa facciano presto con il pitesai.

Le ” Linee guida nazionali per la dismissione mineraria delle piattaforme per la coltivazione di idrocarburi in mare e delle infrastrutture connesse”, pubblicate in Gazzetta Ufficiale l’8 marzo 2019, prevedono che i titolari di concessioni debbano comunicare entro il 31 marzo di ogni anno al MiSE l’elenco delle piattaforme in dismissione e che il MISE, acquisiti i pareri del Ministero dell’Ambiente e il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, debba pubblicare entro il 30 giugno di ogni anno l’elenco delle piattaforme in dismissione e, in particolar modo, quelle che possono essere riutilizzate.

L’atteso elenco è stato finalmente reso pubblico con due mesi di ritardo sul BUIG – Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse – del 31 agosto, di cui occupa due paginette striminzite.

Con Comunicato del 4 settembre 2019, il Direttore Generale del Mise rende ufficiale quanto già il Ministero aveva reso noto ad inizio giugno:

“Relativamente al 2019 è pervenuta la comunicazione della società ENI S.p.A. n. 394/DICS del 28/03/2019 (agli atti con prot.7164.29-03-2019) nella quale sono indicate le seguenti piattaforme da dismettere:

  • Ada 3 (concessione: A.C9.AG) – piattaforma monotubolare situata in Mare Adriatico a circa 20 km dal litorale veneto – coordinate: Lat. 45,183361, Long. 12,591176.
  • Azalea A (concessione: A.C8.ME) – piattaforma bitubolare a portale situata in Mare Adriatico a circa 16 km dal litorale al largo di Rimini – coordinate: Lat. 44,171769, Long. 12,714258.
  • PC 73 (concessione: Porto Corsini Mare) – piattaforma monotubolare situata in Mare Adriatico a circa 20km dal litorale al largo del Lido Adriano (RA) – coordinate: Lat. 44,385037, Long. 12,579101.

Delle tre piattaforme sopra indicate sono risultate potenzialmente riutilizzabili, ai sensi del comma 4 dell’art 5 D.M. 15/02/2019, Azalea A e PC 73.

Al contrario, causa le attuali condizioni, non è riutilizzabile la piattaforma Ada 3 che pertanto dovrà essere dismessa a cura dell’operatore.

Si comunica, pertanto, che le organizzazioni interessate al riutilizzo delle piattaforme di cui all’elenco precedente (Azalea A e PC 73), in possesso dei requisiti indicati nell’allegato 2 dell’art. 8 del D.M. 15/02/2019, possono presentare istanza di riutilizzo della piattaforma o infrastruttura mineraria in dismissione ai sensi”.

Tutto qui? Sì, tutto qui per il 2019. Tutto maledettamente coerente con i numeri del Piano di decommissioning, frutto di una Dichiarazione Congiunta tra il Ministero ed Assomineraria, risalente a fine 2018 e spuntato fuori qualche mese fa:

https://storage.googleapis.com/planet4-italy-stateless/2019/06/83c4c27e-dichiarazione_congiunta_assomineraria_ms_20181212_rev1.pdf

Nell’Allegato 1 alla Dichiarazione congiunta figurano anche Azalea A, PC 73 e Ada 3, che abbiamo ritrovato nel BUIG. Il sospetto è che, alla fine della giostra, il monte piattaforme da smantellare/riconvertire si limiti al numero di 34.

E siccome i numeri non sono un’opinione, a noi pare che qualcosa non torni.

Considerato che le prime installazioni in mare risalgono agli anni ’60; che Eni fissa in 138 le piattaforme presenti nei mari italiani; che la vita media delle piattaforme offshore oscilla tra i 10 e i 30 anni; che, di norma, il tempo che trascorre dalla cessazione della produzione alla fine della rimozione è stimato tra i 10 e 15 anni,

è evidente che gran parte del parco installato è giunto o sta giungendo a fine corsa e che, quindi, dovrebbero essere molto più di 34 le piattaforme da dismettere o riconvertire.

Un Piano di decommissioning che investa solo 34 installazioni ci pare inadeguato rispetto ad esigenze di tutela ambientale e rispondente solo ed unicamente alle esigenze delle compagnie che non gradiscono di dover sostenere gli oneri economici ed operativi che il decommissioning comporta (da 15 ai 30 milioni di dollari, secondo le stime del ROCA di Ravenna).

Del Decommissioning delle piattaforme si occupa anche il PiTESAI; infatti, recita l’ultimo capoverso del comma 2 dell’art. 11-ter della Legge n.12 dell’11 Febbraio 2019, dedicata alla definizione del PiTESAI (Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee): “Nel PiTESAI devono altresì essere indicati tempi e modi di dismissione e rimessa in pristino dei luoghi da parte delle relative installazioni che abbiano cessato la loro attività”.

L’iter di predisposizione dello strumento accusava grave ritardo ancor prima della crisi del Governo Conte. La transizione al Governo Conte-bis rischia di aggiungere ritardo a ritardo ed è per questa ragione che riteniamo necessario che i Ministri Patuanelli e Costa fissino al più presto il timing della presentazione della bozza di PiTESAI, attesa per ottobre, prevedendo il coinvolgimento nei diversi tavoli di lavoro, anche degli enti territoriali diversi dalle Regioni.

È già pronta richiesta in tal senso che il CNNT indirizzerà ai Ministeri competenti non appena il Governo si sarà insediato.

Coordinamento Nazionale No Triv

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