Non c’è niente da fare, il clima lo alterano loro ma se la prende con noi. Lo stesso destino beffardo che farà pagare il conto più salato del surriscaldamento globale alle aree povere del globo generando l’immane fenomeno dei migranti climatici. Alla manifestazione «Vogliamo Vivere» lanciata dall’assemblea «Taranto libera» il tratto distintivo è stata la pioggia battente che però non ha scoraggiato le migliaia di persone che volevano manifestare la loro rabbia contro il mostro ILVA.

Il 4 Maggio rappresentava un’ulteriore tappa di un percorso nazionale iniziato l’8 dicembre con la mobilitazione diffusa sui territori e passato per la manifestazione di Roma del 23 marzo.

Apre il corteo lo striscione «Il tempo è scaduto, cambiamo Taranto» dietro il quale sfilavano per primi i cittadini di Taranto compreso lo spezzone molto motivato degli ultrà che si sono detti tifosi della città prima che della squadra. Poi gli spezzoni dei movimenti arrivati da tutta Italia, dalla Val di Susa alla Sicilia, quindi i sindacati ed i partiti.

Cori e interventi contro l’ILVA – che per estensione è due volte Taranto – e le sue polveri che condizionano la vita del quartiere Tamburi ad essa adiacente e quello di tutta la città. Una percentuale di morti di tumori oltre ogni media, le scuole chiuse a causa delle polveri sollevate dal vento, i marciapiedi ed i muri rossastri, l’impossibilità per i bambini del quartiere di giocare nelle aiuole contaminate.

Il corteo si snoda entrando nel quartiere e proseguendo all’ombra delle immense ciminiere, passando tra l’acquedotto romano ed i teloni perimetrali messi lì dalla proprietà come inutile trappola per le polveri. Un mero espediente per aggirare le sanzioni e che rappresenta anche la falsa coscienza delle istituzioni conniventi.

Gli interventi che si sono susseguiti al microfono hanno tutti sottolineato che la pazienza ed il tempo sono finiti per Taranto e per tutti gli altri territori violentati in nome di un modello di sviluppo capace solo di creare profitto per pochi e distruzione ambientale e sociale per tutti gli altri.

Per questo motivo è urgente archiviare al più presto il capitalismo, con il suo corollario di morti e sfruttamento, per immaginare altri modelli capaci di coniugare l’economia con l’ambiente, la giustizia, l’eguaglianza, la salute e la felicità umana.

“Questa non è la prima manifestazione e non sarà neanche l’ultima” precisano gli organizzatori rompendo le righe. È solo una tappa di un lungo percorso che condurrà a breve verso l’assemblea nazionale dei Movimenti per il Clima e contro le Grandi Opere Inutili che si terrà a Roma il 18 maggio con un occhio rivolto al prossimo Sciopero per il Clima del 24 Maggio organizzato dal nascente movimento “Fridays for Future”.

Convinzione ribadita nel comunicato finale nel quale si rilanciano le azioni del prossimo futuro:

“Ripartiamo da questo. Dal corteo di persone che ha riempito la strada che collega i Tamburi a Statte. Dalle realtà di tutta Italia solidali al nostro dramma che hanno risposto a gran voce alla nostra chiamata nazionale: Taranto non è sola. Da chi ha camminato per tre chilometri sotto la pioggia, fino al camino E312. Da tutto questo organizzato in due mesi. Dal fatto che Taranto non ha più paura. Dalla certezza che quello del 4 MAGGIO 2019 non è stato solo un corteo ambientalista, ma una marcia per manifestare il dissenso nei confronti delle politiche dell’attuale governo e dei suoi predecessori, una marcia per palesare la necessità di uscire dalla monocultura dell’acciaio e cercare alternative sostenibili. Non dobbiamo piangerci addosso per una città che ha elevato a stile di vita la sua assurda apatia, che ancora non ha capito quanto importante sia la partecipazione reale (che niente ha a che vedere con quella virtuale), noi non ci fermiamo e continueremo a far affidamento su chi ci mette il tempo, il cuore e la faccia. Non fasciamoci la testa per l’amaro ritorno in piazza Gesù Divin Lavoratore. E soprattutto, non iniziamo a dividerci tra buoni e cattivi. Perché ieri abbiamo visto una piazza che ha ritrovato nuova vita dopo sei anni. Ci vediamo lunedì 6 MAGGIO al Parco Archeologico delle Mura Greche, alle 17:00.

“VERREMO ANCORA ALLE VOSTRE PORTE E GRIDEREMO ANCORA PIÙ FORTE!

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