Per la Legnichimica aspettiamo il prossimo incendio?

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Sulla questione Legnochimica è notte fonda. Questa volta la pausa estiva, arrivata subito dopo i roghi, non è riuscita a far spegnere la nostra attenzione e la nostra indignazione per un dramma che va avanti ormai da troppo tempo. Le contorsioni burocratiche e i muri alzati dalla proprietà non hanno permesso di arrivare alla bonifica delle vasche stracolme di inquinanti che ancora oggi percolano nelle falde della zona. La cosa che più ci indigna è che nonostante l’azienda sia in liquidazione dal 2006, anche se il disastro ambientale è iniziato molto prima con la connivenza o quanto meno grazie alle omissioni di tutte le istituzioni, a nessuno è venuto in mente che quell’area dovesse essere segnalata ed inclusa nell’elenco regionale dei siti inquinati. Nel tempo si sono susseguiti solo annunci e promesse ovviamente mai mantenuti. L’ultimo di questi annunci è datato 30 maggio 2016 quando il Dipartimento Ambiente e Territorio della Regione Calabria, con propria nota Prot. 174268, ha comunicato, in riscontro alla nota del Sindaco del Comune di Rende Prot. 13505 del 19/04/2016 la volontà di inserire l’area della ex Legnochimica nell’elenco regionale dei siti inquinati. Cosa avrà minato nel frattempo questa ferrea volontà?
L’ufficialità – si legge in una nota del Comune di Rende sempre del 2016 – “è arrivata questa mattina attraverso una mail spedita dal dipartimento Ambiente della Regione Calabria”. A firma del dirigente di servizio Bruno Cundari si comunica che “lo scrivente dipartimento, per come previsto dall’articolo 250 del T.U.A., provvederà ad inserire il sito in questione nel Piano Regionale delle Bonifiche che attualmente è in corso di aggiornamento al fine di individuare la priorità d’intervento”.
In realtà di questa iscrizione, ad oggi, non c’è traccia. È la solita tecnica degli annunci tendenti a dilatare i tempi. La Regione Calabria è attualmente dotata di un Piano delle Bonifiche recepito nel Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti di cui all’Ordinanza del Commissario n. 1771 del 26/2/2002. Per procedere all’aggiornamento dell’anagrafe dei siti da bonificare, ferma addirittura ad un censimento datato 1999, è stato approvato e sottoscritto lo schema della convenzione tra il Dipartimento Politiche dell’Ambiente della Regione Calabria e l’Arpacal (Delibera n. 37 del 5/2/2015 – sono passati quasi tre anni!), che affida all’Agenzia stessa la predisposizione e attuazione di un Piano di Lavoro per lo svolgimento delle attività finalizzate all’aggiornamento dei dati dei siti potenzialmente inquinati presenti nella Regione Calabria, al fine di stabilire l’ordine di priorità degli interventi di bonifica secondo criteri di valutazione del rischio relativo.
Sono circa 587 i siti potenzialmente inquinati che la Regione ha registrato. Purtroppo, sul sito istituzionale le informazioni rispetto ai siti da bonificare sono molto scarse. Al posto dell’anagrafe dei siti c’è solo un Pdf, un elenco anonimo e pressochè incomprensibile, in cui i luoghi inquinati vengono distinti per provincia, comune, e generica località, senza neanche due righe per specificare il sito vero e proprio e gli inquinanti presenti. In una colonna viene registrato il livello di rischio con un numerino specificato per ciascun sito senza che però sia indicata la scala In un’altra colonna troviamo genericamente le sigle ‘MR’, ‘BR’, e ‘AR’ che con un po’ di fantasia possiamo pensare che corrispondano a Medio, Basso e Alto Rischio ma per le quali, nell’elenco riportato sul sito del dipartimento dell’ambiente, non vi è alcuna legenda esplicativa.

Ad esempio, la Città di Rende è presente nell’elenco con un sito genericamente segnalato come ad Alto Rischio con un valore di 386 (su quanto?) nella località Coda di Volpe che presumibilmente si riferisce all’ex inceneritore.

Il radicale Giuseppe Candido affermava a proposito in un articolo: “I cittadini, stando alle leggi nazionali e dalle convenzioni internazionali, avrebbero invece il diritto di conoscere, per i siti da bonificare, quali interventi siano già stati realizzati, e quali siano ancora in corso di realizzazione, per la bonifica. Come avrebbero il diritto sacrosanto di conoscere a quali soggetti spetti la bonifica. E la legge prevede che per i siti inquinati la regione pubblichi e consenta di conoscere persino l’elenco degli enti pubblici di cui la regione intende avvalersi, in caso di inadempienza dei soggetti obbligati”. Era il 2015, ad oggi ancora nulla è cambiato. Chiediamo all’Assessore all’Ambiente Dott.ssa Antonietta Rizzo (che non abbiamo mai avuto la fortuna di vedere a queste latitudini) e al Presidente della Regione Calabria che tanto preoccupato era parso per la nostra salute durante i roghi estivi: cosa impedisce l’iscrizione del sito nell’elenco regionale dei siti inquinati? Cosa impedisce che l’area venga mesa in sicurezza prima e bonificata poi? Oppure dobbiamo aspettare il prossimo incendio estivo per vedere un nuovo “ritorno di fiamma” sulla vicenda?

Coordinamento Territoriale #DecidiamoNoi

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