La legge dei ricchi e la legittimità dei poveri

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di Jessica C.

Ci hanno insegnato la meraviglia verso la gente che ruba il pane.

Ora sappiamo che è un delitto il non rubare quando si ha fame”

Questa storia della legalità a tutti i costi proprio non mi va giù, non mi convince, mi preoccupa, non mi fa dormire. Partiamo dal presupposto che é legale che una minoranza possieda miliardi (chissà quanto lecitamente guadagnati, eh) mentre in Italia sono 8 milioni i poveri, di cui 4,5 milioni vivono in condizioni di estrema povertà, ovvero, persone che non possono acquistare neanche beni di prima necessità. Partiamo dal presupposto che é legale che una minoranza possieda a testa tre, quattro, cinque case superlussuose, che io manco vedendole riuscirei a capire che cazzo c’avranno mai da fà in 2000mq, comprate sempre con i soldi “lecitamente” guadagnati di cui sopra, mentre esistono famiglie che pagano affitti che corrispondono al 90% dell’unico stipendio del nucleo, famiglie che vengono sfrattate per pochi mesi di morosità, famiglie che si vedono pignorata la casa dopo anni di sacrifici per ritardi nei pagamenti, persone che dormono alle stazioni, negli ostelli per i poveri, studenti fuori sede che non possono permettersi un alloggio. Allora, i presupposti sono semplici e palesano chiaramente che la legge é una questione di potere e non di giustizia. Ogni volta che sento queste frasi “Mica si possono tollerare le occupazioni con questa leggerezza”, “Ma te lo sai che occupare é reato?”, “Dovete rispettare le leggi, se siete in graduatoria prima o poi la casa arriva anche per voi!” mi compare stampato in faccia un sorrisino amaro e tagliente. Il sorrisino di chi sa tante cose e non si fa certo incastrare nelle retoriche di un paio di criminali ben rivestiti. Nel paese del malaffare gestire regioni, provincie e comuni per i propri interessi non é reato. Nella città di Cosenza lasciare il centro storico al degrado, centinaia di persone in mezzo alla strada a seguito di sfratti, essere passivi se non addirittura complici della compra-vendita delle case popolari, non mettere a disposizione nessun servizio per i cittadini più bisognosi ma nel frattempo preoccuparsi di dare un bel posto fisso al figlio dell’amico dell’amico del cognato della propria cugina, continuare a costruire per favorire i palazzinari mentre ci sono decine e decine di stabili da poter riconvertire a fini abitativi, lasciare centinaia di cittadini senza acqua per più di 12 ore al giorno, non é reato. In Calabria vendersi pure la madre pur di scalare i palazzi e i profitti, non é reato. In Italia, in Calabria, a Cosenza é reato però occupare una casa, mica se lo chiedono perché uno arriva ad un gesto così estremo, forse perché ad esempio il turnover delle case popolari é un miraggio, forse perché la probabilità di entrare in emergenza abitativa é più bassa di quella di vincere un terno al lotto, forse perché con una legge regionale sulle questioni abitative ferma al 1996 non esistono proprio parametri che tengano conto di nuove povertà emerse dalla crisi e dal suo successivo cronicizzarsi, forse perché esistono fondi per progetti abitativi innovativi per i soggetti più “deboli” di cui però le amministrazioni non fanno richiesta negando così di fatto un tetto a molta gente, forse perché lo sfratto é alle porte ma nessuna istituzione se ne interessa, forse perché per pagare l’affitto non si può mica morir di fame e non fare la spesa, forse perché in 7 in 60mq non ci si entra, per quanto ci si provi, fidatevi, non ci si entra. Ma poi, non dico legale eh, ma sarà giusto che un palazzo rimanga vuoto per anni, decenni, quando fuori dal cancello di questo ci sta la gente che muore di fame? E insomma, che sarà mai se in questa città, in Italia i nomi di quelli che fanno razzia e saccheggi nelle nostre vite (in maniera poco legale) sono chiari e noti ai più (pare che solo nelle questure e nelle procure nessuno ne abbia mai sentito parlare), il problema sono gli occupanti di casa che si riappropriano di un diritto e della dignità, sono i militanti che liberano gli spazi e li rendono fruibili, sono gli accattoni o i parcheggiatori abusivi che provano a campare, i ragazzi che si fanno le cannette al parchetto o quelli che si aggregano in una piazza (ah, maledetta malamovida), sono i Rom che per sfortunata coincidenza popolano la zona destinata ai nuovi progetti speculativi. Pare chiaro quindi, che la legalità é una questione che si devono porre solo i poveri, come se già non avessero altri problemi di cui preoccuparsi. Ora, a me questa storia mica tanto mi convince, sarebbe il momento di decidere da che parte stare, io il mio suggerimento (neanche tanto implicito) ve l’ho dato…

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