Di Salvatore Ritorto, ergastolano al 41bis

LETTERA APERTA DAL 41BIS al sen. Luigi Manconi e alle associazioni che difendono i diritti dei detenuti.”

Preg. mo Senatore Manconi

Chi, con sincero riguardo, oggi vi scrive, si trova da oltre 10 anni in regime di 41 bis, ed è condannato in via definitiva all’ergastolo – del tipo ostativo ( art. 4 bis O.P. ) – .
Condanna e regime particolare mi sono stati inflitti poiché la giustizia Italiana mi ha riconosciuto, fin dal giorno dell’arresto (la presunzione di innocenza è un fattore soggettivo) responsabile dell’assassinio di un suo collega ( On. Franco Fortugno , vice presidente del consiglio della regione Calabria ) , nonché membro di una associazione di tipo n’dranghetistico. Ma io oggi non le scrivo per sindacare il frutto di un processo non degno di questo nome, non per il momento almeno, ma per chiederle qualcosa di molto impegnativo e difficoltoso, un’impresa all’apparenza impossibile e fors’anche inconcepibile: adoperarsi per l’abolizione dell’ergastolo e l’attenuazione del regime carcerario di cui all’art. 41 bis O.P. .
Come lei certamente saprà all’interno delle due camere, molti sono i parlamentari favorevoli all’abolizione dell’ergastolo, e molti di più sono coloro che credono in un giusto ritorno della civiltà nelle carceri nostrane. Questi sentimenti – definiamoli liberali e garantisti – non hanno un colore politico unico, ma sono riscontrabili nei pensieri e nelle azioni di membri di ogni fazione. Ora, quello che a mio modesto parere necessita è un federatore, una donna od un uomo capace di coalizzare soggetti molto dissimili politicamente ma con simili sentimenti; serve un personaggio di certa e palese probità, conosciuto e rispettato, di idee liberali e garantiste e, soprattutto , instancabile propugnatore dei diritti umani. Se mi consente dirlo questo è il suo identikit.
È indispensabile, affinchè l’opera sortisca anche un minimo risultato positivo, un individuo forte e capace di raccogliere ed organizzare le numerose iniziative e le tante valide idee, che spesso si odono e si leggono, facendole poi convergere in un’unica direzione, dimodochè l’una conferisca più vigore alle altre.
Difatti il vero problema, quello che ha neutralizzato – e continua tutt’oggi a neutralizzare – in tutti questi anni di lecita e pacifica lotta per far rientrare dall’esilio un diritto basilare quel è quello dei detenuti di non essere torturati ( l’ergastolo ed il 41 bis sono la massima forma di tortura nelle carceri italiane ), è il non unirsi delle varie associazioni che tutelano i diritti dei carcerati: affrontando cosi una immane battaglia in minuti drappelli, e per di più con armi ottundate.
Esimio Senatore , tutto questo lei lo sa bene, infatti è grande la sua esperienza; tante le sfide che ha intrapreso per far valere ora il diritto di un singolo ora quello di un numero. Ma mi permetta ugualmente di esprimere il mio pensiero, ciò che la mia mente ha elaborato, quello che l’istinto di sopravvivenza mi suggerisce quotidianamente: questa lotta è per me una lotta per la vita.
I nostri connazionali – quando si tratta di giustizia penale – possiamo dividerli in due categorie : quelli che preferiscono avere dieci colpevoli liberi piuttosto che un innocente in galera; altri che, al contrario,  accetterebbero di buongrado la detenzione di dieci innocenti anziché tollerare un misfattista libero. La caratteristica dicotomia della nostra società in garantisti e forcaioli.
Ad aumentare il numero e la consistenza di una fazione o dell’altra è il trattamento che i vari mass media riservano al caso di cronaca nera di turno. Sono loro che enfatizzano oppure sminuiscono il caso o l’evento. E come oggi ben si può vedere, basta il querulo atteggiamento di un familiare di una vittima – sempre legittima per carità – a mutare i media in accusatori prima e giudici poi, ed il loro pressante martellare influenza il libero arbitrio dell’opinione pubblica ed il giusto agire dei veri magistrati, che troppo spesso, per evitare la gogna, adottano la linea più forte e punita , la stessa richiesta dell’opinione pubblica ma non quella prescritta dalla legge e dettata dal buon senso.
Quindi bisogna innanzitutto sensibilizzare quella ristretta , ma non insignificante né ininfluente , parte di media composta da giornalisti al cui nome sempre si affiancano gli aggettivi  “liberale e garantista” . Sono cosciente che non si tratta di una impresa da poco, ma nessuna lotta, ancorchè pacifica, per la tutela di un diritto è stata mai semplice ed indolore. Sicuramente meno difficile sarà coinvolgere quella porzione di intellettuali e liberi pensatori convinti che uno stato di diritto non può consentire l’esistenza al proprio interno di alcun tipo di tortura o tormento. Ed il fine pena mai ed il carcere duro sono entrambe le cose.
Mio buon Senatore , quando tratto nello specifico questi argomenti, malgrado io li viva in prima persona da oltre 10 anni , non posso non pensare alle similitudini tra il nostro sistema giuridico e giudiziario e quello dettagliatamente narrato dal Manzoni nel suo libro “ storia della colonna infame “ . la Milano del 1630 pare rivivere ancora oggi, con la sola differenza che ora l’aberrante metodo è stato ampliato a tutta la nazione . chissà quanti Guglielmo Porta , Giangiacomo Mora, Guglielmo e Gaspare Migliavacca si trovano nelle nostre carceri, non però in attesa del patibolo con la corda o lama penzolante ma sotto al gioco dell’ergastolo , ovvero una morte che si dilata nel tempo . infatti l’ergastolo non vive, ma trascorre solo del tempo in questo mondo; e non invoca la pena capitale perché la speranza dopa la sua idea di futuro e l’affetto dei suoi cari attenua il dolore . l’inclito Beccaria cosa direbbe oggi dopo aver guardato negli occhi un fine pena mai ; lui che con il contenuto del XXVIII capitolo del suo capolavoro ha indotto gli stati ad abolire la pena capitale, introducendo al suo posto una punizione che trova il suo termine solo col trapasso del punito : anche quest’ultima è una pena capitale, l’unica diversità in paragone alla prima è che non viene provocata esplicitamente ma si attende che essa naturalmente colga il penitente in agonia . questa è l’unica critica che muovo a quel dotto illuminato che del nonno del Manzoni , ovvero di aver creato una pena più atroce di quella che anelava sopprimere. E non vorrei fare un improprio parallelismo , ma anche Elisabetta di Moscovia , figlia di Pietro il Grande ( questo ci racconta Voltaire nella sua Historie de Russie ) , durante il suo impero, spinta dall’ondata illuminista, decise di sopprimere la capitale. Peccato però perché la sostituì con lo KNUT ,che quando non uccideva – tre – quattrocento erano in media le scudisciate – lasciavano il corpo del malcapitato orribilmente sfigurato , trasformandolo in un mostro ed in un reietto a vita.
Per quello che concerne poi il regime carcerario speciale 41 bis, tanto si potrebbe dire e vastissima risulterebbe l’elencazione e la descrizione delle regole che vìolano i più essenziali diritti umani ( il diritto alla salute, all’affettività ecc. ) .
Basta solo tenere in considerazione che, per chi è detenuto in tale regime, sono sospese le normali regole di trattamento , e con esse ovviamente ogni diritto.
Ma com’è possibile che il Presidente Obama – nonostante sia una vera guerra ( ed in guerra tutto è lecito ) quella combattuta tra usa e terrorismo islamico – , fin dal giorno del suo insediamento , provi in ogni maniera possibile a chiudere Guantanamo ( un terzo è stato già chiuso ) definendo questa prigione una vergogna intollerabile per una democrazia , mentre, in modo diametralmente opposto , molte figure di questo governo e dello stato – che a vario titolo amministrano – di vergogne simili se ne fanno vanto , e non solo all’interno dei confini nazionali ma anche in Europa e nel mondo.
Le menti illuminate ed evolute tendono al progresso e ad una sempre più raffinata civilizzazione della società , ed adoperano l’intelletto per risolvere i vari problemi che ogni dì si presentano ; diversamente , le menti ottuse , troppo conservatrici e nostalgiche dei fasci littori , pensano che lo stato si dimostri serio e credibile solo per mezzo del pugno di ferro, e che la repressione sia l’unica via percorribile non reputando valida nessuna forma di rieducazione né di redenzione. Regredendo insomma.
Non vado oltre per non sottrarle ulteriore tempo, poiché il suo è davvero prezioso, visto ed accertato che è speso quasi interamente per la tutela di quei diritti che ahimè ogni giorno che passa sembrano assumere sempre più le fattezze di privilegi.

Spero che la presente La trovi in ottima salute.

Attendo paziente l’onore che scaturisce da una Sua risposta.

Salvatore Ritorto

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