Appello per i dannati di Falerna

0
Tre anni fa, una circolare emanata dal Ministero dell’Interno in data 18 febbraio 2013 decretava la chiusura di una stagione della vergogna, quella denominata “Emergenza Nordafrica”, un’emergenza creata a tavolino, costata oltre un miliardo di euro senza che riuscisse a garantire standard dignitosi di accoglienza e integrazione. Una gestione assolutamente fallimentare sotto tutti i fronti e che nei fatti si è tradotta, in un gigantesco business per quelle cooperative (ma anche per quegli imprenditori in fallimento) che dopo due anni di cattiva accoglienza all’interno di strutture alberghiere in disuso avevano letteralmente sbattuto le porte in faccia agli ospiti erogando loro una buona uscita di 500 euro e una pacca sulla spalla.
Chi ha seguito quei 20 mesi di accoglienza miserabile dei cosiddetti “profughi” della Libia aveva da tempo intuito che le conseguenze sarebbero state catastrofiche, in primis per i migranti ma anche per i territori su cui si sarebbero abbattuti gli effetti di una gestione emergenziale che anziché sviluppare le capacità e le risorse degli individui, le ha atrofizzate, conducendo troppe persone ad una condizione di fragilità, isolamento ed estraneità alla città. Ecco quindi che ci siamo ritrovati nella situazione in cui scongiuravamo di trovarci.
Per quanti erano in fuga dalla guerra e meritevoli di misure di accoglienza e tutela, la vera emergenza è proseguita all’indomani della chiusura della cd Emergenza Nord Africa. Migliaia di persone si erano, infatti, ritrovate da un giorno all’altro a dormire sui marciapiedi delle città, nelle sale di attesa delle stazioni ferroviarie o, nella maggior parte dei casi, convogliati nello sfruttamento del lavoro bracciantile nei campi del sud Italia o indirizzati verso il lavoro nero nelle città, per pochi spiccioli al giorno. Singolare è il caso del “Residence degli Ulivi” a Falerna, dove all’indomani della chiusura di questa stagione di diritti negati, circa 200 “fantasmi” sono rimasti all’interno della struttura, abbandonati al loro destino di marginalità. Invisibili, in particolar modo alle istituzioni e alle cooperative del Consorzio “Calabria Accoglie” (Soc. Coop. Il Delfino e Soc. Coop. Promidea) che, intascati i soldi dell’Emergenza si sono defilate senza provvedere (come nella maggior parte dei casi) a garantire misure di inserimento socio-lavorativo a coloro che avevano preso in carico tramite un mandato istituzionale. Ingannati e abbandonati a loro stessi intanto gli “spettri vaganti” del Residence hanno cercato affannosamente di ridare forma alle loro esistenze all’interno di un paese che non ha offerto loro nessuna alternativa se non quella dello sfruttamento nelle campagne lametine.
Una storia che ha dell’incredibile!
Invisibili tra gli invisibili, tra le migliaia di schiavi delle campagne, nelle coltivazioni con 40° o sotto il freddo sferzante della stagione invernale, chini sui campi a raccogliere cipolle, olive o pomodori dietro un compenso di 2 euro l’ora, a percorrere una strada statale impervia e fatale in sella a biciclette, “ombre lunghe” che si riflettono su strade buie.
Invisibili per chi ha fatto finto di non vedere quanto accadeva in tutto questo tempo! Da anni, infatti, assistiamo disgustati ad un assurdo balletto di responsabilità che vengono puntualmente rimpallate tra il proprietario dello stabile, le cooperative del consorzio “Calabria Accoglie”, il sindaco della città di Falerna e la Prefettura di Catanzaro; un balletto fatto di continue minacce di sgombero ogni volta scongiurate solo grazie all’intervento degli attivisti cosentini e lametini.
Poi un bel giorno il Sindaco di Falerna emana un’ordinanza contingibile ed urgente di sgombero per inagibilità, sicurezza e problemi igienico sanitari dei fabbricati costituenti il “Residence degli Ulivi”, attraverso la quale ordina al “[…] proprietario dell’immobile: Turismo e Sviluppo S.p.a. nonché Eurolido S.r.l.” e “[…] ai rappresentanti legali del consorzio “Calabria Accoglie” costituito dalla cooperativa PROMIDEA nonché IL DELFINO, quale soggetto gestore dell’EMERGENZA NORD AFRICA, realizzato nel predetto complesso di fabbricati, lo sgombero immediato del fabbricato […], facendo fin d’ora presente che in difetto si provvederà con il ricorso alle forze dell’ordine”.
Eccola servita la soluzione che per lungo tempo in molti hanno atteso. In un solo gesto si risolveranno le tanto gravose questioni che fin dal loro arrivo nel 2011 le persone presenti nel residence hanno posto alla comunità: il sindaco non avrà più il problema della salvaguardia del “decoro urbano” della cittadina tirrenica, macchiato dalla presenza di così tanti migranti; le istituzioni preposte non dovranno più fingere “di non sapere e/o di non vedere”; le cooperative del consorzio Calabria Accoglie non dovranno più versare il canone mensile al proprietario dello stabile e potranno liberarsi definitivamente del pesante fardello dei migranti falernesi, da lungo tempo abbandonati al loro destino senza la benché minima remora o preoccupazione.
Noi abbiamo incontrato nuovamente quelle persone impaurite a cui le forze dell’ordine hanno intimato di lasciare la struttura entro venerdì 18 ottobre, data in cui sarebbe previsto lo sgombero. Abbiamo visto persone sofferenti, affette da quelle che vengono definite “malattie da disagio”. Ci siamo imbattuti in ragazzi con le dita mozzate, vittime di incidenti stradali accaduti durante i loro trasferimenti lungo la S.S.18 verso i luoghi di lavoro, verso le campagne di Campora S. Giovanni. Abbiamo visto alcune delle 8 donne presenti nella struttura in stato di gravidanza, alcune con bambini in braccio. Abbiamo visto minori non accompagnati, sbarcati da poco in Italia: ragazzini cresciuti in fretta, tra le torture delle carceri libiche e le traversate in mare di navi cariche di morte. Abbiamo incontrato persone che cercano di sopravvivere e di far sopravvivere le loro famiglie accettando lavori di sfruttamento e piegandosi a qualsiasi condizione di lavoro e di sopravvivenza.
Ma, al netto delle responsabilità di tutti gli enti preposti per la totale indifferenza perpetrata nel corso degli anni nei confronti dei migranti di Falerna, e per l’evidente mancanza di progetti finalizzati a processi di vera inclusione, ci chiediamo quanto sia legittimo sgomberare uno stabile senza che le persone ospitate al suo interno siano state formalmente informate delle operazioni di cui sarebbero destinatarie (con notifica tradotta in lingua), e/o preventivamente coinvolte in una consultazione genuina, così come prescritto dal diritto internazionale in materia di sgomberi. Ci chiediamo il perché di tanta solerzia nell’eseguire un’ordinanza senza che siano trascorsi i 60 gg entro i quali poter effettuare “ricorso giurisdizionale presso il T.A.R. Calabria”.
In quello stabile ci sono uomini, donne e bambini la cui unica colpa è quella di aver trovato nella struttura del “Residence degli Ulivi” la loro ultima spiaggia. Uomini, donne e bambini che entro pochi giorni si ritroveranno a dormire per strada, al gelo, nei giacigli di fortuna delle stazioni. Ancora una volta, esposti all’umiliazione di essere rifiutati, allontanati, respinti.
Riconoscere gli errori fatti e modificare gli interventi in corso d’opera dovrebbe essere prerogativa delle istituzioni, ma così finora non è stato, e questa ordinanza ne è l’ultima conferma. Impiegare ogni risorsa dovrebbe essere chiaro interesse non solo delle istituzioni ma anche della cittadinanza tutta, nell’ottica di un investimento per l’inclusione che abbia l’obiettivo di costruire percorsi strategici contro la marginalità. Lo sgombero è il contrario di tutto ciò. È la negazione del riconoscimento dei diritti e della dignità delle persone. Per questo ci interessa capire come poter andare oltre questo fallimento, rifiutando l’idea che per le persone rimaste sia già segnato un destino di vita in strada ed esclusione, poco importa se a Rosarno o altrove.
Se scriviamo questo appello è infatti perché siamo convinti che da domani sia necessario agire diversamente, perché crediamo che non si possa accettare che queste persone paghino un prezzo maggiorato di un fallimento di cui non hanno nessuna colpa. Per questo chiediamo un incontro urgente con la Prefettura e con il Comune al fine di scongiurare il ricorso all’uso della forza, laddove invece servono altri strumenti: quelli del dialogo, dell’assunzione di responsabilità, del riconoscimento dell’umanità reclusa ai margini delle nostre comunità. Siamo consapevoli e convinti che uno sforzo in tal senso vada perseguito e siamo pronti a fare la nostra parte, come sempre, nell’interesse delle persone che conosciamo e alle quali abbiamo provato a restituire voce e solidarietà in tutti questi anni.
L’appello è aperto a ulteriori adesioni!
Ass. La Kasbah – CPOA Rialzo- Ass. Garibaldi 101 – Campagna LasciateCIEntrare – Casa dei Diritti Sociali – FOCUS – Collettivo Autonomo Altra Lamezia – Claudio Dionesalvi (giornalista) – Francesco Cirillo (scrittore, militante ambientalista) – Maria Francesca D’Agostino (ricercatrice) – Luca Mannarino (attivista) – Maurizio Alfano (attivista) – Francesco Formisani (attivista)
Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento