LAVORO: Conflitto (Francia) o Concertazione (Italia)?

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Mentre in Francia la Cgt scende in piazza con gli studenti, i lavoratori ed i precari, Landini non riesce a fare che degli auguri: “Mi auguro che la battaglia francese produca risultati perché ha elementi di novità: un sindacato che non ragiona in termini di convenienza politica e che riesce a mettere insieme lavoratori, giovani, studenti, precari”. Al contrario nell’Italia del dopo Berlusconi le parentele politiche ci hanno fatto ingoiare l’inverosimile facendo indietreggiare di molto le conquiste del movimento operaio novecentesco senza evidenti segni di ribellione. La lezione storica che poneva lo sciopero, la disobbedienza e la piazza quali strumenti necessari per l’avanzamento dei diritti è stata soppiantata da una borghesissima concertazione che promuovendo la pacificazione tra le classi sociali ha in definitiva raccolto soltanto la sconfitta della classe lavoratrice e l’arretramento dei sui diritti.  Abolizione dell’art.18, voucher, lavoro interinale e Co.Co.Co. rappresentano l’attuale scenario del mondo del lavoro condito dagli ingredienti della flessibilità e del precariato a vita. Adesso si sono inventati anche il prestito per andare prima in pensione. Non esistono più le mezze stagioni e neanche il posto fisso. La fiducia nei sindacati è così scemata che in un sondaggio di fine 2015 di Federmeccanica, quindi sicuramente di parte, il campione di oltre mille lavoratori è compatto nell’affermare che per migliorare la propria condizione lavorativa basta “fare bene il proprio lavoro” (92,4%) e quindi non servono più “iniziative collettive di rivendicazione” (2,4%).

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Sorprendenti i primi risultati della ricerca: “Siamo passati – dichiara Daniele Marini, Direttore Scientifico di Community Media Research – dalla “classe dei lavoratori” a “lavoratori fuori classe” il cui livello di identificazione con il proprio lavoro e l’azienda in cui sono inseriti è ben più elevato di quanto non si potesse ritenere. Anche la progressione di carriera si fonda maggiormente sul proprio impegno personale, per il quale deve prevalere il merito e non criteri indistintamente egualitari. Inoltre la disponibilità a investire economicamente i propri risparmi nell’impresa per realizzare innovazioni nei prodotti, ricevendone in cambio un ritorno economico, coinvolge la maggioranza degli interpellati. In questo senso, i lavoratori sono post-ideologici e sono dei “fuoriclasse”, ovvero primeggiano in professionalità, eccellenza, (auto)coinvolgimento”.

Certamente l’auto-flagellazione operaia è stata aiutata dalla pedagogia sindacale degli ultimi decenni formata da un mix di inconsistenza politica e di una strategia dei piccoli passi……indietro. Mentre accadeva tutto ciò proprio la Camusso così rispondeva ad una domanda sull’evenienza di un autunno caldo:

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Ci chiediamo: quando mai nella storia le condizioni dei lavoratori sono migliorate senza conflitto? Va bene rinnovare i concetti, adeguarli alla novità dei tempi, ma distruggere le basi del discorso no!

A questo punto prosegue Landini nella sua analisi impietosa: “penso che l’errore più grande lo abbiamo fatto quando è caduto Berlusconi. Allora abbiamo accettato che un governo come quello di Monti desse applicazione alla lettera della Bce compiendo il primo attacco all’articolo 18 e alle pensioni. Abbiamo accettato senza batter ciglio l’introduzione del pareggio di bilancio in costituzione e abbiamo accettato che, caduto Berlusconi, si instaurasse un governo che ha dato applicazione all’austerity. Abbiamo fatto solo tre ore di sciopero e basta. Quello che è arrivato dopo è una conseguenza: Renzi ha agito su un terreno già arato… Ora gli errori di cinque anni fa hanno danneggiato la credibilità dei sindacati. Ancora oggi ci imputano di non aver fatto la battaglia sulle pensioni. Quegli errori hanno determinato conseguenze anche sull’attuale quadro politico. Con Renzi siamo arrivati allo sciopero generale, ma il governo ha messo il voto di fiducia ed è andato avanti come se nulla fosse successo. E anche sulla scuola il governo è andato avanti uguale. Ma io penso che in Italia la partita non sia ancora chiusa.”

La domanda rimane, dov’erano Landini, la Camusso e la CGIL e tutti gli altri sindacati mentre i vari governi davano libero sfogo ai loro impulsi lavoratoricidi? Dov’erano quando le Scuole e le Università diventavano delle piccole aziende private, gestite da Consigli di Amministrazione autoreferenziali mentre veniva a svuotarsi il ruolo dei sindacati in quella che un tempo si chiamava contrattazione e che oggi non ha praticamente più nessun significato? Dov’erano e dove sono quando i Call Center decidono, avendone facoltà, di aprire o chiudere sedi, licenziare e assumere personale precario e sottopagato? Dov’erano e dove sono mentre nelle nostre campagne si raccolgono i pomodori o le arance?

Landini ci rassicura che in Italia la partita non è ancora chiusa. Non ci ha detto però quando riaprirà.

Nel frattempo nella Francia degli Europei di calcio le raffinerie restano in sciopero e proseguono i blocchi stradali dei camionisti, che rallentano la circolazione e bloccano porti, raffinerie e centri industriali.

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“La CGT tiene a ricordare al Primo Ministro che questa mobilitazione, come le precedenti, non è stata organizzata dalla sola CGT ma da 7 organizzazioni sindacali e dai giovani che dopo 4 mesi, con unità di intenti, domandano di ritirare questo testo che ci fa regredire”.

Evidentemente non hanno creduto alle parole del Primo Ministro francese Valls: “L’idea di un conflitto frontale è vecchia, del passato, è conservatrice. Prendere in ostaggio i consumatori, la nostra economia, la nostra industria, portare avanti azioni che mirano a fermare la riforma non è democratico”.

Evidentemente i nostri sindacati al contrario hanno creduto alle riforme del democraticissimo Renzi.

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